Rispunta il vigile di quartiere. In teoria sarà più difficile restare bloccati in un parcheggio da una macchina posteggiata e abbandonata in doppia fila. Oppure sarà più complicato per gli abili borseggiatori (giovani ragazze rom o vecchie volpi romane) sfilare i portafogli sugli autobus o nei supermercati affollati o dovrebbero risultare impossibili ai malviventi senza scrupoli le aggressioni sessuali a donne indifese.
Dopo tanti anni di annunci il vigile di quartiere, di casa a Roma negli anni Cinquanta e Sessanta, rifà una timida comparsa nella capitale. Timidissima ricomparsa perché la presenza del “pizzardone” (è il soprannome dato dai romani) addetto al controllo di una o più strade sarà limitata in via sperimentale alla vigilanza di un settore del centro di Roma, cioè il quartiere Prati e, in particolare la commercialissima via Cola di Rienzo (ex Municipio XVII, ora Municipio I).
È una iniziativa limitata a una ristrettissima parte della metropoli, ma almeno, finalmente, si parte. Per il vigile di quartiere si ricomincia da Prati. Il consiglio del Primo Municipio, quello del centro storico, ha votato la mozione del vice presidente Maurizio Esposito (Energie per l’Italia di Stefano Parisi) per l’istituzione dei “caschi bianchi” addetti alla sorveglianza di una singola strada.
Gli abitanti di Prati, in particolare di via Cola di Rienzo, ora possono sperare di frenare il degrado e la micro criminalità. Gli automobilisti artefici dei parcheggi selvaggi, i venditori ambulanti abusivi, i piccoli truffatori dovrebbero avere la vita più difficile. I cassonetti dei rifiuti non dovrebbero più essere stracarichi e maleodoranti, i tombini delle fogne dovrebbero essere ripuliti dai detriti per impedire gli allagamenti in caso di temporali, gli alberi dovrebbero essere potati scongiurando il rischio di rovinosi schianti di vecchie piante (come è avvenuto di recente con un pino secolare caduto in viale Mazzini).
In sintesi: strade più sicure e più pulite a Roma, cominciando da questa sperimentazione iniziata lunedì 2 ottobre e programmata fino alla fine dell’anno. La maggioranza del I Municipio, centrata sul Pd, ha dato il disco verde a questa iniziativa. «Sono molto soddisfatto dell’avvio di questo progetto -afferma Esposito- quale proponente della mozione sul vigile di quartiere che è stata votata all’unanimità da tutto il consiglio del I Municipio». Quella dello “sceriffo di quartiere” è «una figura che viene ripristinata e che dovrà porsi come un solido e costante punto di riferimento in aree ristrette e specifiche della capitale particolarmente colpite da fenomeni quali l’abusivismo commerciale, il degrado ambientale e la mancanza di sicurezza», sostiene il vice presidente del Municipio di Roma centro. Sottolinea: «Si tratta di una risposta concreta alle esigenze dei cittadini romani. È una iniziativa che finalmente verrà sperimentata a partire dalla zona Prati».
Se l’esito della sperimentazione sarà positivo, il vigile di quartiere comparirà anche a piazza Vittorio (all’Esquilino), in via delle Muratte (nel rione Trevi) e a Testaccio. «La funzione di questa nuova figura sarà di controllare il territorio e sanzionare eventuali abusi, ma anche di fornire ai cittadini un punto di riferimento per le segnalazioni, le richieste di informazioni e il supporto nei rapporti con l’amministrazione» spiega Matteo Costantini, vice presidente del consiglio del I Municipio (Democratici e Popolari Più Roma).
I vigili di quartiere sono quattro divisi in due turni (mattina e sera) e in via Cola di Rienzo, oltre alle occupazioni selvagge e alla sosta abusiva, avranno il compito di segnalare le aree verdi degradate.
Della novità è soddisfatto anche Donato Robilotta, coordinatore dei Socialisti Riformisti: «Bene l’istituzione del vigile di quartiere nel I Municipio di Roma, avvenuta grazie alla battaglia del consigliere di opposizione Maurizio Esposito, che ha trovato il sostegno dell’attuale maggioranza di governo a cominciare dal consigliere Matteo Costantini». Si augura che questa iniziativa «possa essere di sprone all’attuale amministrazione di Roma, guidata dalla sindaca Raggi, per istituire il vigile di quartiere in tutta la capitale»
Già, il vigile di quartiere dovrebbe presidiare tutte le zone della città eterna, sempre più degradata e bisognosa di cure. Il rapporto diretto e quotidiano con i cittadini darebbe un salto di qualità alla sicurezza, al turismo, al commercio e alla scricchiolante ripresa economica. La decisione spetterà a Virginia Raggi, la sindaca grillina di Roma però, per ora, tace.
Altre città italiane, come Milano, hanno preceduto Roma con un programma molto più impegnativo di controllo del territorio urbano. Dopo la sperimentazione estiva in 9 zone del capoluogo lombardo da lunedì è partito, potenziato, il piano dei “ghisa” (il nomignolo dato ai vigili dai milanesi) per assicurare la vigilanza in 27 quartieri. I vigili di quartiere lavorano da lunedì a venerdì su due turni, uno dalle 7 di mattina alle 13.45 e l’altro dalle 13.15 alle 20. Le pattuglie dovevano essere formate da tre uomini, ma sono invece di due, a piedi o in bici nei distretti più tranquilli; mentre le squadre sono raddoppiate, con in tutto quattro vigili, nei territori più critici, ad alto rischio sicurezza. Il periodo di sperimentazione estiva ha avuto un bilancio positivo: dal 31 luglio al 10 settembre si sono contati 2.580 interventi da parte dei vigili di quartiere, ovvero una media 60 blitz al giorno. Le maggiori richieste dei cittadini sono per le mini discariche abusive; a seguire per le situazioni di degrado, che creano insicurezza. La “maglia nera” spetta all’area di Loreto-via Padova.