Niente “effetto Raggi”. Domenica 5 novembre, le elezioni di Ostia si sono concluse senza che Grillo e Casaleggio abbiano pagato il prezzo dell’esperienza fatta dalla giunta pentastellata che guida (o dovrebbe guidare) il Campidoglio.
Il voto della vicina Ostia rappresentava anche un test per la sindaca, dopo un anno e mezzo di (cattiva) gestione della capitale, ma l’esame non si è concluso con la sua bocciatura. Anzi. Giuliana Di Pillo, candidata di Cinquestelle alla presidenza del X municipio, e – soprattutto – fedelissima della Raggi, ha raccolto il 30,21 per cento. Va al ballottaggio con la rappresentante del centrodestra Monica Picca (vicinissima a Giorgia Meloni), che porta a casa il 26,68 per cento.
Certo, il calo di M5S c’è stato. A giugno del 2016 Virginia Raggi al Lido di Roma aveva fatto man bassa superando il 44 per cento. Dopo un anno e mezzo ha perduto 15 punti. Se poi facciamo un confronto con le regionali siciliane, vediamo che il pentastellato Cancelleri ha superato di cinque punti la candidata voluta dalla sindaca nel X municipio di Roma capitale.
Ma il primo posto di Giuliana Di Pillo, che alla vigilia delle elezioni aveva messo l’asticella al 30 per cento e l’ha superata, è comunque un buon viatico per il Movimento di Grillo e Casaleggio in vista della “finale di Champions”: le elezioni politiche della primavera prossima. Specialmente se confrontato con lo sfascio di quello che fino a ieri sembrava il suo “competitor” sul piano nazionale, il partito di Renzi.
Se Cinquestelle ha evitato il temuto “effetto Raggi”, sul litorale, il Pd romano ha continuato a pagare lo scandalo di Mafia capitale che a Ostia, due anni e mezzo fa, ha portato allo scioglimento del municipio, all’arresto del presidente dem Andrea Tassone e alla nomina del commissario prefettizio.
Dopo aver inutilmente cercato per settimane un candidato di peso in grado di superare almeno il 15 per cento, i dem, all’ultimo momento, hanno optato per un vecchio ambientalista: Athos De Luca, 70 anni, ex consigliere regionale ed ex senatore verde. Alla fine il risultato è stato un misero 13,61 per cento. Appena quattro punti sopra il neo fascista Luca Marsella, l’esponente di CasaPound sostenuto dagli Spada, famiglia balzata più volte agli onori della cronaca del litorale.
A meno di una settimana dal voto, Roberto Spada aveva postato su Facebook la sua intenzione di votare per «quelli di CasaPound, gli unici sempre presenti a Ostia». Seguito di furibonde polemiche, ma alla fine dei giochi, al Lido di Roma, i neofascisti di Gianluca Iannone hanno “rischiato” di superare il Pd di Renzi.
Infine, don Franco De Donno che ha lasciato la tonaca e il coordinamento della Caritas di Ostia per candidarsi alla guida di una lista civica di sinistra. Ha preso l’8,61 per cento. Il problema è che, anche sommando questi voti di area Mpd con quelli di De Luca, il centrosinistra totalizzerebbe un misero 22 per cento. Otto punti meno della candidata Cinquestelle messa in campo da Virginia Raggi. Peggio di così…