Teneva in casa una foto dei fratelli Lumière e, guardandola, diceva spesso ai
suoi familiari: «Ricordatevi che se vivete una vita agiata è grazie a loro». Regista tra i più fantasiosi e poliedrici del panorama italiano, insieme a Monicelli, Risi e Comencini, Stefano Vanzina, in arte Steno, è tra i padri della cosiddetta commedia all’italiana, completamente diversa dalla “commedia rosa” tanto in voga negli anni ’50, perché basata su una scrittura strettamente collegata alla realtà.
Alla Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea si è inaugurata, in occasione del centenario della sua nascita, la mostra “Steno, l’arte di far ridere. C’era una volta l’Italia di Steno. E c’è ancora” che rimarrà aperta fino al 4 giugno.
L’esibizione costituisce un tributo al grande regista. È un percorso tra cimeli, fotografie, carteggi, testimonianze, oggetti personali, immagini dal set e di attori che hanno segnato il suo cinema (come Alberto Sordi, Aldo Fabrizi, Totò, Renato Pozzetto, Franca Valeri, Mariangela Melato, Monica Vitti, Gigi Proietti ecc.). La mostra è anche ricca di materiali inediti di famiglia che vede tra i protagonisti i figli, i registi Enrico e Carlo Vanzina. Sullo sfondo ci sono i colori e le immagini del Diario futile, una vera e propria opera pop in cui Steno incollava ritagli di giornali, vignette, appunti e foto dei collaboratori. «Un diario tragico e comico sulla guerra – lo definisce, invece, suo figlio Enrico – antesignano della pop art». Al vernissage era presente una grande fetta del mondo politico e culturale.