Beppe Grillo da Genova arriva a Roma “blindata” per il vertice Ue del 25 marzo. Virginia Raggi dalla capitale a sorpresa va sulle Dolomiti. Il garante del M5S ha partecipato a un convegno alla Camera sull’acqua pubblica e ha giocato a tutto campo sulla scena politica nazionale e su quella romana. La sindaca della città è andata in vacanza sulle Alpi di Siusi in Alto Adige per riposarsi: sci, neve, aria pulita e boschi per combattere la stanchezza e lo stress di lunghi e travagliati mesi di lavoro. Non ha avuto un attimo di tregua da quando è stata eletta sindaca di Roma lo scorso giugno: scandali giudiziari piovuti sulla giunta cinquestelle, dimissioni a catena degli assessori, funzionamento a singhiozzo del trasporto pubblico e della nettezza urbana.
È stata una partenza repentina. Lunedì mattina prima una rapida apparizione all’”Edicola” di Fiorello, una foto guancia a guancia assieme al comico, quindi via di corsa verso l’Alto Adige. Ha staccato la “spina” lasciando al vice sindaco Luca Bergamo la complicata incombenza di affrontare una settimana molto impegnativa in Campidoglio: le nomine, la discussione sul cambio della guardia all’assessorato all’Urbanistica dopo le dimissioni di Paolo Berdini, il nuovo progetto per lo stadio della Roma a Tor di Valle.
L’assenza ha fatto scalpore. Gli attacchi delle opposizioni sono arrivati a valanga, duri soprattutto quelli del Pd capitolino. La sindaca grillina della capitale ha replicato su Facebook: «Sarò fuori di città per qualche giorno di riposo con la famiglia». Un mese fa aveva avuto un leggero malore ed era stata curata all’ospedale San Filippo Neri: «Ho dato ascolto ai medici che mi avevano prescritto di staccare un po’ dopo sette mesi di lavoro senza pausa». È stata immortalata in una foto mentre in treno, assieme al figlio piccolo, era in viaggio. Quella fotografia, intrusiva della sua vita privata, proprio non le è piaciuta: «Non è politica» ma «è sciacallaggio». Non ha partecipato nemmeno alla commemorazione dell’eccidio nazista delle Fosse Ardeatine. Il Pd capitolino ha attaccato: per la prima volta un sindaco è assente. Lei dalle Dolomiti ha replicato sempre con lo stesso termine: «Sciacallaggio».
Virginia Raggi conta di rientrare a Roma per partecipare domani alle celebrazioni dei 60 anni di vita dell’unità europea. Ci saranno i capi di Stato e di governo di 27 nazioni per ricordare la nascita della Cee il 25 marzo del 1957 proprio nella città eterna. La sindaca della capitale non vuole e non può mancare a questo rilevante appuntamento.
Tuttavia mentre la prima cittadina dell’urbe scia sulle nevi delle Dolomiti, la tensione sale vorticosamente in Campidoglio. Il problema più urgente è il pronunciamento del consiglio comunale straordinario sul nuovo impianto di calcio. L’accordo di un mese fa ha dimezzato le cubature da costruire attorno allo stadio di Tor di Valle e adesso c’è la necessità di modificare con una nuova delibera quella originaria approvata da Ignazio Marino, il precedente sindaco.
Torna a soffiare il pessimismo. Si parla di uno slittamento dei lavori. L’assessore all’Urbanistica Luca Montuori è fiducioso: «Staremo nei tempi». La Roma, però, che ha consegnato in Campidoglio le carte del nuovo progetto, non vede rosa. James Pallotta, che aveva previsto la posa della prima pietra quest’anno e la conclusione dei lavori entro il 2020, è pessimista. Il presidente della società giallorosa è sconfortato: «Lo stadio avrà sfortunatamente un anno di ritardo».
Assente la Raggi, presentissimo Grillo. Il capo del M5S non è venuto a Roma solo per partecipare al convegno sull’acqua pubblica. C’è sul tappeto il problema della travagliata navigazione della sindaca della capitale e quello delle critiche dall’interno dei pentastellati al deficit di democrazia interna. Il comico-leader politico, che in passato ha ammesso gli errori della Raggi, è tornato a difendere la prima cittadina in una intervista al ‘Corriere del Ticino’: «Roma è così complicata che ha un urgentissimo bisogno di soluzioni semplici. E Virginia Raggi si sta impegnando per trovarle». Ha anche usato il pugno di ferro con i dissidenti interni: «Chi non è d’accordo si faccia un altro partito». Comunque «la democrazia non se la canta e se la suona da solo nessuno, tantomeno io».
Grillo, con il vento in poppa dei sondaggi elettorali dopo la scissione del Pd, fa il mattatore in politica come in teatro. Non può permettersi il crollo della giunta Raggi nella città eterna, proprio adesso che potrebbe essere a portata di mano il sogno di conquistare il governo dell’Italia nelle prossime elezioni politiche, all’inizio del 2018 o anche prima.