L’arte di strada, fenomeno artistico e mediatico fra i più influenti degli ultimi quarant’anni, controcultura sempre più apprezzata dal grande pubblico, è entrata al Macro, il Museo d’Arte Contemporanea Roma, dove sarà presente fino al primo ottobre con la mostra Cross the Streets, ideata e prodotta da Paolo Drago e promossa da Roma Capitale.
Il progetto nasce dalla ricerca di Paulo Lucas von Vacano sulla controcultura di strada. Come scrive nel catalogo «La strada osserva. La strada governa […] Scegliere la creatività a discapito della criminalità è una posizione che incentiva l’arte, la musica e lo sport. La rivoluzione avviene quando la strada entra nel museo e il museo si trasferisce nella strada. Chi sopravvive alla strada governa il mondo!»
La sezione dal titolo “Street Art Stories” ospita una selezione di artisti e opere che – riuniti sotto la stessa visione – permettono allo spettatore di avere una panoramica della nascita e dell’evoluzione del fenomeno. Appena entrati, si viene colpiti dall’installazione dell’artista franco americano WK Interact con il suo lavoro di 14 metri. Si passa poi ai mosaici dell’artista francese Invader che hanno invaso le strade di Roma nel 2010.
Segue Keith Haring Deleted, testimonianza fotografica di Stefano Fontebasso De Martino a cura di Claudio Crescentini, con in mostra una serie di foto relative all’intervento di Keith Haring sul Palazzo delle Esposizioni (1984), “cancellato” in occasione dell’arrivo del Presidente Gorbaciov nella Capitale. Sempre di Stefano Fontebasso De Martino sono le fotografie (1984-86) di un altro intervento artistico di Keith Haring a Roma, realizzato durante un suo secondo soggiorno nella Capitale sui pannelli trasparenti del ponte sul Tevere, dove transita la metropolitana linea A del tratto Flaminio – Lepanto.
Tra i nomi di artisti internazionali coinvolti, il tedesco Daim, re della tecnica 3D, Chaz Bojourquez, capostipite dello stile del lettering West Coast e idolo del mondo dei tatuaggi, Evol, famoso per le sue installazioni di paesaggi urbani in miniatura, e tra i romani Diamond, con la sua estetica liberty.
La sezione “Writing a Roma, 1979-2017” ospita una ricerca dedicata al rapporto speciale che lega Roma al Writing fin dal dicembre 1979, quando la Galleria La Medusa ospitò la prima mostra di graffiti organizzata fuori dagli Stati Uniti. L’ha curata Christian Omodeo, fondatore di Le Grand Jeu, agenzia e bookstore di Parigi specializzata in arte urbana. La riscoperta di un gruppo di opere di Lee Quinones e Fab 5 Freddy, esposte in mostra per la prima volta dopo essere state date per disperse per quasi quarant’anni, apre un percorso espositivo dedicato a diverse generazioni di writers locali che, dagli anni ‘80 fino ad oggi, hanno fatto di Roma una delle capitali del Writing internazionale. In nessun’altra città al mondo, infatti, le metropolitane e i treni del sistema ferroviario urbano sono stati dipinti con la stessa continuità, da quasi trent’anni.
Al Macro, Via Nizza 138, fino al primo ottobre 2017