Trascurate dai media, le elezioni di domenica 5 novembre per il X Municipio di Roma Capitale (quasi 300 mila abitanti tra Ostia e zone limitrofe) saranno un’autentica prova della verità.
Un test in cui Cinquestelle verificherà, un anno e mezzo dopo la conquista di Roma e Torino, la consistenza delle sue ambizioni nazionali e le reali possibilità di vincere le politiche della primavera prossima. Alla fine, il voto del Lido di Roma potrebbe spazzare via come un tornado i finti sondaggi, le battaglie propagandistiche e le analisi di parte che si leggono su tanti giornali.
La battaglia di Ostia rappresenterà quindi la prima vera prova in vista della guerra di Palazzo Chigi. Un test più interessante delle elezioni regionali della Sicilia e del Lazio. Per una serie di ragioni interne ed esterne al partito di Grillo e Casaleggio.
Il municipio di Ostia, sciolto per mafia e commissariato nel 2015, è una roccaforte di Virginia Raggi, che nella città costiera ha fatto il pieno di voti alle elezioni per il Campidoglio. Non a caso fu proprio a Ostia che la sindaca nel 2016 concluse la sua campagna elettorale. E non a caso adesso la candidata Cinquestelle alla presidenza del X municipio è Giuliana Di Pillo, fedelissima della sindaca e sua delegata per Ostia.
Il numero di voti che andranno a Di Pillo diventeranno un doppio test. Per la Raggi, che verificherà il suo consenso un anno e mezzo dopo la conquista di Roma. E per il M5S che potrà finalmente misurare l’effetto Raggi, cioè le conseguenze sul voto nazionale della pessima prova data dalla sindaca della capitale e da una giunta che ha ampiamente dimostrato di non essere all’altezza. Per non parlare dei vertici romani del M5S divisi da contrasti interni che ormai non riescono a nascondere.
Infatti Grillo è preoccupato. Ogni volta che scende nella capitale raccomanda ai suoi: «Non fate casini». E adesso non fa altro che chiedere: «Come siamo messi a Ostia?». Ma tra Virginia Raggi e Roberta Lombardi, la parlamentare candidata alla presidenza del Lazio, le frecciate e i dispetti sono quasi quotidiani. Le due si odiano. Così quando la “Faraona” vince le “regionarie” per il Lazio, la sindaca la liquida così: «Una delle tante». Poi quando, a metà ottobre, la Raggi va a Ostia e si presenta sul palco con accanto la sua candidata e il gotha romano del M5S, la Lombardi non si fa vedere.
Ma se i Cinquestelle litigano, gli altri partiti ad Ostia stanno anche peggio. Il Pd è fuori gioco da due anni, dopo lo scioglimento per mafia con l’arresto e la condanna del presidente Andrea Tassone. Alla fine ha candidato Athos De Luca, vecchia conoscenza della sinistra romana, ma rischia di non arrivare nemmeno al ballottaggio.
Il centrodestra, dopo aspre polemiche interne, ha presentato Monica Picca, giovane portavoce di Fratelli d’Italia, che cercherà di arrivare al ballottaggio con il M5S anche con i voti di CasaPound.
Stando ai sondaggi, alla fine, i Cinquestelle dovrebbero vincere, ma con meno voti del 2016. In tal caso, a dare la misura dell’effetto Raggi e della tenuta del partito di Grillo e Casaleggio sarebbe il numero degli astenuti.
F. Sa.