Il restauro del Mausoleo di Augusto procede. Il monumento è stato circondato da tavole, schermi e illustrazioni messi dalla Tim sponsor dei lavori, che illustrano la sua storia e il suo ripristino. Primo effetto di questa, benemerita, iniziativa è stato che ha dovuto traslocare Fausto Delle Chiaie, il pittore che dal 1989 ogni pomeriggio apriva qui, sul recinto che divide il Mausoleo di Augusto dalla teca che contiene l’Ara Pacis, il suo atelier d’arte.
«Momentaneamente», dice lui con un sorriso dall’alto dei suoi 73 anni spesi al servizio della pittura, a propagandare per le strade di Roma un concetto di arte «in azione», come spiegò nel suo Manifesto Infrazionista, pubblicato negli Anni Ottanta. Delle Chiaie è speranzoso e dice che nel 2019, quando i lavori di restauro del Mausoleo dovrebbero essere finiti – il condizionale è d’obbligo viste le decennali disavventure di un ripristino che talvolta ha toccato i toni del tragicomico – lui potrà tornare a riaprire quello che considera dal 1989 il suo luogo di lavoro stabile e naturale: «Del resto successe già una volta in questi anni che dovetti traslocare per un breve periodo da lì, ma sono sempre tornato».
Fausto Delle Chiaie apre ora il suo laboratorio artistico ogni pomeriggio qualche centinaio di metri più a sud, sempre nei pressi del Lungotevere, sul muretto di fianco al Museo Napoleonico, dall’altra parte del Tevere rispetto al Palazzaccio. Artista eclettico, dicevamo. Espone sul ciglio della strada una quarantina di “opere” che spiegano il suo concetto di arte, una riproposizione di frammenti di realtà in modo tale che possiamo riflettere sul significato profondo e, talvolta, nascosto delle cose e delle situazioni. Si esibisce anche in quelle che lui chiama performance, delle quali la più famosa era mettersi con le braccia conserte sotto la scritta delle Res Gestae di Augusto scritte a caratteri incisi sul muro di recinzione dell’Ara Pacis, proprio di fronte a dove provvedeva a mettere, sull’altro lato della strada lungo la sequela delle sue opere artistiche, una foto che lo ritraeva nella stessa situazione, con le braccia conserte sotto la scritta delle Res Gestae.
Dove sta la realtà? Qual è la realtà e quale il suo doppio? Quale l’opera d’arte e quale la sua riproduzione? Il cuore dell’arte di Fausto Delle Chiaie sta proprio qui, così come spiegò nel suo Manifesto artistico oggetto di studio nella storia dell’arte contemporanea. Lì l’artista spiegò che l’opera d’arte è infra-azione cioè «azione-collocazione-donazione di una o più opere, mostrate a terra da parte dell’artista, nei luoghi dell’arte, e il suo susseguente allontanamento dall’opera e dal luogo. L’infrazione è mostrare ed evidenziare la storia vista in maniera superficiale, è il grido d’allarme artistico del malessere storico; dell’accecamento del semplice e dell’umile. L’infrazione nasce dalla privazione della realtà visiva d’agire-pensare-fare. È la goccia che trabocca e che vuole vivere con l’acqua».
Ma Delle Chiaie è pure artista puro e i suoi quadri, che echeggiano nello stile di diversi autori contemporanei, primi fra tutti Pablo Picasso e Amedeo Modigliani, fanno spesso mostra di sé in esposizioni personali o collettive. Nell’autunno scorso opere di Delle Chiaie sono state utilizzate anche da una famosa griffe di moda per la produzione di foulard e di abiti da donna, andati esauriti nel giro di pochi giorni.
L’opera dell’artista è ormai strettamente connessa alla vita di Roma e dei suoi monumenti, come spiegato anche nel mio libro «I misteri dell’Ara Pacis» di imminente pubblicazione presso le Edizioni di Pagina. Ormai Delle Chiaie è più conosciuto nel giro delle guide turistiche che spesso lo presentano e salutano accompagnando i loro gruppi per le strade di Roma, piuttosto che fra gli appassionati di pittura contemporanea. Ma una visita al suo atelier può essere una scoperta esaltante per chiunque, anche per conoscere uno degli artisti e pittori più originali del panorama artistico contemporaneo e romano in particolare. Ora lo trovate dalle 15 a fin dopo le 19 in via di Monte Brianzo, in attesa di poter tornare tra il Mausoleo di Augusto e l’Ara Pacis, dove ha anche lasciato il suo pugile, dipinto sul marciapiede con la testa appoggiata alla chiesa di San Rocco.