Raggi? Complotto
bus, cinghiali,
gabbiani, topi

Virginia Raggi, sindaca di Roma

Virginia Raggi, sindaca di Roma

Corsa a Ivrea, per la manifestazione organizzata dalla ditta Casaleggio a un anno dalla morte del fondatore Gianroberto, Virginia Raggi fa sapere di essere andata in quello che fu il “laboratorio” di Adriano Olivetti, per “superare” il modello Roma. Gli occhiuti osservatori informano che indossa una gonnellina corta e scarpe con i tacchi, e si accomoda modestamente in quarta fila. Dopo questi autentici scoop che aiutano a capire come mai i giornali sono sempre meno letti, si apprende che a Ivrea la signora Raggi è in una sorta di “missione-pellegrinaggio”: “Sono qui per ascoltare, per imparare. Noi siamo gente coraggiosa che guarda al futuro, e ci attrezziamo sempre di più per raggiungere i nostri obiettivi a medio-lungo termine”.

No, un momento. Che la signora che i romani hanno eletto sindaco debba imparare, è una non-notizia. Da tempo l’hanno capito un po’ tutti. Che sia andata ad ascoltare, se ne misurerà l’effetto nel prossimo futuro. Si può nutrire un legittimo pessimismo e una doverosa inquietudine: non bisogna solo ascoltare (e saperlo fare); occorre anche vedere chi si ascolta. Francamente dopo aver sentito i discorsi e gli interventi dei personaggi che dovrebbero “ispirare” la signora Raggi, non sai bene se si debba ridere o piangere. Probabilmente tocca fare entrambe le cose.

Ci sono poi quelle che hanno il sapore di minacce: guardano al futuro, e “si attrezzano sempre di più per raggiungere i loro obiettivi a medio-lungo termine”. Urca! Non basta il presente? Non hanno già raggiunto il fondamentale obiettivo di dimostrare che sono capaci di tutto, e buoni a poco o nulla? C’è ancora dell’altro, che aspetta questa città e questi poveri romani? Ve lo ricordate, cosa dicevano un tempo, quando una briciola di latino te la insegnavano? “Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini”. Urge un aggiornamento. “Quod non fecerunt Marino et PD, fecerunt Raggi et grillini”. E sono loro i coraggiosi? Non noi che li dobbiamo subire e patire?

No, perché c’è davvero di che essere preoccupati. Guardate, che la minaccia è seria, da far tremare le vene ai polsi: “Bisogna chiedersi come si può essere tecnologicamente progrediti senza essere umanamente imbarbariti”. Che capperi vuol dire una frase del genere? Che progetto è mai questo? Non dovrebbero preoccuparsi di pulire le strade, di trovare il modo di snellire in traffico, di assicurare che ci siano trasporti pubblici degni di una capitale? Non è questo? No. La questione è: “come si può essere tecnologicamente progrediti”? E poi: “senza essere umanamente imbarbariti”?, A parte che alcune tribù barbare, all’epoca erano forse più “umane” di greci e latini, ma qualcuno lo capisce che cosa vuol dire nel concreto? Ma vuole vincere il premio “Giocondo del cosmo” chi ha suggerito alla signora Raggi queste corbellerie? Tutto il gran parlare di “astronavi volanti”, “robot umanoidi”, “smartphone con le braccia che toccano le cose”, provoca questo effetto da sabato sera quando si vuole dimenticare le amarezze della settimana finita e si ingurgita tutto, che tutto va bene pur di farla finita?

No, perché alla semplice domanda: “E a Roma, come va?”, la risposta della signora sindachessa raggela: “Bene, bene”. Che cosa, “Bene, bene”? Dove “Bene, bene”? Quando “Bene, bene”? Ci deve essere, a nostra insaputa, un’altra Roma, parallela, diversa da quella in cui tutti si vive, dove c’è la signora Raggi con i suoi cari. Non c’è altra spiegazione. E poi di nuovo con le minacce, peggio di Donald Trump quando pensa a Barack Obama: “Questa per me è una grande occasione di accrescimento professionale. La riverserò nella mia esperienza governativa”. Il cielo ci scampi e liberi: quali altri nuovi disastri ci attendono?

No, perché, ragazzi: finora si sono sentiti risuonare due concetti: “Stiamo lavorando”, che ha un po’ il sapore di quello che si leggere nei cartelli dei cantieri cittadini: “Scusate il disagio, lavoriamo per voi”. Si può essere certi che si “lavora”, per altri; e che, in compenso, il disagio dura quanto un ergastolo ostativo.

L’altro concetto chiave è: “complotto”. Roma è preda di “complotti”. È la capitale mondiale dei “complotti”. “Complotti” ovunque, di ogni tipo. Si ricorderà l’estivo “complotto” dei frigoriferi e del mobilio ingombrante scaricati per strada, con metodo e coscienza, notte-tempo, per mettere in cattiva luce la grillesca giunta capitolina e la signora Raggi che la guida. Ricordate: la denuncia è stata fatta in una sede autorevole, nientemeno che la Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia; chissà, in questa storia forse c’è lo zampino di Matteo Messina Denaro, l’imprendibile boss di Castelvetrano. Forse c’è un interesse della ‘ndrangheta, della camorra, delle triadi cinesi, dei narcos sud americani coalizzati…Perché se no si vanno a dire queste cose alla Commissione parlamentare antimafia? Cosa gliene può fregare a Rosy Bindi se a via vattelapesca alle due di notte si abbandona un vecchio frigorifero o una lavatrice che non funziona più? Gliene può importare solo se è un supplemento della “trattativa” mafia-stato. La mafia dei frigoriferi che scende a patti con le lavatrici di stato…

Cinghiale

Cinghiale

Ad ogni modo non è il solo “complotto”. Ce ne sono tanti. Per esempio quello ordito dai cinghiali. Cinghiali ce ne sono sempre stati, sono una specie protetta. Tu hai un giardino: loro entrano, fanno i loro comodi, tu non puoi dire nulla. Sono protetti. E hanno fame. Invadono mezza Roma, per grufolare tra i rifiuti abbandonati. Non c’è dubbio alcuno che qualcuno istiga questi cinghiali, mostra loro dove sono i cassonetti più appetitosi, quelli più “ripieni”, che non si svuotano mai… sono al soldo di qualche rabbiosa opposizione interessata a mettere in cattiva luce gli attuali amministratori capitolini.

