Il 16 novembre riflettori puntati sulle malattie agli occhi, in particolare sulla patologia maculare. L’importante appuntamento si svolgerà al Policlinico Umberto I di Roma (Clinica Oculistica) che, a partire dalle 16.30, ospiterà un approfondito dibattito con medici ed esperti del settore. L’incontro sarà a porte aperte e tutti coloro che parteciperanno potranno prenotarsi per sottoporsi a visite oculistiche completamente gratuite nei giorni 17 e 18 novembre, dalle 9 alle 18. Una campagna di sensibilizzazione quanto mai capillare e necessaria. Affrontiamo il tema con la professoressa Lia Giustolisi, responsabile del Centro di Diagnosi e Terapia delle Maculopatie del Policlinico Umberto I, che ha organizzato queste giornate di cultura, innovazione e prevenzione medico-sanitaria. Parole d’ordine: formazione e informazione.
Professoressa Giustolisi, quale è l’obiettivo dell’iniziativa del 16 novembre?
L’evento ha un duplice obiettivo: offrire informazioni corrette e comprensibili sulla patologia maculare, ma anche eseguire, per quanto possibile, visite gratuite di screening su questa patologia così invalidante.
Esattamente che cosa si intende per maculopatia?
Una qualsiasi patologia che coinvolga la zona centrale della retina detta appunto macula; precisiamo che, pur essendo il sintomo iniziale lo stesso, esistono vari tipi di maculopatia. I più gravi sono la maculopatia essudativa legata all’età o l’edema maculare diabetico, tra i meno gravi ricordiamo la membrana epiretinica maculare, per fare un esempio.
Come è possibile intercettare per tempo questa malattia?
La prevenzione rappresenta per questa patologia il vero punto di forza: se siamo in grado di prevenire, non solo l’inizio di una maculopatia, ma soprattutto la progressione verso le forme più gravi, la percentuale di malati si abbassa drasticamente; quindi: incontri informativi per conoscere i fattori di rischio della malattia, visite oculistiche periodiche presso centri dedicati con personale specializzato, dove sia possibile non solo una diagnosi precoce ma anche una tempestiva terapia.
Quali le nuove cure? Sono stati fatti passi in avanti?
Progressi sulla diagnosi delle varie forme di maculopatia e sulla sua terapia non solo efficace ma anche sicura ne sono stati compiuti tantissimi negli ultimi anni: basti pensare all’avvento di un esame diagnostico rapido e non invasivo come l’OCT, in grado di evidenziare tutti i tipi di maculopatia, utilizzato ormai di routine da tutti gli oftalmologi che si occupano di maculopatie; non ultimo l’ANGIO-OCT che, senza utilizzare mezzi di contrasto, è in grado di visualizzare anche piccole lesioni maculari. Per quanto riguarda la cura delle maculopatie, sono ormai 10 anni che siamo in grado di affrontare la forma più grave di maculopatia, quella essudativa, con la terapia intravitreale: si tratta di iniezioni intravitreali, all’interno del bulbo oculare, con farmaci in grado di bloccare la patologia essudativa; la novità entusiasmante per noi oculisti è che con queste terapie possiamo, in un’alta percentuale dei casi, non solo bloccare la progressione della perdita visiva, ma anche migliorare la visione.
Funzionano le iniezioni intravitreali con i nuovi farmaci?
Le iniezioni con i farmaci antiVEGF (questa è la loro definizione scientifica) funzionano brillantemente a patto che il trattamento sia precoce e continuativo come da protocollo terapeutico; non dimentichiamo che la maculopatia deve essere considerata non solo una patologia sociale per l’alta incidenza, ma anche una malattia cronica per la frequenza di recidive.
Secondo lei i cittadini sono informati?
Non lo sono ancora sufficientemente e, dirigendo un Centro Maculopatie ormai da quasi 20 anni, ho modo spesso di constatarlo; siamo noi operatori sanitari ad aver l’obbligo deontologico di colmare questa lacuna; non c’è sufficiente conoscenza sulla gravità della patologia, sulla sua alta incidenza e frequenza, ma soprattutto sulla possibilità di diagnosi e cura precoce presso Centri dedicati.
Quali i fattori scatenanti e quale l’età più a rischio?
Le principali cause della maculopatia sono molteplici; alcune controllabili, altre no; sicuramente l’età è il principale fattore di rischio, ma anche il diabete e l’ipertensione; il fumo, va sottolineato, è probabilmente la più importante causa di progressione della maculopatia; anche un’alimentazione iper-proteica e priva di antiossidanti contribuisce alla insorgenza della malattia; esiste inoltre una bassa predisposizione genetica. Per quanto riguarda l’età di insorgenza della malattia, ci si può ammalare già intorno ai 50 anni: è stato stimato che quasi il 5% della popolazione oltre i 50 anni (circa 1 milione e mezzo della popolazione in Italia) è affetto da maculopatia e le donne sono più colpite.
Quali sono i segnali che possono destare allarme?
Il sintomo iniziale, come accennavo prima, è sempre lo stesso: il paziente inizia a vedere le linee e le immagini distorte; dalla distorsione, man mano che la patologia progredisce (nella forma essudativa, la più grave, nel giro di poche settimane), si arriva alla comparsa di una macchia scura centrale che impedisce a questo punto la visione; il problema è che spesso il paziente non si accorge in tempo del primo sintomo iniziale perché l’altro occhio sano “nasconde” la distorsione delle immagini. Non resta altro, e non è poco, che affidarsi alla conoscenza ed alla prevenzione di questa malattia con serenità e con la consapevolezza che molto si è fatto ma ancora si può e si deve fare.