La fine annunciata della Nasona sta per avverarsi. Addio da domani. Salvo liete sorprese, cominceranno a non dissetare più né i romani né i turisti. Solo Virginia Raggi può evitare la strage. L’Acea ha annunciato in una lettera alla sindaca di Roma l’intenzione di attuare “la chiusura temporanea e graduale” delle 2.800 Nasone della città eterna.
Da domani non sgorgherà più l’acqua da 30 fontanelle pubbliche al giorno. Se ne salveranno solo 85 perché di maggiore utilità pubblica, perché “utilizzate” dall’Asl e dall’Acea “per i campionamenti” sulla potabilità. Il presidente dell’Acea, Paolo Seccani, ha invocato la necessità di risparmiare acqua potabile per far fronte alla grave siccità, cercando di contenere i consistenti prelievi dal Lago di Bracciano (link del precedente articolo di Sfoglia Roma) in corso da maggio (il livello del bacino è fortemente calato).
La società comunale per l’acqua, la luce e il gas ogni due-tre giorni farà il punto e ha assicurato «l’efficientamento delle rete di distribuzione di acqua potabile» attraverso un piano straordinario di lavori. Ed è proprio questo il punto. I circa 5.400 chilometri di tubature per la distribuzione dell’acqua a Roma Capitale sono un colabrodo: addirittura il 45% del prezioso liquido va perso per i guasti, le perdite e le cento cause di dispersione. La chiusura delle fontanelle avrà effetti minimi: si risparmierà poco più dell’1% dell’acqua.
La vera soluzione è quella di avere una rete idrica efficiente e senza perdite, eliminando disfunzioni e sprechi dagli altissimi costi economici e sociali. L’acqua potabile è un bene pubblico prezioso da salvaguardare nell’interesse dei cittadini. Le Nasone sono il perno nella distribuzione di questo essenziale bene pubblico: è una rete molto estesa e capillare, gratuita, indirizzata a tutti i romani e ai milioni di turisti, essenziale soprattutto per dissetare le persone più bisognose che, colpite dalla canicola, così evitano di comprare l’acqua minerale nei bar e nei supermercati.
Per combattere la siccità non c’è bisogno solo di un po’ di pioggia per rinnovare e ripristinare le riserve idriche. Va riparata, e rapidamente, la sgangherata rete idrica della capitale. Per aggiustare, ammodernare e potenziare le tubature non c’è alcuna necessità di prosciugare le fontanelle. Non solo: l’1% di risparmi annunciati ha un effetto irrilevante.
Si tratta di assumere una scelta politica prima che tecnica. La Nasona simboleggia la priorità del servizio pubblico perché l’acqua è un bene essenziale di prima necessità. Virginia Raggi ne prenda atto e dica “no” alla chiusura nell’interesse superiore della città. Poi le Nasone, chiamate affettuosamente così dai romani per la cannella ricurva dalla quale zampilla l’acqua piacevolmente fresca, sono da sempre una delle bandiere storiche della città eterna. Tutte in ghisa grigia, con un getto d’acqua perennemente corrente, sono rimaste una delle poche sicurezze in una città sempre più in crisi e in picchiata in quasi tutti i settori. Sono una delle caratteristiche della città eterna dal 1874, l’anno nel quale furono installate su disposizione di Luigi Pianciani, il primo sindaco di Roma capitale d‘Italia. Pianciani, l’ideatore, ne volle una rete fitta su tutta la città per fornire acqua gratis a tutti.
Adesso questa conquista di 143 anni fa potrebbe essere cancellata. Già s’è visto cosa può succedere. Da molti giorni tutte le fontanelle del Cimitero Flaminio a Prima Porta, Nasone comprese, sono a secco. Le conseguenze sono tristi: i morti sono rimasti senza fiori per mancanza d’acqua e i parenti più tenaci dei defunti impazziscono alla ricerca di qualcosa per innaffiare. Una signora già scottata da una precedente brutta esperienza si porta una tanica di acqua da casa. Commenta: «È una vergogna! Siamo senz’acqua. Hanno chiuso le fontanelle!».
Le Nasone in questo avvio d’estate di sole cocente, d’insopportabile caldo umido equatoriale appena attenuato da qualche pioggerella degli ultimi giorni, sono fonte di ristoro per i passanti: dissetano e decongestionano. Rinfrancata, la gente riprende le forze e si rimette in moto. Chiuse le fontanelle rimarrebbe solo la danza della pioggia. Ma occorre fare attenzione a non esagerare con le danze: molte volte le piogge diventano micidiali temporali, possono arrivare devastanti trombe d’aria ed alluvioni. Sono gli squilibri climatici, l’ambiente malandato si ribella. Ma questo è un altro problema.