Affogo in un mare di persone sul ‘98’, un autobus zeppo di passeggeri in marcia da via Gregorio VII verso il centro di Roma, costeggiando la basilica di San Pietro. Resto sbalordito: sul ponte Principe Amedeo Savoia Aosta passano solo le macchine ma non gli autobus, i pullman e i camion. La città eterna non finisce mai di stupire: dopo 11 mesi il percorso provvisorio resta tale perché il ponte è sempre in attesa di cure per il consolidamento. L’autobus sul quale viaggio, appena uscito dal tunnel non va dritto, non supera il Tevere, non attraversa il ponte per arrivare in corso Vittorio Emanuele II, ma curva a destra. Compie un lungo e snervante giro a gomito nel caos del Lungotevere prima di portarmi a destinazione.
‘Il Messaggero’ titolò l’8 aprile 2016: «Problemi strutturali, chiuso ai mezzi pesanti». Provo a chiamare lo 060606, il numero telefonico d’informazioni del comune di Roma. Mi risponde una signora gentile, consulta il computer: «Ponte Principe Amedeo? Luce Verde non mi dà niente». Ma com’è possibile? Sul ponte non passano da tempo autobus e camion? Replica con una voce interdetta: «Le passo i vigili urbani del Primo gruppo…». Mi passa la linea e squilla lungamente il telefono: uno, due, tre, quattro…dodici squilli; incredibilmente non risponde nessuno. Spazientito chiudo la comunicazione. Conclusione: nessuna informazione ai cittadini e una sola certezza; dallo scorso aprile tutto è bloccato. Il comune di Roma non si muove per far eseguire i lavori di messa in sicurezza. E se anche il Campidoglio si fosse mosso, non si vede alcun risultato. Ecco la storia della peripezia iniziata lo scorso aprile, il racconto di uno stupefacente disservizio.
L’autobus cambia strada senza alcun preavviso. «Perché gira?». Un passeggero azzarda la risposta in un’assolata e calda mattinata romana di inizio aprile: «L’autista ha sbagliato strada!». Un altro sentenzia: «C’è una deviazione per una manifestazione!». Un terzo grida: «Faccio tardi al lavoro!». Alla fine le proteste finiscono in un minaccioso silenzio. L’autobus, l’’881’, tra lo stupore di tutti, ha cambiato percorso. Da piazza della Rovere, a due passi da San Pietro, non va dritto sul ponte Principe Amedeo Savoia Aosta, detto più semplicemente Principe o PASA (un acronimo incomprensibile usato nei cartelli stradali), ma gira a destra sul Lungotevere Gianicolense strapieno di macchine. A passo d’uomo arriva fino a ponte Mazzini, lo percorre, gira a sinistra e torna indietro imboccando l’altro lato del Lungotevere, dei Sangallo, sempre a passo di lumaca in un traffico asfissiante. Dopo 15 minuti di un inutile ed estenuante tragitto a gomito torna di nuovo all’altezza del ponte Principe e gira a destra, arrivando finalmente alla meta prevista: il capolinea di via Paola, alla fine di corso Vittorio Emanuele II.
Siamo ad aprile 2016, un caldissimo aprile di Roma. Nella capitale i cittadini sono abituati alle brutte sorprese senza alcun preavviso dell’Atac, l’azienda del trasporto pubblico urbano. Questo è un caso tipico. Tutto il traffico degli autobus è deviato: ‘982’, ‘916’, ‘881’, ‘98’, ‘64’, ‘46’, ‘40’ (forse l’elenco è ben più lungo…) non attraversano più il ponte Principe e sono costretti a un lungo e tortuoso giro nel traffico tentacolare.
Nessuno ha avvertito né formalmente né ufficiosamente i passeggeri. Cosa è successo? Il mistero alla fine è svelato. Un vigile urbano, a presidio dell’intasato incrocio tra il Lungotevere dei Sangallo, il ponte Principe e via Paola, risponde in romanesco: «Er ponte è pericolante!». Le auto e i furgoni però passano!? Replica con aria paziente: «Appunto! Passeno le machine, ma non li mezzi pesanti e l’autobus perché peseno troppo!». Quanto durerà il problema? Quando cominceranno i lavori di consolidamento? Quando tornerà agibile il ponte? Un altro vigile accanto a lui alza il sopracciglio per le domande ritenute inutili ed estenuanti. Indica con il braccio un punto a metà del ponte: «Chissa! Lì hanno messo le transenne. Li piloni der ponte vanno rinforzati… Vedemo de’ che se tratta e come va a fini’…».
Non è finita bene, ma malissimo! La prudenza dei ‘pizzardoni’, come si chiamano a Roma i vigili urbani, era saggezza distillata. Siamo a marzo 2017, quasi un anno dopo, i lavori di manutenzione e di messa in sicurezza del ponte ancora non si vedono. Autobus, pullman, torpedoni turistici scoperti a due piani e autocarri di tutti i tipi continuano a saltare ponte Principe contribuendo ad ingolfare e ad inquinare ulteriormente il già inquinatissimo Lungotevere. Il ponte, inaugurato dal regime fascista nel 1942 e dedicato a un principe-soldato del ramo cadetto degli allora re Savoia, ha resistito alla Seconda guerra mondiale, ma non è detto che sopravviva ai sindaci e alle gestioni commissariali di Roma targati Seconda Repubblica.
Virginia Raggi è stata eletta trionfalmente sindaca cinquestelle della capitale lo scorso giugno e ha trovato gravi problemi da affrontare, ma finora sono rimasti al palo. La messa in sicurezza del ponte e del vicino tunnel con lo stesso nome del principe-soldato (quest’ultimo parzialmente chiuso al traffico dopo il terremoto del 24 agosto 2016) ancora incredibilmente aspettano una soluzione. I passeggeri, tra qualche urlo, pazientano; ma la pazienza ha un limite. Il ripristino di ponte Principe alla circolazione dei mezzi pesanti per i grillini è un banco di prova importante della capacità di amministrare la metropoli capitolina, premessa di una possibile scalata al governo nazionale.
R.Ru.