I libri sono un bene prezioso: sono lo strumento principale per trasmettere cultura, sapere, storia. Trasmettono conoscenze ed emozioni tra milioni di uomini diversi; di nazionalità, culture e continenti differenti. Tra uomini del passato, del presente e del futuro. Sono uno strumento di arricchimento culturale personale e collettivo: la leva che fa progredire l’umanità in sapere, benessere e civiltà.
Fortunatamente Roma ha un consistente patrimonio di volumi posseduti da privati cittadini e dalle biblioteche delle città. Con oltre un milione di libri le Biblioteche di Roma, precisa BiblioTuNews, sono un avamposto culturale della metropoli, ma servirebbero più investimenti. La capitale spende per questi luoghi di cultura la metà di quanto fanno Torino e Milano.
Sono una delle istituzioni culturali più importanti di Roma. Nonché un polo di aggregazione formidabile. Eppure anche questa realtà della capitale, come tante altre, sta attraversando un periodo complicato. Stiamo parlando delle Biblioteche di Roma, istituzione sorta nel 1996, che raccoglie 39 sedi bibliotecarie (escludendo quelle nelle carceri e quelle federate), con oltre un milione di libri messi a disposizione e circa 2 milioni e 300mila visite annuali. Numeri importanti che, forse complice la freddezza del mero dato numerico, non riescono a rendere l’importanza sociale e culturale di questo istituto di Roma Capitale: queste diventano, soprattutto nelle periferie, un vero polo di aggregazione, un’isola felice per studenti e appassionati di letteratura, un luogo di «socialità diffusa» in tempi di disgregazione.
Le biblioteche oramai non sono più solo un luogo dove si raccolgono libri polverosi, sono sempre più un avamposto culturale fondamentale per la circolazione delle idee e per l’accesso al sapere, spiega a Roma Italia Lab il presidente di Biblioteche di Roma, uomo di cultura e autorevole firma del Corriere della Sera, Paolo Fallai. Le biblioteche sono una delle ultime trincee rimaste per una informazione corretta, un baluardo contro le fake news.
Nonostante il bilancio di previsione in equilibrio (entrate uguale alle uscite, fatto non scontato nella galassia di aziende e istituzioni del Comune di Roma), si incominciano ad avvertire i primi scricchiolii. Il primo segnale arriva dalla centralissima Piazza Grazioli, sede della storica biblioteca comunale Rispoli, attiva dal 1930 e frequentata in passato da un grande dello spettacolo come Paolo Poli. Qui le saracinesche sono abbassate dal 2 gennaio 2017.
«Quando sono arrivato – racconta Fallai – ho trovato la biblioteca chiusa per lavori, in realtà mai programmati. Il vero problema della Rispoli è che quella sede costava alle istituzioni Biblioteche 185mila euro l’anno, una cifra spropositata, e necessitava inoltre di lavori di messa in sicurezza. C’era poi la prospettiva di un consistente aumento dell’affitto. L’impegno è quello di riaprire in un’altra sede. In tutti i casi i libri della Rispoli saranno disponibili dal primo ottobre da ogni biblioteca». Resta un patrimonio unico: 38mila volumi; libri in francese, inglese, spagnolo, tedesco, russo e persiano, 8 quotidiani e 28 periodici di attualità nazionale e internazionale, anche stranieri, oltre 1400 dvd.
Paolo Fallai è stato chiamato a risollevare le sorti delle Biblioteche di Roma a fine marzo di quest’anno. Con lui nel cda Christian Raimo, giornalista, Fiorella Farinelli, già assessore alle Politiche giovanili e al personale dal 1993 al 1999 con Rutelli sindaco, e Fabio Severino, professore di Economia e gestione delle organizzazioni culturali.
«L’istituzione biblioteche ha 21 anni – spiega Fallai – e gran parte della generazione assunta con la famosa legge 285 sta uscendo dalla pubblica amministrazione, così stiamo perdendo tanti bibliotecari che vanno in pensione, anche persone di grande valore. Serve immissione di nuove forze. Dal Campidoglio abbiamo una buona disponibilità. C’è un concorso per bibliotecari e uno per Assistenti culturali che devono esaurire la lista d’attesa. Noi contiamo di attingere a queste liste perché questa emorragia di personale ci mette in grande difficoltà».
C’è poi il problema della ristrutturazione della rete territoriale e quello dell’aggiornamento della proposta letteraria con l’acquisto di nuovi libri (serve un investimento di 800mila euro annui, intanto ne sono già stati spesi 300mila). Senza dimenticare le necessarie spese per la manutenzione degli edifici. Servono dunque importanti investimenti, esattamente il contrario di quanto è avvenuto negli ultimi anni, con le Biblioteche di Roma che hanno visto costantemente diminuire la quota di finanziamento: dai 21 milioni e 750mila euro del 2011 si è arrivati ai quasi 19 milioni attuali, un calo di oltre il 15%: una somma pari a 6,41 euro per cittadino che equivale alla metà di quanto spendono per lo stesso servizio Torino e Milano.
«Bisogna invertire questa tendenza – ammonisce Fallai – altrimenti si rischia un grave impoverimento culturale».
Nonostante questo Biblioteche di Roma resta una delle più importanti realtà culturali della Capitale. Continuano ad aprire nuove sedi e quest’anno 15 circoli di lettura delle Biblioteche di Roma hanno partecipato come votanti al Premio Strega (vinto da Paolo Cognetti). Inoltre scrittori di primo piano, nell’ambito del Festival delle Letterature di Massenzio, si sono recati nelle periferie romane, come Hanif Kureishi che il 13 luglio è sbarcato a Corviale, alla Biblioteca Renato Nicolini, per presentare la sua ultima fatica Uno zero. A breve partirà il progetto della Biblioteca della Legalità, che vede Collina della Pace come biblioteca di riferimento: «Biblioteca della legalità è un progetto nato nelle Marche in collaborazione con l’Associazione Magistrati» spiega Fallai. «C’è una valigia di libri, circa 200 titoli, che sono messi a disposizione per parlare, soprattutto nelle scuole, di legalità. Per Roma e il Lazio la Biblioteca di riferimento sarà Collina della Pace. Il 6 e 7 ottobre ci sarà un convegno per lanciare l’iniziativa».
Le Biblioteche di Roma possono essere dunque un importante presidio di rinascita, soprattutto per le periferie. Ma non può essere l’unico avamposto in un deserto culturale.
«In alcune zone di Roma siamo soli», chiarisce Fallai. «A San Basilio la biblioteca Aldo Fabrizi è uno dei pochi luoghi che assiste culturalmente quel quartiere. Nel IV Municipio c’è solo la Biblioteca Ennio Flaiano e il Municipio è enorme. È come se in una città come Bologna ci fosse solo una biblioteca: sarebbe assurdo».