Le grandi e medie aziende una dopo l’altra stanno lasciando Roma, facendo rotta per Milano. Per la città eterna è allarme lavoro. All’inizio del 2017 Sky e Mediaset hanno preso la decisione di lasciare la capitale per concentrare l’informazione televisiva nel capoluogo lombardo. Aziende farmaceutiche, chimiche e petrolifere stanno maturando un’analoga scelta. L’Alitalia, ridotta a 12 mila dipendenti dopo le crisi a catena degli ultimi dieci anni, sta aspettando il verdetto finale. La compagnia aerea, con i conti in profondo rosso e commissariata, sta cercando un acquirente e rischia di perdere altri 4 mila posti di lavoro (soprattutto tra i lavoratori di terra a Fiumicino e tra gli impiegati nella direzione della Magliana, ma anche tra i piloti e gli assistenti di volo).
Non solo. Molte piccole aziende, artigianali e del commercio, hanno chiuso i battenti e la ripresina economica non si sente nella capitale. I sindacati ora dicono basta e chiamano il governo ad un intervento urgente. Cgil, Cisl, Uil nelle scorse settimane hanno siglato un’intesa con Virginia Raggi, battezzata “Fabbrica Roma” dalla sindaca grillina della capitale. Ma ancora non si vedono grandi effetti dell’accordo per aiutare la ripresa occupazionale e produttiva della metropoli.
C’è da fare in fretta per Cgil, Cisl, Uil di Roma e del Lazio, anche perché la regione rischia di perdere 11 mila posti di lavoro nei prossimi mesi. La Uil, nel confronto pubblico “Si muove la città, ricominciamo” tenuto ieri, ha suonato l’allarme: c’è da fare i conti con una città in ginocchio che «in 5 anni ha visto chiudere 1.600 attività commerciali, a volte rimpiazzate da outlet temporanei. È una capitale che in 5 anni ha visto calare gli investimenti del 75%».
Michele Azzolla suona l’allarme lavoro, chiama in causa Paolo Gentiloni. Secondo il segretario della Cgil di Roma e del Lazio «l’obiettivo è l’apertura di un tavolo con il governo: le uniche leve per i progetti industriali sono in mano al governo di questo paese». Si rivolge sempre al presidente del Consiglio e ai ministri economici: «Il sindaco e il presidente della regione Lazio ci dicono che sono pronti a collaborare. Anche noi riteniamo che sia venuto il momento del coraggio: chiediamo al governo di recuperare l’assenza di oggi e di convocare un tavolo sulla deindustrializzazione di questa città».
La Cisl di Roma ha qualche idea su come muoversi. Paolo Terrinoni ha sollecitato a seguire l’esempio di Milano: «Dobbiamo sostenere le startup, favorire il loro sviluppo a costo zero per i primi anni. Nello scorso anno Milano ha visto la nascita di circa 900 startup, a Roma sono state solo 350».