Un’ordinanza per aumentare le sanzioni a chi deturpa le fontane storiche accompagnata da un videomessaggio sul “decoro cittadino”. Una lettera al prefetto per chiedergli di limitare «la presenza dei migranti» nella capitale. A chi l’accusa d’essere diventata il macigno al collo che ha contribuito a far affondare Cinquestelle, nel test amministrativo di domenica 11 giugno, Virginia Raggi ci tiene a far sapere che non è stata colpa sua e replica con un’ordinanza, un video e una lettera.
Un po’ poco per la sindaca che esattamente un anno fa ha preso possesso del Campidoglio, dopo aver conquistato la maggioranza assoluta con il 67,15 per cento dei voti. Comunque la si giri, la sconfitta dei grillini alle ultime elezioni comunali è documentata dal fatto che sono stati esclusi da tutti i ballottaggi delle città capoluogo e hanno perduto il 18 per cento dei voti. Ed è del tutto evidente che “l’effetto Raggi” un suo peso l’ha avuto.
Dal caos delle nomine al caso Marra, dalla raffica di dimissioni ai troppi rimpasti d’una giunta dove mancano tuttora due assessori, questo primo anno della sindaca in Campidoglio è stato un autentico calvario. Le due grandi emergenze cittadine, mobilità e rifiuti, nonostante le tante promesse, sembrano senza una soluzione credibile, senza un piano praticabile e – soprattutto – senza tempi certi. Atac e Ama sono fuori controllo. E ad un anno dalla presa del potere non è nemmeno possibile continuare con la litania dell’eredità lasciata dalle vecchie amministrazioni capitoline.
Per non parlare delle strade dissestate, dei limiti di velocità assurdi, del regolamento a favore degli ambulanti, abusivi compresi, o dello stadio della Roma. Impianto per il quale è stato presentato un progetto talmente pieno di buchi, incongruenze ed incognite da renderlo inattuabile.
E così, parecchi elettori che avevano scommesso sul Movimento di Grillo e Casaleggio, vista l’esperienza romana e il disastro della sindaca di Torino Chiara Appendino, in occasione della finale di Champions, con i venditori di birra lasciati indisturbati dalle parti di piazza San Carlo, con la conseguenza dei oltre 1500 feriti in gran parte tagliuzzati dai vetri rotti sparsi sul selciato, hanno deciso di conseguenza.
Certo, poi ci sono state le giravolte di Grillo, i giochini sulla nuova legge elettorale prima concordata con Renzi, Berlusconi e Salvini e poi fatta saltare, il caos sulle candidature a sindaco del Movimento. Ma “l’effetto Raggi” è fuori discussione.
Una conferma viene dal crollo del M5S nel Lazio, dove i grillini hanno perso praticamente in tutti i Comuni in cui si votava, arrivando al ballottaggio soltanto in due città sulle dieci che andranno alle urne per il secondo turno. Con il centrosinistra che si conferma in 20 comuni e il centrodestra che ne conquista 18.
Se il quadro è questo e in Campidoglio non riescono a trovare uno scatto, la sorte della Raggi sembra appesa a un filo. Anche perché Luigi Di Maio, il suo grande sponsor, è finito sotto il fuoco incrociato degli oppositori interni, che adesso hanno deciso di presentargli il conto. Già, perché il rampante Di Maio, vicepresidente della Camera e candidato premier in pectore, è anche responsabile Enti locali del M5S. E come tale ora è finito sotto processo. Molti grillini ortodossi, che già lo vedevano come il fumo negli occhi, lo indicano come il maggior responsabile del fallimento elettorale dell’11 giugno.