Saltano uno dopo l’altro i candidati alla successione di Silvio Berlusconi. Sergio Marchionne l’altro ieri con cortesia ha respinto l’idea, lanciata dal presidente di Forza Italia, di essere lui il nuovo leader del centro-destra. L’amministratore delegato di Fiat-Chrysler e della Ferrari è stato netto nel rifiuto: «Berlusconi è un grande, ha spiazzato tutti. Ma io non ci penso per niente, neppure di notte». Il Cavaliere qualche giorno fa, parlando con ‘Il Tempo’, aveva avanzato a sorpresa la proposta: «Per il centrodestra punto su Sergio Marchionne. Tra non molto gli scade il contratto negli Stati Uniti, e se ci pensate sarebbe l’ideale…».
L’ex presidente del Consiglio, da quando scese in politica nel lontano 1994, ha più volte ipotizzato un nome per la sua successione e la proposta alle volte “galleggiò” nel mare della politica italiana per mesi ed anni prima di affondare. I guai giudiziari e l’età non più giovanile (il Cavaliere ha compiuto 80 anni) lo hanno spinto a pensare ad un passaggio di mano. Questa volta l’ipotesi di successione con Marchionne, però è nata e morta nel giro di pochi giorni. Il Cavaliere ha proposto negli anni le candidature di politici e di tecnici, imprenditori come lui, tutte iniziative dissoltesi per un motivo o per l’altro.
L’idea di lasciare lo “scettro” del centro-destra cadde prima sugli alleati Pier Ferdinando Casini (Udc) e poi su Gianfranco Fini (An); ma con il primo ruppe nel 2008 e con il secondo nel 2010. Poi la scelta cadde su Angelino Alfano, segretario del Pdl (partito fondato sempre da Berlusconi), ma anche in questo caso arrivò un divorzio traumatico nel 2013. Poi si parlò dell’investitura del giovane Raffaele Fitto, ex governatore della Puglia ed ex ministro per gli Affari regionali, ma anche in questo caso si consumò una divisione nel 2015. In maniera analoga andò con il giornalista Giovanni Toti. Il presidente di Forza Italia lo nominò suo consigliere politico, si parlò di successione e fu eletto nel 2015 governatore della Liguria. Ma poi Toti si avvicinò un po’ troppo alle posizioni dell’alleato leghista Matteo Salvini e tutto finì lì.
Quindi è seguita l’era dei tecnici. L’anno scorso è emersa l’idea di affidare la guida del centro-destra al manager Stefano Parisi (Confindustria, Fastweb, Royal Bank of Scotland, Chili Tv). Nel 2016 solo per una manciata di voti è stato sconfitto da Giuseppe Sala nella sfida a sindaco di Milano. La sintonia tra Berlusconi e Parisi, però, si è raffreddata. Il manager non è entrato in Forza Italia e ha fondato un suo movimento con grandi ambizioni: Energie per l’Italia. Ora sembra anche possibile un ravvicinamento.
Tuttavia l’attività del fondatore della Fininvest, del Pdl e di Forza Italia gira sempre “a mille”. Negli ultimi mesi si è mobilitato su tre diversi fronti: 1) ha venduto il Milan ai cinesi ricavando consistenti risorse finanziarie (740 milioni di euro); 2) sta fronteggiando il tentativo di scalata del francese Vincent Bollorè (Vivendi) alle tv Mediaset; 3) sta restaurando la sua autorità sul centro-destra contestata dal leghista Matteo Salvini (l’ex presidente del Consiglio ha vinto le elezioni comunali dello scorso giugno e i sondaggi lo danno con il vento in poppa).
Di qui il nuovo attivismo in politica. La ricerca di volti giovani per rinnovare Forza Italia e la selezione di nomi da candidare eventualmente alla presidenza del Consiglio nelle elezioni politiche. C’è stata l’uscita a sorpresa sull’uomo che ha salvato la Fiat, ma potrebbero seguire iniziative più mirare, sempre calibrate nell’area dei tecnici. Ci potrebbe essere il corteggiamento dell’economista Carlo Calenda, ex uomo di Luca di Montezemolo e di Mario Monti, ora ministro dello Sviluppo economico nel governo diretto da Paolo Gentiloni. Ma la vera mossa a sorpresa della quale si parla è Emma Marcegaglia, imprenditrice, tassello italiano della cordata in corsa per comprare l’Ilva, ex presidente della Confindustria.
Può accadere di tutto. Berlusconi alle volte si è definito “un vecchietto”, ma altre volte ha ribadito la volontà di non mollare. Dopo aver lanciato il nome di Marchionne ha chiarito ai microfoni del Tg1: «Io sono in campo e ci resto. Farò il padre nobile quando avrò l’età adeguata. Ora sono un giovanotto piuttosto vivace».
Un fatto è certo: finora tutti i successori designati sono stati “divorati” dal Cavaliere. È quello che, secondo la mitologia greca, faceva Crono con i suoi figli. Ma Zeus riuscì a non essere divorato, si salvò e detronizzò il padre.