Un pieno di polemiche. In parte legate agli ampi spazi vuoti nella platea e sulle gradinate allestite alla Vigna Barberini sul Palatino per il Divo Nerone Opera Rock. Già nei mesi scorsi l’allestimento dell’opera aveva causato polemiche a non finire per le dimensioni mastodontiche del palco, allestito nel cuore dell’area archeologica romana.
Il fiasco di pubblico delle prime settimane di messa in scena ha fatto il resto. A queste polemiche se ne sono aggiunte altre perché il Tar ne ha fatta una delle sue, bloccando la costituzione del Parco archeologico del Colosseo, decisa dal ministero dei Beni culturali, e schierandosi così al fianco della giunta Raggi. Che qualcosa non funzioni nel cuore della Roma turistica è evidente non solo a leggere i giornali, ma anche al comune cittadino frequentando i luoghi più tradizionali del turismo romano. Dal periodo di Pasqua ad oggi mi è capitato più volte di recarmi al Foro romano – Palatino accompagnando gruppi di amici in visita a Roma.
Lo sbigottimento per la mala gestione, che ha portato ad una chiusura totale e contemporanea di tutti i luoghi all’interno dell’area, è stato grande, soprattutto perché ormai si ripete e si protrae da alcuni mesi.
Sapevo, come del resto è confermato anche da cartelli alla biglietteria (cartelli che, vista la quantità ed il formato, sono invero di difficilissima lettura), che Santa Maria Antiqua è chiusa dall’inizio della primavera per nuovi restauri ed allestimenti, con la conseguente chiusura delle prime tre salite della Rampa Imperiale. Sapevo anche che non è possibile in questo periodo prenotare la visita alla casa di Augusto, così come alla casa di Livia, con i loro magnifici affreschi. Del resto la visita alle due case è problematica anche in tempi normali. L’organizzazione obbliga a prenotarsi con un certo anticipo presso una cooperativa di guide, le quali guide però ti accompagnano fino all’ingresso della casa di Augusto e della casa di Livia, senza poterti spiegare all’interno e fornendo quindi una descrizione sommaria e generale di quello che il visitatore si troverà di fronte in una visita self made, seppure prenotata come “visita guidata”.
Fin qui la prima parte delle delusioni. A queste si aggiunge la chiusura della Vigna Barberini, spazio come si diceva requisito dall’opera rock sull’ultimo degli imperatori della dinastia dei Cesari-Giuli. Di spazi verdi sul Palatino ce ne sono comunque tanti altri, direte voi, e ci si può anche accontentare.
Ma la delusione diviene totale quando si sale al Museo Palatino e lo si trova chiuso senza alcun’altra spiegazione. Va da sé che divengono così inaccessibili anche gli affreschi dell’Aula Isiaca, per la cui visita un cartello avvisa che ci si deve rivolgere ai custodi del Museo Palatino (chiuso e quindi inaccessibili). A dire il vero anche in condizioni normali la visita degli affreschi è quasi impossibile, perché di fatto i custodi poi rinviano ad una prenotazione che chi non si è premunito non può certo poi fare sul posto.
Nel Foro romano e sul Palatino quindi sono inaccessibili tutti quei reperti che non sono sottoposti alle intemperie: statue, bassorilievi ed affreschi sono off limits da mesi con sconcerto dei turisti, che non vengono minimamente informati di questa débacle totale del cuore del turismo romano.
Provate a spiegare al Tar se serve o no un’autorità di coordinamento di quel che succede all’interno dell’area e che non si occupi solo di staccare biglietti all’ingresso.