Se ci si basa sulla puntuale ed esaustiva analisi fatta da Felice Saulino sul voto di Ostia, emerge ancor più il valore politico della clamorosa astensione di 2/3 degli elettori nel X Municipio di Roma. Qui infatti, sui 185.661 cittadini aventi diritto, hanno espresso il loro voto solo in 67.125: quasi due elettori su tre hanno quindi girato alla larga dai seggi.
Intendiamoci, quello dell’astensionismo elettorale è un fenomeno già da decenni presente e analizzato nel nostro Paese. Ma in questi ultimi tempi esso ha acquistato un sempre più spiccato significato politico per la presenza del MoVimento di Grillo, che con la sua ostentata verginità si è sempre ripromesso di riportare a esprimere il loro voto milioni di italiani scettici, arrabbiati o scontenti. Ma ad Ostia, come in Sicilia, i grillini hanno fallito per l’ennesima volta su questo piano, pescando voti solo nel bacino chiuso dove pescano anche i partiti tradizionali e non riuscendo più a convincere gli astensionisti incalliti, ma neppure i neoelettori giovani e giovanissimi, a recarsi alle urne.
Ed è qui – e non tanto nella mancata vittoria in Sicilia o nella diminuzione dei voti a Ostia – la vera sconfitta del M5S in questa tornata elettorale. Una sconfitta poco visibile, occulta, ma ben presente agli occhi dei grillini. Non a caso l’esponente pentastellata Giuliana Di Pillo, fedelissima della sindaca Raggi nel Municipio di Ostia, ha cercato di allontanare da sé l’amaro calice scaricando su qualcun altro la colpa, come sono soliti fare i cinque stelle. «L’astensionismo – ha detto la Di Pillo, vincitrice della prima tornata elettorale a Ostia in vista del ballottaggio – è la prima grave conseguenza di un municipio sciolto per mafia e commissariato da due anni e in cui l’ultimo presidente, del Pd, è stato addirittura arrestato». Giustificazione del tutto campata in aria, perché nella precedente tornata elettorale ad Ostia il M5S aveva ottenuto un plebiscito e le astensioni erano state molto più limitate.
La verità è amara per i grillini e perciò non la ammetteranno mai: milioni di italiani non dimostrano più il loro scontento e la loro protesta votando il MoVimento, perché lo considerano ormai un partito come tutti gli altri. E si rifugiano nell’ extrema ratio dell’astensione.