Ritratto di famiglia
con tempesta

Il regista Hirokazu Kore-Eda

Il regista Hirokazu Kore-Eda

Ryoto, protagonista di “Ritratto di famiglia con tempesta”, l’ultimo film del regista giapponese Hirokazu Kore-Eda, sembra un uomo fortunato, uno che ha avuto tutto dalla vita: scrittore di successo, vincitore di un prestigioso premio letterario, una moglie, un figlio e un altro romanzo da scrivere. Qualcosa però non è andato come previsto, la moglie Kyoko ha chiesto il divorzio, può vedere il figlio Shingo soltanto una volta al mese, il nuovo romanzo non è mai stato scritto.

Per pagare l’assegno mensile alla ex moglie, Ryoto si ricicla come detective per un’agenzia investigativa. Ormai è un uomo assente e alla deriva, che si trascina in un mestiere avvilente e in una vita che non ha più senso. Dal padre, ha ereditato il vizio per il gioco e una propensione alla menzogna che ha mandato all’aria la sua vita, separato la sua famiglia e deluso suo figlio. I tradimenti, le bugie e le meschinità gli hanno alienato la fiducia dei suoi cari. L’uomo non trova più il suo posto nella società, nel mondo e nella vita del figlio.

A seguito del passaggio di un ciclone su Tokyo, Ryoto e la sua famiglia troveranno riparo a casa della madre di lui, felice di averli di nuovo tutti e tre insieme. La notte porterà consiglio e Ryoto proverà a riguadagnare la fiducia di Shingo e a ‘scommettere’ questa volta sull’amore.

Regista della memoria e dei legami familiari, Kore-Eda è un cineasta fuori dagli schemi. Ha cominciato come documentarista per l’emittente televisiva Man Union, firmando principalmente opere legate al sociale o al cinema.

Nel 2001 dirige “Distance”, dove narra le conseguenze del suicidio di massa da parte degli adepti di un culto religioso, mostrando come Tokyo possa essere un agglomerato urbano angusto e indifferente ai bisogni affettivi dell’uomo. Poi dirige “Nessuno lo sa”, dove affronta per la prima volta un tema che diventerà per lui fondamentale: i legami familiari. Basato su un tragico fatto di cronaca: quattro fratelli abbandonati dalla madre e cresciuti nascosti dalla società.

Escludendo il suo primo (e per ora unico) film in costume, “Hana yori mo nahi”, del 2006, il regista nipponico parte sempre dai rapporti tra consanguinei. Come nell’opera che è considerata il suo capolavoro, “Father and son”, che nel 2013 vince il Premio della Giuria al Festival di Cannes. Il “Ritratto di famiglia con tempesta” riporta sullo schermo i temi a lui più cari: la famiglia e i rapporti che si vengono a creare al suo interno. E se “Father and son” si era sbilanciato dalla parte dell’infanzia,  mettendo al centro la grande capacità rigenerativa del mondo infantile, “After the storm” si concentra su un adulto. Ma c’è sempre un bambino a insegnare l’amore e a fare di un uomo un padre.

 

Da giovedì 11 maggio nelle sale cinematografiche di Roma.