Sono due i numeri che meglio di ogni altro confermano che l’Atac – al centro delle ultime polemiche della giunta Raggi – è tecnicamente fallita: l’età media degli autobus, 9,82 anni, e lo stipendio medio dei dipendenti, 46 mila euro lordi.
Analizziamo il primo numero: quasi 10 anni di vita vuol dire che il parco auto di Atac è al 90 per cento non da risistemare, ma da buttare, dal momento che la vita utile di un bus – stando ai calcoli più attendibili – è di 12 anni. Quindi o si rinnova completamente, ma questo richiede investimenti per centinaia di milioni, oppure tra un po’ buona parte degli autobus si fermerà. E ne sanno qualcosa i tanti utenti romani che spesso e volentieri debbono scendere da autobus che si rompono in continuazione.
Veniamo ora al secondo numero: l’entità dello stipendio sta a significare che il costo del personale pesa per oltre 550 milioni – oltre il 50 per cento del bilancio dell’Atac che è un po’ sopra il miliardo di euro. Si potrebbe dire: niente di nuovo in Italia.
Se però facciamo il confronto con la produttività, che nel caso specifico è indicata dal costo della vettura per chilometro, esce fuori che arriviamo alla cifra di 7 euro per chilometro, quando la media europea è quasi la metà. Tradotto: uno spreco di soldi per un’azienda che ha troppo personale in ufficio e poco dove invece è il cuore della sua attività.
L’ormai ex direttore generale Rota ha detto che il problema di Atac non è solo e soltanto il personale. Vero, ma è altrettanto vero che un’azienda che ormai macina perdite da oltre 8 anni non può permettersi più una situazione del genere. Più in generale, questi numeri e queste considerazioni portano ad una verità di fondo e cioè che Atac potrebbe ancora risollevarsi se si intervenisse dal lato dei costi più che da quello dei ricavi, perché è il primo problema il vero bubbone.
La sindaca di Roma Raggi continua a sostenere che la vera piaga è l’evasione e che recuperando soldi facendo pagare i biglietti si potrebbero incassare almeno 200 milioni, arrivando così ad un rapporto tra biglietti e bilancio complessivo di quasi il 40 per cento. La verità vera rischia di essere un’altra e cioè che dalla lotta all’evasione si potrebbero ricavare non più di 50 – 80 milioni.
Dulcis in fundo è anche un altro il problema da risolvere e cioè il ruolo stesso del Comune di Roma. Oggi ha il doppio ruolo di regolatore e gestore caricandosi dunque di costi senza fine, che non hanno certo fatto il bene dell’azienda – troppo sussidi dipendente. Occorre dunque una separazione affinché l’Atac capisca che deve finalmente andare avanti con le sue gambe.