Il miracolo non c’è stato. Massimo Colomban si dimette. Arrivato un anno fa da Treviso a Roma per risanare e rilanciare le aziende pubbliche capitoline, non ce l’ha fatta e si è dimesso dalla giunta grillina della capitale come aveva anticipato Sfogliaroma. Al suo posto di assessore alla Riorganizzazione delle Partecipate subentra Alessandro Gennaro, uno stretto collaboratore.
È stata la stessa Virginia Raggi ad annunciare con poche parole l’addio al consiglio comunale: «Informo l’Assemblea che ho proceduto alla nomina di Alessandro Gennaro ad assessore alle Partecipate, prende il posto di Massimo Colomban, che ringrazio per il lavoro svolto, ha portato al piano di razionalizzazione delle società partecipate, un lavoro mai svolto prima». La sindaca di Roma ha aggiunto: «Ora prosegue il lavoro per rendere le nostre aziende sempre più efficienti per i cittadini».
Le parole della Raggi («rendere le nostre aziende sempre più efficienti per i cittadini») sono musica per le orecchie dei romani, ma si tratta di una musica che proviene da un pianeta troppo lontano, irraggiungibile. Atac (trasporto pubblico), Ama (rifiuti urbani), Ater (edilizia comunale) sono aziende con pesantissimi passivi, sull’orlo del fallimento, che forniscono pessimi servizi a costi altissimi.
Colomban, l’imprenditore veneto di successo vicino alla famiglia Casaleggio, era sceso a Roma per rimettere in carreggiata le malandate aziende comunali, tagliando i costi, migliorando i ricavi e i servizi. Per lui il M5S aveva ritagliato un apposito assessorato alla Riorganizzazione delle Partecipate. Quando si era insediato nel suo ufficio romano un anno fa aveva annunciato il suo programma: «C’è da efficientare società che non sono efficienti e che non producono profitto ma debito». Non aveva nemmeno escluso delle privatizzazioni per raggiungere l’obiettivo. Invece non ce l’ha fatta ed ha gettato la spugna.
Colomban si dimette. Si è limitato a formulare e a far approvare dal Campidoglio il piano di Riorganizzazione delle Partecipate, che passeranno da 31 a 11 nei prossimi 2-4 anni. Ha affidato il suo testamento politico in 5 punti a un lungo comunicato stampa, documentato e polemico, indirizzato al governo Gentiloni, ai romani, al M5S e soprattutto a Virginia Raggi. È una sorta di j’accuse. Punto primo: occorrono ingenti capitali per arrestare il declino e rilanciare Roma Capitale. L’ex assessore avanza delle cifre: «Fintantoché Roma non avrà almeno 1 miliardo (ma per essere alla pari con Milano ne necessiterebbero due) di maggiori risorse per infrastrutture e servizi non riuscirà a fare miracoli».
Punto secondo. Lancia una pesante censura al comportamento poco civico di una parte di romani: sugli autobus «molti non pagano il biglietto e questo incentiva altri a non farlo causando un danno enorme, solo in parte pagano le multe e/o le tasse».
Punto terzo. Mentre Virginia Raggi vuole altre 8 mila assunzioni, secondo Colomban gli impiegati del Campidoglio sono troppi e lavorano poco: «I 24.000 dipendenti di Roma Capitale devono produrre almeno il 20-30% in più e questo si potrà ottenere con leggi sul lavoro che premino la meritocrazia, disincentivino le assenze».
Punto quarto. Chiede un riallineamento tra risorse e spese: «I 15 miliardi di euro di disavanzo sul bilancio comunale non sono il 100% conseguenza di mala-gestio o ruberie, forse un 10-20 o 30%? Ma l’altro 70%, oltre 10 miliardi di euro, sono un deficit di risorse che Roma dovrà avere per ritornare ad essere una Capitale all’altezza delle altre».
Punto quinto. Il M5S deve cambiare perché «è una forza giovane, irruenta, innovatrice che però deve trovare il modo di evolvere verso la indispensabile professionalità e capacità governativa».
Colomban si dimette. Sull’energia, la mobilità, i rifiuti sono troppi i contrasti interni. L’imprenditore veneto ha lamentato: «Purtroppo ho riscontrato molte opinioni divergenti, forse alcuni sperano nel tanto peggio per l’Italia tanto meglio per il Movimento, queste idee mi spaventano poiché sono l’opposto di ciò che un operatore pubblico o politico dovrebbe fare: per prima cosa pensare al bene dell’Italia, della sua economia ed al benessere dei propri cittadini».
Colomban si dimette. È l’ennesimo colpo alla traballante giunta Raggi. La sindaca di Roma in 15 mesi ha perso circa venti persone tra addii di assessori e revoche di mandati, cambi di manager ai vertici delle municipalizzate, arresti o spostamenti di stretti collaboratori. L’imprenditore veneto, toltosi il vestito di assessore della giunta Raggi adesso, torna a tempo pieno a curare le sue attività aziendali. Tuttavia non è detto che il suo impegno in futuro resti circoscritto al lavoro in in fabbrica. È possibile una sua candidatura con i cinquestelle in Parlamento e un futuro da ministro, nel caso dovesse decollare un governo pentastellato dopo le elezioni politiche all’inizio del 2018.
R.Ru.