Follia, sembra. Il bersaglio è sempre un’opera d’arte a Roma. Una donna è entrata nel Pantheon e si è avventata ieri pomeriggio contro due antichi candelabri in legno del 1700 alti quasi tre metri. È intervenuto il personale di vigilanza della Sovrintendenza ai Beni culturali per bloccarla, quindi i carabinieri. La donna, una cittadina romena incensurata, sembra senza fissa dimora, è stata portata nella stazione dei carabinieri di piazza Farnese.
La signora è entrata, come fanno tante migliaia di turisti ogni giorno, nel Pantheon, lo splendido tempio romano costruito da Ottaviano Cesare Augusto e poi trasformato in una chiesa cristiana consacrata a Santa Maria ad Martyres. L’antico tempio romano, con alle spalle duemila anni di storia, è nel cuore della città eterna: tra piazza Navona, il Senato e la Camera dei deputati. L’atto di vandalismo sembra che sia stata compiuto senza un motivo preciso. La donna rischia l’arresto per il reato di danneggiamento aggravato.
Le opere d’arte di Roma da decenni sono nel mirino dei vandali. Solo negli ultimi tempi si contano due altri episodi. Nel 2016 è stata danneggiata la famosa statua dell’Elefantino con in groppa un piccolo obelisco opera di Gianlorenzo Bernini, posta a piazza della Minerva, a un passo dal Pantheon. Lo scorso novembre l’Elefantino fu trovato con una zanna di marmo spezzata, sembra da una pallottola. Nel 2015 era stata gravemente danneggiata la celebre Barcaccia, la fontana in marmo realizzata da Pietro e da Gianlorenzo Bernini, collocata al centro di piazza di Spagna, ai piedi della scalinata di Trinità dei Monti. La Barcaccia fu colpita a bottigliate da un gruppo di tifosi ubriachi del Feyenorrd, una squadra di calcio olandese in trasferta a Roma.
Il vostro cronista fu testimone 45 anni fa, suo malgrado, di un tremendo, pazzo e sacrilego atto vandalico contro la Pietà di Michelangelo, uno dei più grandi capolavori della scultura mondiale. Era la mattina di domenica del 21 maggio 1972. Mentre era nella basilica di San Pietro con i familiari per assistere al battesimo della neonata cugina Cristina, udì delle urla disumane e si girò. Lazlo Toth, un geologo australiano di origini ungheresi, si era avventato con un martello contro la Madonna e il corpo di Cristo deposto dalla Croce. Il folle gridava: «Sono Gesù Cristo, risorto dalla morte». Fu fermato dai fedeli e dalla polizia, ma con 15 martellate era riuscito a danneggiare gravemente la scultura.
Paolo VI rimase molto turbato da quell’episodio. E il papa un mese dopo, il 29 giugno 1972, denunciò: «Il fumo di Satana è entrato nella Chiesa». Un sapiente lavoro di restauro riuscì a ricomporre le “ferite” subite dalla Pietà, il capolavoro di Michelangelo ventenne. Da allora l’opera d’arte è rimasta in San Pietro, ma protetta da un vetro blindato a prova di proiettili.
È ora di dire basta. Troppo spesso le splendide sculture e le opere d’arte collocate nelle strade e nelle piazze della città dei Cesari e dei Papi sono colpite dalla follia di vandali o dalla cupidigia dei ladri. È bene che i capolavori della città eterna siano goduti liberamente dai romani e dai turisti italiani ed esteri, ma è necessario preservare la loro integrità. È ora di intensificare le misure di sicurezza per impedire la sequela di danni. Sistemi di allarmi, videocamere, agenti: ogni mezzo va utilizzato per impedire l’oltraggio ai beni culturali della capitale.
Se non fosse possibile, è meglio collocare delle copie nelle piazze, trasferendo i capolavori al chiuso nei musei. In altre città, come Firenze, è già avvenuto. La scelta ha un precedente anche a Roma: la statua equestre in bronzo dell’imperatore Marco Aurelio, un tempo in piazza del Campidoglio, è da qualche anno visitabile nel vicino museo del Palazzo dei Conservatori. La statua dell’imperatore romano è stata trasferita al chiuso perché pioggia, sole e inquinamento la stavano deteriorando. Ma, molte volte, la mano folle o furtiva dell’uomo può essere ancora più pericolosa.
R.Ru.