C’è poi il “complotto” degli autobus. Si rompono sempre; per dispetto forse. Alcuni prendono fuoco. È certamente un complotto. Sali e non sai mai dove sei salito, perché hanno la numerazione che non funziona, al massimo ci sono dei fogli incollati, è una specie di terno al lotto: una volta la imbrocchi, le altre nove ti vedi un po’ di città che non conoscevi. La pulizia degli autobus: c’è una specie di concorso. Trovane uno pulito e vinci una settimana gratis a New York. Non risulta che nessuno abbia incassato il premio, ma non si deve disperare. Anche se andare a Lourdes ci sono più chances. Vuoi vedere che è anche questo della sporcizia un “complotto”?

Un “complotto” certamente è quella voce femminile metallica che storpia le fermate. Tu vai a Largo Somalia? La voce femminile metallica premurosa ti avverte un momento prima: “Largo Somala”. Somala? Non è Somalia? No: la voce lo dice chiaro: “Largo Somala”. E così per tante altre destinazioni. I casi son due: o non si sono accorti che la voce registrata non sa leggere, e perbacco, com’è possibile che nessuno se ne sia accorto? Oppure la verità è che tutte le targhe delle strade e delle piazze sono da sostituire, perché sono sbagliate. Noi si credeva fosse “Largo Somalia”. Era invece “Largo Somala”…

Cassonetti di rifiuti attirano i gabbiani

Cassonetti di rifiuti attirano i gabbiani

C’è poi un altro, evidente, “complotto”: l’auto-copulazione dell’immondizia; misteriosamente i sacchetti si moltiplicano di ora in ora, fino a traboccare e fuori-uscire dai cassonetti. Accanto a questo fenomeno, un altro: è frequente incrociare di quadrupedi, a prima vista rubricabili nella specie “topi di fogna”; ma cassonetti e dintorni sono anche luogo di ritrovo (e di festoso banchetto) per svariate specie di volatili, in particolare piccioni, notoriamente portatori di sporcizia e germi al pari dei suddetti “topi”. Poi vai a capire perché al piccione si dà da mangiare, mentre il topo ci fa urlare schifati… Comunque non mancano poetici gabbiani, che trovano un bengodi nei cassonetti, e non sanno neppure più cosa sia il mare: si sono ormai tutti inurbati in un passa-parola che praticamente ha desertificato tutto il litorale laziale; a Roma la vita, per loro, è molto più facile che a Ostia o a Fregene. È evidente che si tratta di un “complotto”.

Già che ci siamo, se ne segnala un altro: in prossimità delle fogne si possono notare come numerosissime “cornici” dei marciapiedi siano franate: ostruiscono il “normale” flusso di acque e detriti vari provenienti dalla strada quando piove, e formano così bacini che possono fare la concorrenza della diga di Assuan. Il sospetto che è siano franate simultaneamente, e non per caso. Ulteriore prova del “complotto” il fatto che, d’autunno soprattutto, sincronizzate, le foglie cadono dagli alberi, e formano col tempo manti scivolosi, sui quali molti cittadini, anche loro parte del “complotto”, scivolano; a gettare così ulteriore cattiva luce sugli amministratori. Il fatto che detto fogliame non sia rimosso a colpi di ramazza come nel buon tempo antico, è anch’essa prova manifesta del “complotto” in corso.

Mi sento in dovere di segnalare altri “complotti”: squadre che a prima vista si direbbero nomadi (ma potrebbero essere anche provocatori travestiti da nomadi), “battono”, giorno e notte, in maniera organizzata  e sistematica i cassonetti alla ricerca di oggetti per loro utilità. Nel farlo rovesciano i rifiuti per strada e sui marciapiedi. È evidente che trattasi di manovra tendente a screditare la nuova municipalità; altrettanto evidente “complotto” il sistematico parcheggiare in doppia fila, anche in strade di grande traffico; detti “complottatori” possono evidentemente contare sull’impunità garantita da quanti avrebbero il compito istituzionale di reprimere detti comportamenti, e ostentatamente si astengono dal farlo. Quando c’è, alla fine del marciapiede, uno “scivolo” che consente a carrozzine di poter attraversare la strada, le macchine parcheggiate sono immancabilmente due. E i marciapiedi sono sistematicamente corredati da “ricordini” di quadrupedi che, sempre complotto, i loro bisogni non li fanno nelle aiuole, ma appunto sui marciapiedi. I loro padroni, compiaciuti, assistono: è questo che hanno insegnato ai loro cani, dopo giorni e giorni di paziente addestramento.

Si tratta, in definitiva, di un “mega-maxi-complottone”, studiato e attuato nei minimi particolari. Evidenti i mandanti, noti gli esecutori. La signora sindachessa della città di Roma non mancherà, ne siamo certi, di denunciarlo alla Commissione Parlamentare Antimafia; forte dell’“accrescimento professionale” cumulato nella sua trasferta a Ivrea, che riverserà “nella esperienza governativa”. Dopodiché, si salvi chi può.