Ex Augustus risorge ma cambia nome in Welcome to Rome. Per quasi tutti gli altri cinema è un massacro: 42 sale chiuse a Roma e altre 20 nel Lazio. Prima le televisioni e poi internet hanno causato il tracollo. Milioni di persone e di biglietti in meno. La trasformazione in multisala ha solo attenuato la crisi, evitando guai ancora peggiori. Invece negli anni ’80, quando ero ragazzo, i cinema godevano una buona salute.
Amavo andare nelle sale del centro un tempo luminose ed eleganti. In particolare mi precipitavo all’ultimo spettacolo, quello delle 22,30, quando avevo finito di scrivere a l’Avanti!, il mio giornale. Uno dei miei cinema preferiti era l’Etoile, il più antico di Roma, un capolavoro d’architettura, a due passi dalla Camera e dal Pantheon, riprogettato ed ampliato da Marcello Piacentini nel 1919. Mi sedevo nelle avvolgenti poltrone di velluto rosso, mi rilassavo e vedevo con gli amici dei bei film. Mi telefonava Gabriele Agrati, un mio caro amico purtroppo morto troppo presto, e ci precipitavamo.
Da anni l’Etoile ha chiuso, non esiste più. Adesso al suo posto c’è la lussuosa sede romana della Maison Vuitton. Ed è andata bene rispetto agli altri. I destini, in genere, sono stati ben peggiori: edifici più o meno blasonati sono stati demoliti o trasformati in sale Bingo, oppure occupati da supermercati e da banche. Qualche rara volta la ristrutturazione li ha riconvertiti in centri congressuali. È il caso del Capranica e del Capranichetta, a piazza Capranica e a piazza Montecitorio, divenuti sale d’incontri e di convegni politici e culturali. Il Castello invece, accanto a Castel Sant’Angelo, nell’ultima fase della vita dedito a film erotici, è stato demolito e al suo posto è stato inaugurato il centro stampa del Vaticano per il Grande Giubileo del 2000. Da poco nel moderno edificio di via di Porta Castello c’è la sede della Lumsa (Libera Università Maria Santissima Assunta).
Il panorama dei cinema è disastroso. Rischiano di scomparire anche gioielli dell’architettura. Qualche sala è rimasta sprangata e abbandonata per decenni nel più totale degrado in attesa della demolizione.
L’ex Augustus ha riaperto i battenti, ha sfiorato la morte. Il cinema di corso Vittorio Emanuele II era una sala abbandonata da 20 anni, poi ieri, 6 ottobre, è arrivata la riapertura. Ma ha cambiato nome e scelta produttiva, adesso si chiama Welcome to Rome e proietta uno splendido filmato tridimensionale sui 2700 anni della città eterna e sulle sue bellezze. Il video irrompe nella testa degli spettatori penetrando tutti i sensi. Con una cuffia si ascolta il sonoro mentre scorrono le immagini di una storia lunghissima e tormentata: dalla fondazione di Romolo alla Repubblica di Cesare, dall’impero di Traiano alla distruzione di barbari, dalla Roma dei Papi a quella capitale d’Italia.
Welcome to Rome si rivolge a un tipo particolare di pubblico: alla marea dei turisti e ai romani affamati di notizie su Roma Caput Mundi. C’è spazio di mercato? La scommessa riuscirà? Paco Lanciano, l’artefice dell’iniziativa, dà una risposta secca: «Speriamo di sì!». Ha spiegato così il miracolo: «La rinascita è costata ad un gruppo di privati coraggiosi 900 mila euro di ristrutturazione». Il fisico e collaboratore di Piero Angela a programmi televisivi Rai come Superquark e Quark, ideatore del viaggio nella storia di Roma intitolato Welcome to Rome, spiega: «Questo è un video virtuale sulla storia millenaria di Roma in 4D, dedicato ai turisti ma anche alle nuove generazioni di romani che mi piacerebbe fossero più consapevoli dell’importanza storica della loro città, unica al mondo». Il film rimarrà permanentemente all’ex Augustus, riaperto nella nuova versione di sala multimediale. Tuttavia nelle altre quattro piccole sale, ora occupate dai filmati sulle maggiori bellezze di Roma (si comincia dalla basilica di San Pietro), in futuro potranno essere visti anche video su temi diversi.
Molti altri cinema del centro storico non sono stati così fortunati: o sono ancora chiusi in attesa di ristrutturazione o non esistono più. Il Volturno, a piazza della Repubblica, inutilmente ha tentato la strada dei film a luci rosse: alla fine di una lunga agonia è scomparso. Il Metropolitan in via del Corso da anni aspetta una riconversione in un centro polivalente, culturale e commerciale, intanto crescono la sporcizia e i vandalismi dei vagabondi. Il Planetario, con il tetto a cupola, ricavato in una sala ottagonale delle Terme di Diocleziano a piazza della Repubblica, ha subito una salvifica metamorfosi: da cinema a museo dell’antica Roma. Sono stati cancellati, invece, tanti altri bei cinema: il Rialto in via IV Novembre; il Quirinale in via Nazionale; l’Ariston in piazza Colonna (nell’attuale Galleria Alberto Sordi); l’Apollo all’Esquilino; il Roma, l’America, il Labirinto, la Sala Troisi a Trastevere.
Ma la morìa, oltre ai cinema del centro storico, ha colpito tutti i quartieri di Roma: dalle zone residenziali alla periferia. Sono scomparsi l’Impero a Torpignattara, l’Avorio al Pigneto, l’Astra a Montesacro, il Puccini a Casalbertone, l’Africa al Nomentano, l’Airone all’Appio Latino. E ancora, sono spariti il Gregory, il Clodio, il Principe, il Mazzini, l’Ottaviano, il Cola Di Rienzo, l’Astor, il Paris, il Gioiello, l’Ulisse, l’Empire, il Ritz, il Rivoli.
Tanti nomi cari alla memoria di tanti romani non esistono più. La giunta di centro-sinistra del sindaco Ignazio Marino aveva tentato di dare una risposta organica al problema, con l’obiettivo di riutilizzare gli spazi dei cinema sprangati senza trasformarli interamente in centri commerciali o supermarket. Gli assessori capitolini alla Cultura, all’Urbanistica e alle Attività produttive, Giovanna Marinelli, Giovanni Caudo e Marta Leonori, nel gennaio del 2015 avevano lanciato un progetto di “recupero e rigenerazione dei cinema dismessi” puntando su una riconversione per metà di aggregazione culturale e per metà di attività commerciali. Ma poi è caduta la giunta Marino ed è arrivata quella grillina di Virginia Raggi. Il problema è rimasto lì, irrisolto, dismesso come i cinema chiusi. La sindaca è rimasta inerte.
Purtroppo una rondine non fa primavera. L’ex Augustus, divenuto Welcome to Rome, più che un sintomo di ripresa sembra un sopravvissuto in una carneficina di cinema ancora non conclusa.
R.Ru.