Tuoni, fulmini, saette. Sembra l’esordio di un libro giallo, invece è la realtà. Sono le 23 di venerdì 19 maggio. Via Gregorio VII e casa mia sono illuminate a giorno dai lampi. Non mi allarmo. Si tratta solo di un temporale! Passano pochi minuti e salta la corrente elettrica. Lascio il computer perché internet non è più utilizzabile e smetto di lavorare a www.sfogliaroma.it, il mio giornale online. Penso: «Sono cose che capitano. L’Acea riparerà velocemente il guasto». Mi metto a letto a riposare.
Passa un’ora e non succede niente, ne passano due e niente. All’una di notte di sabato 20 maggio mi aggiro per la casa al buio, voglio capire se il guasto dipende da me perché un corto circuito ha fatto saltare il mio impianto elettrico. Cerco una torcia elettrica o una candela. Trovo solo una torcia, ma le pile sono scariche. Rimedio a tentoni nel buio un accendino e mi dirigo verso i contatori. Mi brucio due o tre volte le dita, ma alla fine riesco ad aprire lo sportelletto e a spostare gli interruttori del quadro elettrico. Niente. La luce non torna. Il guasto è generale ed è serio. Paziento. Alle 2 di notte faccio un altro tentativo mentre dal cielo continua a cascare un diluvio d’acqua. Ancora niente luce. Torno a letto e paziento ancora.
Alle 3,30 di notte arriva la svolta: si accende il lampadario dell’ingresso. Allora mi alzo e mi rimetto al computer: impagino due articoli per il mio giornale digitale. Dopo oltre 4 ore l’Acea, la società municipalizzata della luce e dell’acqua alla fine è riuscita a riparare il danno.
Mi sveglio verso le 10 stanco ed assonnato per andare dal barbiere a tagliare i capelli. Ho appuntamento alle 10,50 da “Barber Pole. Tutto come una volta…”. Pioviccica ed esco con l’ombrello. Questo negozio di barbiere ha aperto i battenti un anno fa, dista circa 300 metri da casa mia, è sul lato sinistro di via Gregorio VII andando verso San Pietro. Quando arrivo c’è la sorpresa. L’insegna luminosa è spenta, il locale è al buio e i due barbieri, un ragazzo siciliano e uno tunisino, sono sulla porta d’ingresso. «Ho un appuntamento, non lavorate oggi?». La risposta è sconsolata: «Manca la corrente, non possiamo lavorare, rimandiamo indietro tutti i clienti».
Le cause? «Si è rotta una centralina dell’Acea qui di dietro. Questo lato di via Gregorio VII è senza corrente mentre su quello opposto c’è». Difatti i negozi sul lato opposto della strada hanno le insegne accese anche perché le nuvole basse e nere fanno filtrare solo una debole luce. È immediata la domanda: «L’Acea quando riparerà il guasto?». I due ragazzi rispondono sempre più sconsolati: «A saperlo! Quando chiamiamo nemmeno rispondono al telefono!».
La pioggerellina diventa un temporale. La pioggia si rovescia a secchiate dal cielo. Così aspetto una schiarita al riparo nel negozio per non inzupparmi. Dopo mezz’ora, alle 11,30, il temporale si allontana e si riduce a una pioggerella. Con coraggio decido di uscire imbracciando l’ombrello. Vado via con un auspicio dei barbieri: «Auguri!». Già, perché via Gregorio VII, una strada in discreta pendenza, si è trasformata in un fiume in piena. Una signora con una bambina rifugiatasi dal barbiere dice: «Le fogne sono intasate, non riescono a smaltire l’acqua. Non c’è manutenzione, non vengono pulite dal comune di Roma, la metà dei tombini è ostruita da terra, cartacce e detriti».
Esco con attenzione. L’acqua della pioggia ha invaso la strada e scorre velocemente per la pendenza verso valle, nella direzione di San Pietro. È tanta. Invade anche gran parte dei marciapiedi. Incrocio un signore bagnato nonostante l’ombrello: «Una cosa mai vista! A casa non ho ancora la corrente. Ho chiamato l’Acea questa mattina alle 6,30. Mi hanno detto che era tutto a posto! Ho visto come è tutto a posto!». Schivo vari torrenti d’acqua che hanno invaso il marciapiede, ma poi devo attraversare il fiume che scorre su via Gregorio VII. Addio scarpe e pantaloni! Sarebbero serviti un paio di stivaloni. Torno a casa ridotto “ecce homo!”. Alle 14 telefono al barbiere, convinto che la corrente sia tornata, per un nuovo appuntamento. Ma uno dei ragazzi mi risponde: «Mi dispiace, niente da fare, la corrente ancora non c’è». Dopo ben 15 ore il guasto ancora non è riparato!
Leggo al computer i siti dei giornali online. Parlano di gravi danni causati dal nubifragio scoppiato nella notte. Alberi caduti, sottovia allagati, la metropolitana sospesa a Battistini. I quartieri più colpiti sono Magliana, Pisana, Portuense, Battistini, Prati, Balduina e Trionfale. Io ho avuto la fortuna, si fa per dire, di essere una delle vittime.
Ma è pensabile che un temporale, per quanto forte, possa mandare in tilt mezza città? È possibile che la corrente elettrica possa mancare per ore nelle zone più colpite? È possibile che, in alcuni casi, si arrivi perfino a 15 ore di black-out? Sì è possibile. Dal quadro emerge una situazione di grande fragilità di Roma, una delle grandi metropoli europee. Le domande sulle ragioni di questa fragilità e sulle possibili soluzioni vanno girate per competenza alla sindaca Virginia Raggi e all’Acea. È vero che i problemi di Roma sono antichi e le responsabilità gravano anche sulle spalle dei precedenti sindaci di centro-sinistra e di centro-destra, ma la Raggi guida il Campidoglio da quasi un anno, forte di una maggioranza assoluta del M5S, e non si è visto granché. È urgente fare qualcosa perché questi problemi non si ripetano. Non è possibile contare soltanto sulla buona sorte di splendide giornate di sole.
R.Ru.