Rubinetti secchi la notte
Niente pioggia,tubi rotti

La notte poca o addirittura niente acqua dai rubinetti a Roma. L’Acea, con un comunicato stampa, ha annunciato la decisione «di adottare un piano di riduzione controllata della pressione della rete idrica nelle sole ore notturne» sia nella capitale e sia a Fiumicino. L’azienda capitolina per l’acqua, il gas e la luce si è detta costretta a questa scelta dalla «straordinaria siccità».

Rubinetto

Rubinetto

La notte quasi, o del tutto, a secco colpirà la grande maggioranza dei quartieri di Roma e di Fiumicino. Dalla mezzanotte alle cinque ci sarà la «riduzione controllata della pressione». A rischio sono soprattutto le zone alte della metropoli e le case degli ultimi piani. Già da domani, primo settembre,  potrebbero arrivare brutte sorprese per i nottambuli assetati e per chi ha bisogno di tirare lo sciacquone del bagno. L’Acea farà scattare la misura nei primi giorni di settembre, per affrontare i maggiori consumi determinati dalla fine delle ferie di gran parte dei romani.

Poteva andare peggio, molto peggio. A giugno la crisi idrica era cominciata in sordina tra la mancanza di pioggia, la canicola e l’afa:  l’Acea propose di chiudere le Nasone, le tradizionali fontanelle pubbliche in ghisa della città, per risparmiare acqua. A luglio ancora niente precipitazioni: l’Acea lanciava un allarme rosso, paventando un piano di razionamento durissimo per affrontare l’emergenza idrica causata dalla siccità. Il piano prevedeva rubinetti a secco per 8 ore al giorno, seguendo una turnazione rigida, per 1.500.000 romani. Poi il programma di razionamento, che avrebbe coinvolto cittadini, attività produttive ed istituzioni pubbliche, fortunatamente è rientrato: l’acqua non è mancata ad agosto. Virginia Raggi si è resa conto del colpo mortale del razionamento per la città e per se stessa. La sindaca grillina di Roma chiese al governo Gentiloni, alla Regione Lazio di Zingaretti e all’Acea di trovare rapidamente una soluzione: «È inaccettabile che oltre un milione e mezzo di romani rimangano senza acqua».

Nasona

Nasona

Schivato il peggio, adesso è arrivata la decisione di ridurre a settembre il flusso d’acqua nella notte per far tornare i conti. Le speranze sono riposte sui temporali previsti, finalmente, a settembre dopo tre mesi nei quali a Roma e nel Lazio (come un po’ in quasi tutta Italia) praticamente non è caduta una goccia di pioggia. Si scruta il cielo, sperando di vedere delle nuvole e confidando nelle previsioni meteorologiche che danno per domani le prime pioggie. Certo i temporali sono necessari per ripristinare le falde acquifere della regione, quasi prosciugate dalle pochissime precipitazioni e dalle ondate di caldo torrido, ma non bastano a risolvere la crisi.

C’è un problema strutturale da risolvere: lo sperpero dell’acqua potabile. Gli acquedotti di Roma sono un colabrodo: le tubature perdono acqua perché risalgono in genere a 50 anni fa, sono vecchie e negli ultimi decenni praticamente sono mancati gli investimenti sia per potenziare la rete sia per la normale manutenzione. La stessa Acea, qualche mese fa, aveva calcolato una dispersione di ben il 45% dell’acqua trasportata dai 5 mila chilometri di condutture. Ma per alcuni i molti buchi e i tanti guasti farebbero perdere faddirittura fino al 60% dell’acqua.

Anche adesso l’azienda comunale multi servizi accenna al problema. Nel comunicato con il quale ha annunciato le notti a secco, ha precisato gli interventi effettuati negli ultimi mesi sulle condutture: ha monitorato «circa 4.700 km di rete, quasi il 90% del totale, con oltre 1.300 perdite già riparate». Le 1.300 perdite riparate sono una cifra molto alta e positiva perché permette di recuperare una parte della dispersione causata dalla rete idrica dissestata. Tuttavia non si sa a quanto ammontino ancora le perdite causate dalle tubature colabrodo. L’Acea farebbe bene a comunicarlo e ad esporre i rimedi perché è un’azienda pubblica che gestisce un bene collettivo essenziale come l’acqua. La sindaca, in caso di silenzio dell’azienda, dovrebbe intervenire per due motivi: 1) è un suo dovere tutelare i cittadini-utenti; 2) è lei la proprietaria dell’Acea perché il Campidoglio è il socio di maggioranza.

I rubinetti all’asciutto, anche limitatamente alla notte, sono un fatto traumatico per Roma e per la sua immagine internazionale. Sono un simbolo del degrado generale, imponente: gli autobus che hanno gravi ritardi o non passano per niente; i cassonetti stracolmi d’immondizia; le vie dissestate e pericolose per le buche; le strade a rischio allagamento per le piogge autunnali, perché i tombini delle fogne sono intasati dai detriti, mai rimossi per la mancata manutenzione; l’inefficiente burocrazia comunale (i municipi danno appuntamenti a tre mesi dalla richiesta per rinnovare la carta d’identità); la virulenza della criminalità comune e di quella organizzata.

Fontana di Piazza Navona

Fontana di Piazza Navona

La città eterna, dall’epoca dell’urbe dei Cesari, ha sempre vantato l’abbondanza degli acquedotti e dell’acqua. Non è mai successo che restasse all’asciutto anche nei periodi di grande siccità. Il professor Andrea Carandini, romano, celebre archeologo e saggista, è andato giù pesante con la Raggi in una intervista al ‘Corriere della Sera’: la mancanza di acqua è inammissibile, la sindaca dovrebbe riconoscere il suo “fallimento” e chiedere “scusa” ai romani.