Solo per un miracolo non c’è scappato il morto nell’enorme incendio a Castel Fusano. Si tratterebbe di incendio doloso. Il fuoco non è scoppiato per caso. I sospettati adesso salgono a due. I carabinieri forestali di Ostia ieri hanno fermato un uomo di 63 anni con alle spalle diversi precedenti penali. L’uomo è stato preso mentre stava per accendere un altro rogo nella pineta di Castel Fusano.
Già lunedì sera era stato fermato dai carabinieri un altro sospetto piromane: Fabrizio Rinaldi, un idraulico di 22 anni, originario di Busto Arsizio (Varese) e da poco tempo abitante ad Ostia. È stato individuato durante una perlustrazione avvenuta con l’elicottero. Rinaldi è stato trovato mentre cercava di nascondersi tra gli arbusti, aveva dei fazzoletti di carta e un accendino. L’ipotesi di reato pronta a scattare è quella di incendio doloso. La procura della Repubblica di Roma ha avviato le indagini e sta valutando i fatti. L’inchiesta è coordinata dalla procuratrice aggiunta Nunzia D’Elia. Il giovane idraulico, al contrario dell’altro sospettato, risulta incensurato e finora si è rifiutato di rispondere a tutte le domande. Le indagini dovranno accertare se ci sono altri piromani e se dietro ai roghi ci sono o no gli interessi della criminalità organizzata.
I danni ecologici ed economici sono incommensurabili. Larga parte della pineta di Castel Fusano non esiste più: 200 ettari sui complessivi 900 sono stati inceneriti. Gli alberi e la macchia mediterranea sono stati divorati dalle fiamme scoppiate lunedì 17 luglio. E non è finita: alcuni focolai sono ancora attivi dopo due giorni di fiamme. Anche ieri i vigili del fuoco e gli uomini della protezione civile sono stati impegnati senza soste per impedire altri disastri.
Le ceneri del gigantesco incendio sono volate perfino fino a Roma: alcuni automobilisti le hanno trovate sulle loro macchine parcheggiate nel quartiere Appio-Tuscolano. Sono state ore infernali: autobotti, elicotteri ed aerei Canadair anti incendio sono intervenuti senza tregua per spegnere i roghi. Ma i pompieri e gli uomini della protezione civile sono riusciti soltanto a limitare i danni, comunque enormi al patrimonio forestale.
È stato replicato il disastro del 2000. Sono stati bruciati i 200 ettari della pineta di Castel Fusano già distrutti 17 anni fa e poi ripiantati. La lacerante ferita all’oasi verde a un passo da Ostia sembrava risanata, invece si ricomincia da capo. Adesso siamo di nuovo alla catastrofe ambientale. Al posto dei pini e della macchia mediterranea c’è ora un desolante paesaggio lunare: un mare di cenere copre il terreno, gli alberi sono spariti, ancora c’è qualche nube di fumo, ogni tanto si scorgono i resti di un tronco carbonizzato e, in qualche caso, ancora fumante. Già il 7 luglio la pineta era stata colpita dagli incendi, scoppiati nel Lazio e un po’ in tutta Italia, ma il fuoco di lunedì 17 luglio ha avuto conseguenze devastanti. Ma sia a Castel Fusano sia in varie regioni italiane sono stati presi molteplici piromani. L’ipotesi d’incendio doloso può scattare anche in Campania, Calabria, Sicilia e Toscana. Basta un fiammifero o un accendino per provocare un disastro in boschi e in campagne assetati dalla lunga, implacabile siccità.
L’aria nella zona di Ostia, dell’Infernetto e dei quartieri limitrofi è ancora intrisa da una forte puzza di fumo e di bruciato. Quando è scoppiato l’incendio si sono sollevate gigantesche nubi di fumo nero visibili da Ostia e anche dai quartieri di Roma sud distanti 15-20 chilometri.
È stata colpita dalle fiamme anche Acque Rosse, un’altra pineta nei pressi di Ostia. Come ha già scritto Sfoglia Roma lunedì notte, dietro gli incendi c’è la mano dell’uomo, le cause dei roghi non si possono circoscrivere solo alla casualità e al caldo asfissiante.
Il governo interviene per combattere ogni tipo d’incendio doloso. L’esecutivo ieri ha presentato al Senato un emendamento al decreto per il Mezzogiorno che inasprisce le pene per i responsabili dei roghi. Il ministro del Mezzogiorno Claudio De Vincenti ha annunciato la volontà dell’esecutivo Gentiloni di «tagliare le unghie agli speculatori e agli estorsori. Le organizzazioni criminali non la spunteranno».