Le elezioni politiche di inizio 2018 si avvicinano e tutti cercano di non restare “scottati” dal decisivo appuntamento con le urne. Giuliano Pisapia ha un problema enorme da affrontare: vuole costruire “un nuovo centro-sinistra” con il Pd e con le sinistre, ma il primo e le seconde sono in rotta di collisione tra di loro. Eppure in teoria sia il Pd di Matteo Renzi sia le tre sinistre (Campo progressista di Pisapia, Mdp di Speranza-Bersani-D’Alema e Sinistra italiana di Fratoianni-Fassina) avrebbero un forte interesse a un accordo.
I motivi per superare i duri contrasti sono evidenti: il Pd ha bisogno di alleati perché il M5S di Beppe Grillo gli insidia il primato di maggiore partito italiano e Silvio Berlusconi può ricomporre un concorrenziale centro-destra; le tre sinistre divise stentano a superare lo sbarramento del 3% dei voti previsto dall’attuale legge elettorale per accedere alla Camera (al Senato la soglia minima è addirittura dell’8%). Tuttavia, nonostante il grande interesse all’unità o comunque a raggiungere un’intesa elettorale, la lotta fratricida continua. Lo scontro è permanente tra il Pd, da una parte, e il Mdp e Sinistra italiana, dall’altra.
Pisapia, corteggiato da tutti i contendenti, ha cercato di costruire “un centro-sinistra largo” ma finora con scarsi risultati. Le sinistre rimproverano a Renzi una “deriva di destra” e il segretario del Pd controbatte con l’accusa di “sinistra conservatrice”. Lo stallo dura da tempo e la contesa si è inasprita con la scissione del Pd, realizzata lo scorso febbraio dal trio Speranza-Bersani-D’Alema. È difficile se non impossibile dialogare dopo una scissione.
Così tutte le speranze sono riposte su Pisapia apprezzato da tutti. L’ex sindaco di Milano ha cercato di riunire le sinistre e di dialogare con Renzi, ma lo stop è arrivato ogni volta puntuale. Poi è seguita la svolta. Ha lanciato un colpo a Renzi. Ha sparigliato giocando la carta delle primarie di coalizione, ha sollecitato il Pd a seguire questa strada per scegliere il candidato premier: «Dica apertamente che non è autosufficiente e che il candidato non sarà il segretario del Pd».
È una stoccata dura per l’ex presidente del Consiglio, che punta a ritornare a Palazzo Chigi dopo le elezioni politiche. Ed è una mossa che aggrega le tre sinistre sul piede di guerra contro Renzi, sinistre sicure di raccogliere i voti di protesta finiti ai cinquestelle o nell’astensione se si presenteranno come forze alternative al segretario democratico.
Ma è una mossa che, a sorpresa, alla fine può risultare vincente. Le primarie di coalizione sono una carta importante giocata dal leader di Campo progressista. Tutti alla fine potrebbero approvare la proposta. Giuliano Pisapia potrebbe vantare la “discontinuità” ottenuta dal Pd con le primarie di coalizione per votare il candidato premier, le sinistre rientrerebbero in gioco riacquistando un ruolo, Renzi potrebbe vincere anche questa nuova sfida elettorale interna dopo quella per il secondo mandato da segretario del Pd.
Tutto può cambiare. Pisapia potrebbe tagliare il traguardo di “un centro-sinistra largo”. Il leader di Campo progressista invita “a stare insieme” per combattere le aumentate disuguaglianze sociali. Vuole un centro-sinistra unito: «I miei avversari sono il populismo, la destra e il centrodestra, il mio nemico è il nazifascismo». E qualcosa si muove: nel Pd hanno apprezzato l’abbraccio di Pisapia a Maria Elena Boschi, la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio contestatissima a sinistra.
Nella sinistra c’è chi raccoglie la palla. Pier Luigi Bersani, a sorpresa, ha aperto la porta al dialogo con Renzi e alle primarie di coalizione: «Fosse per me le farei». L’ex segretario del Pd ha alzato il disco verde a una sfida tra Renzi e Pisapia per la premiership ad una cena di autofinanziamento del Mdp a Pontelagoscuro vicino Ferrara. Ma ha posto delle condizioni e, in particolare, di andare a votare alle politiche con il Mattarellum mettendo da parte il cosiddetto Rosatellum bis, ora all’esame della Camera: le primarie di coalizione si devono realizzare con «il Mattarellum, che prevede vere coalizioni, non con questa legge che stanno discutendo. E con un’intesa su un programma in discontinuità con i governi di questi anni». Adesso, anche se è scettico, aspetta la risposta del segretario del Pd: «Noi non siamo la sinistra settaria, non siamo la Cosa rossa. Se c’è un centrosinistra unito senza Alfano, come nel Lazio e in Lombardia, noi ci sediamo al tavolo. Ma non credo che Renzi vorrà allearsi con noi. Non ci ha neppure invitato alle Feste dell’Unità».
La situazione è in movimento. Giuliano Pisapia è riuscito a sparigliare. Si è aperto uno spiraglio per un accordo tra il segretario e l’ex segretario del Pd, tra Renzi e chi ha lasciato il partito sbattendo la porta. Bersani è sceso in campo per dare una mano a Pisapia.