Dall’istituzione, che sarebbe una novità assoluta per la nostra capitale, del Vigile di Quartiere, ai problemi della sicurezza e della criminalità e all’emergenza rifiuti: su queste scottanti tematiche fa il punto Maurizio Esposito, vice presidente del I Municipio di Roma e uomo di punta del Movimento di Stefano Parisi, “Energie per l’Italia”, che incontriamo in una bellissima terrazza del centro storico. Esposito parla con pacatezza e al tempo stesso con determinazione di Roma e dei suoi infiniti nodi da risolvere. Un sorriso rassicurante il suo.
D: Consigliere Esposito, ci può illustrare ampiamente la sua proposta sull’istituzione del Vigile di quartiere? Quali saranno i suoi compiti? E in quali Municipi verrà intanto sperimentata?
R: La figura del “vigile di quartiere”, che in modo più moderno chiamerei “operatore di prossimità della Polizia Locale”, non è di per sé una novità, essendo addirittura prevista, per quanto attiene i relativi finanziamenti e finalità, dalla legge n.1/2005 della Regione Lazio e, di fatto, mai posta in essere.
Con una mia specifica mozione, votata all’unanimità dal Consiglio del Municipio I di Roma, ho voluto riportare alla luce tale potenzialità dopo un attento confronto con alcuni sindacati di settore e responsabili del Comando del Gruppo I della Polizia Locale.
In buona sintesi, si tratta di individuare piccoli nuclei di operatori che, gravitando con continuità nel tempo e sempre gli stessi in determinati circoscritti spazi rionali e di quartiere, possano creare un particolare riferimento di conoscenza e fiducia con il tessuto sociale circostante, rappresentando, di fatto, una percezione di maggiore sicurezza e presenza sul territorio per residenti e commercianti.
Ovviamente sarà compito dei tecnici della Polizia Locale individuare le aree più sensibili, sotto il profilo della microcriminalità, della difesa del decoro e dell’antiabusivismo, su cui fare insistere la figura del “vecchio” vigile di quartiere.
La citata mozione prevede che, nel senso, il Municipio I faccia da pilota per un periodo sperimentale di sei mesi, al termine del quale, fatte le debite valutazioni in termini di risultati operativi, tale figura possa essere attuata, con i medesimi criteri, su tutti i Municipi della Capitale.
D: A Roma si sommano sempre nuove emergenze. Dopo i rifiuti, i campi rom, ecco l’allarme siccità e il rischio di un razionamento dell’acqua: nella città che ha inventato gli acquedotti sembra un paradosso ”grillino”…
R: Come ho avuto già modo di dire, i grillini stanno evidenziando tutte le loro difficoltà e carenze attitudinali nella capacità di governo del territorio di Roma. Ciononostante non dobbiamo dimenticare che la nostra capitale è stata, negli ultimi vent’anni almeno, quasi esclusivamente gestita da una sinistra che ha, nel tempo, creato voragini burocratiche, amministrative e finanziarie che oggi, ormai, sono totalmente esplose in tutta la loro gravità. Ciò che trovo, a fattore comune, particolarmente grave ed imperdonabile è l’assenza assordante di una strategia politica per Roma, di ammodernamento dei servizi, di investimenti manutentivi, di potenziamento del comparto turistico, insomma di una visione moderna della città che possa renderla al passo con i tempi e competitiva con le più grandi capitali mondiali.
È arrivato il tempo di voltare pagina, di offrire ai cittadini romani e a tutti gli italiani una nuova classe politica, che non ragioni ed agisca nella ristretta e troppo spesso miope visione dei partiti, ma che, aperta alla società civile e con concrete capacità tecniche e professionali, nonché di ben delineate prospettive politiche, possa realmente aprire nuovi orizzonti per Roma e per l’Italia. In questo senso, ritengo che Energie per l’Italia con il suo leader Stefano Parisi possa rappresentare una scelta importante per il nostro futuro.
D: Il raccordo anulare, ogni giorno, bloccato da roghi ed incendi dolosi. Manca secondo lei un controllo reale e costante del territorio? Intravede dietro una regia e un relativo interesse delle mafie?
R: La sicurezza è certamente un altro dei grandi temi che riguarda da vicino Roma ma, direi, l’intero comparto nazionale. Dobbiamo però uscire dall’ottica che ogni evento criminoso debba essere ricondotto a fenomeni di stampo mafioso.
Per quanto attiene i recenti incendi dolosi nella nostra città, credo che le risultanze investigative immediate delle Forze dell’Ordine abbiano attestato proprio questa assenza di legami. Ciò che a mio avviso andrebbe invece rivista ed intensifica è l’attività preventiva, soprattutto nel periodo estivo, attraverso una più incisiva sinergia dei diversi organismi preposti che, ad oggi, lasciano qualche spazio a quanti denunciano, nel senso, una minore attenzione nel controllo del territorio.
Da ultimo, leggo di una forte sproporzione, in difetto, tra numero di Vigili del Fuoco e popolazione che va certamente rivista e corretta.
D: A poco più di un anno della giunta Raggi siamo, letteralmente, sommersi dalla spazzatura, i cassonetti non vengono svuotati per settimane, in molti casi sono anche divelti e bruciati: il pugno di ferro della sindaco ci sembra un guanto di velluto..
R: La questione dei rifiuti a Roma si inquadra in quell’ottica di assenza di strategia da parte della classe politica. Si è trattato, in estrema sintesi, di un tirare a campare rinviando la soluzione dei problemi che oggi, come si diceva, ci sono crollati addosso con tutta la loro violenza ed imbarazzo, non dimentichiamolo, internazionale.
Credo che il problema vada affrontato sostanzialmente sotto due profili: quello della intensificazione della raccolta differenziata e quello del perseguimento di una certa produttività e redditività del comparto rifiuti. Quest’ultimo potrebbe essere conseguito, in tempi relativamente brevi, attraverso la creazione di un termovalorizzatore, dotato di tutti i sistemi moderni di protezione ambientale, come nei più importanti paesi europei, vedasi per esempio la Germania, che darebbe non solo la possibilità di creare energia elettrica ma anche di portare il riscaldamento nelle nostre abitazioni. Quindi riduzione dei costi di gestione, cioè abbattimento delle tasse relative per i romani che sono le più alte d’Italia.
D: Ha fatto discutere la recente sentenza sul “Mondo di mezzo”: è venuta a cadere la famigerata accusa di associazione mafiosa. Lei ha una lunga e prestigiosa esperienza nel settore della giustizia: come si può combattere la piaga della criminalità nella capitale?
R: La piaga della criminalità a Roma, come ovunque, non potrà mai essere completamente eliminata, se vogliamo essere realistici. Certamente può essere combattuta più efficacemente. Questo attraverso una sinergia di diversi fattori. In primis la politica deve essere in grado di fornire rappresentanti che realmente abbiano a cuore l’interesse pubblico e non personalismi di basso potere. Le Forze dell’Ordine devono poter agire in un quadro normativo chiaro, essenziale e scevro da un garantismo che definirei ormai patologico, in cui assicurare i delinquenti alla giustizia è diventata impresa alquanto impervia ed ardua. Da ultimo, ma non meno importante, la magistratura, soprattutto quella giudicante, deve svolgere, sia pure nella sua autonomia, un ruolo di maggiore severità nel sanzionare determinati comportamenti di particolare allarme sociale, soprattutto con riguardo all’istituto della recidiva.