Signori, si parte. È la volta buona. Mai, dal 2012, premesse di speranza così alte. Nuovi impianti, nuove alleanze, una finora sconosciuta aggressività imprenditoriale. Eccoli i nuovi Caraibi, i Caraibi kenyani. Sole abbagliante, mare che gioca con se stesso attraverso il fenomeno incredibile delle maree, prezzi contenuti, abitanti gentili anche quando sono affamati e smunti.
Una lunga, ammaliante, costa che dalla caotica Mombasa – la vecchia capitale – scende diritta come un fuso fino all’antica e accattivante, ma un po’ ammuffita e scaduta Malindi. E, al centro, la perla, Watamu. Appena vent’anni di vita. Un progresso dirompente. Costruita sull’infinita, bianca, spiaggia di Jacaranda da una fantasiosa e creativa famiglia romana, i Lenzi. Prima il capostipite, Remo, poi il figlio Roberto. Mille difficoltà, quasi sempre vittorie.
Grazie alla loro tenacia, mai venuta meno, adesso si volta nettamente pagina. Non ci sono più impedimenti alla bellezza e alla gioia di questo paese in forte crescita economica, pur endemicamente afflitto dalla corruzione, che sta per affrontare senza traumi particolari le elezioni presidenziali e che è riuscito ad abbinare la tradizione più pura – quarantatré gloriose tribù per 50 milioni di abitanti, una lunga e difficile storia di colonialismo ormai sfociato nell’abbraccio tra bianchi e neri – con una modernizzazione seppure ‘a chiazze’. La cifra appena incoraggiante dello scorso anno, un milione di turisti – come sempre, soprattutto inglesi e italiani, una buona metà ‘romani de’ Roma’, tra cui il sottoscritto – verrà sicuramente superata quest’anno. Le previsioni, pur con la dovuta percentuale di condizionale, sono rosee, i primi tre mesi del 2017 – poi – sono stati quasi da boom, e non se lo aspettava nessuno.
Il sanguinoso attentato del 2013 dei terroristi islamici Al-Shabaab al centro commerciale del Westgate a Nairobi, uno choc allora, è stato dimenticato. Le potenze occidentali riconoscono al Kenya uno stato di sicurezza, una guida stabile, un ruolo di cerniera ben disposto sul territorio, insuperabile sia dai nigeriani di Boko Haram, che dai somali di Al-Shabaab.
E così benvenuti da tutto il mondo, signori turisti. Quasi per la prima volta anche centinaia di visitatori dall’Est Europa, appassionati di sole e di tradizioni, alla scoperta delle radici dell’Africa nera. E si infittiscono le trattative con grandi ‘tour operators’ russi in previsione della creazione di società miste, assoluta novità nello scacchiere turistico.
Gli ingredienti per il successo ci sono tutti. L’entusiasmo degli imprenditori e del popolo kenyano c’è, ma via – finalmente – con le infrastrutture di trasporto e, soprattutto, con nuovi voli e aeroporti. In testa alla lista delle priorità, quello di Malindi: aspettare è letale. Solo con l’allargamento dello scalo e il suo passaggio a internazionale, la costa kenyana diventerà veramente i nuovi Caraibi, anche più accattivante. E i complessi d’inferiorità spariranno.