Amazon a un “clic” potrebbe rispondere con un “tilt”. I 1.600 lavoratori di Amazon Italia, del centro di distribuzione di Castel San Giovanni a Piacenza, scioperano dal turno mattutino del 24 novembre allo stesso turno del 25 novembre. I sindacati (Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs Uil, Ugl Terziario) hanno proclamato l’agitazione contro la “sterilità del confronto” con l’azienda.
È un brutto colpo per la multinazionale statunitense, il colosso delle vendite online. I clienti digitali, ormai gran parte dei giovani, sono abituati ad accendere il computer, andare su internet ed effettuare acquisti su Amazon tramite un “clic” a prezzi molto vantaggiosi perché esenti da molti costi affrontati dai commercianti (tipo l’affitto di negozi piccoli e grandi). Lo sciopero è un brutto colpo per il gigante del commercio sul web perché, in particolare, coincide con il Black Friday, una giornata di sconti speciali e precede di solo 48 ore il cosiddetto Cyber Monday, altre 24 ore di acquisti incentivati.
Il venerdì e il lunedì successivo sono due giornate seguenti la festa del Giorno del ringraziamento negli Usa, due occasioni nelle quali Amazon pratica super sconti in America. In Italia non esiste il Giorno del ringraziamento, ma per il gruppo multinazionale è sempre una buona occasione per incrementare le vendite. In Italia è previsto un giro di affari di 800 milioni di euro. La protesta non sembra spaventare l’azienda. Il gruppo ha rassicurato i clienti: le consegne saranno regolari anche durante lo sciopero. Ha precisato: l’attività resta «focalizzata nel mantenere i tempi di consegna ai clienti per la giornata del Black Friday e per le giornate successive». Vedremo se, effettivamente, andrà a finire così oppure se il meccanismo del “clic”, taglia spese e tempo, andrà in “tilt”.
A Castel San Giovanni lavorano per Amazon 1.600 dipendenti inquadrati nel contratto nazionale di lavoro del commercio più altri 2.000 nei giorni delle feste di Natale ai quali viene applicato il contratto di “somministrazione” (un’agenzia, detta somministratore, fornisce i lavoratori ad un’impresa per un certo periodo di tempo). Sia i 1.600 dipendenti a tempo indeterminato sia i 2.000 “somministrati” durante le festività natalizie guadagnano 1.450 euro lordi al mese.
Il lavoro è sette giorni su sette, domeniche comprese. È a ciclo continuo: alba, mattina, pomeriggio, sera, notte. L’impegno è su tre turni (dalle 6 alle 14, dalle 14 alle 22, dalle 22 alle 6). I sindacati hanno chiesto aumenti anche per compensare i sacrifici del lavoro e gli straordinari obbligatori. Lo sciopero è scattato perché Amazon non avrebbe mostrato «aperture concrete» sul miglioramento delle retribuzioni o la contrattazione dei premi aziendali. Il gruppo ha respinto le critiche, dicendo che garantisce un trattamento anche migliore di quanto dispongono le norme del contratto nazionale di lavoro.
Però sembra che qualcosa non funzioni. Contro Amazon non si sciopera solo in Italia. Contro le “brutali condizioni” imposte ai dipendenti sono emerse proteste in Germania, nel Regno Unito e negli Usa, la patria della multinazionale. Amazon ha 541.000 dipendenti in tutto il mondo, compresi i 90 mila di Whole Foods, la catena di supermercati di fascia alta acquistata qualche tempo fa. Il gruppo ha chiuso l’ultimo trimestre con 38 miliardi di ricavi e viaggia su una capitalizzazione di mercato di 557,2 miliardi di dollari. La società, dunque, sembra godere di buona salute economica. La nuova frontiera tecnologica delle vendite su internet rende. Il nuovo si è sommato al vecchio. Le nuove imprese online si comportano come le vecchie fabbriche metalmeccaniche: alti ricavi, cospicui profitti, bassi salari. Il portafoglio della maggior parte delle aziende nuove e vecchie fatica ad aprirsi quando c’è da pagare i lavoratori.
R.Ru.