La dichiarazione più sensata e non demagogica, sul recentissimo confronto pensionistico fra Governo e Sindacati, l’ha fatta il segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo: «Abbiamo aperto una breccia nella rigidità della legge Fornero – ha fatto notare – ottenendo il riconoscimento che i lavori non sono tutti uguali. Perciò», ha concluso, «se partiamo dalla valutazione che le risorse sono scarse, abbiamo fatto il massimo possibile con le condizioni economiche date».
Come informano tutte le cronache di questi giorni, il governo ha proposto – nel faccia a faccia conclusivo con i sindacati a Palazzo Chigi – alcune novità sulle pensioni, ma i sindacati si sono alla fine divisi nel giudizio. Un documento è stato consegnato ai rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil, al termine della riunione con il premier Paolo Gentiloni e con i ministri Pier Carlo Padoan, Giuliano Poletti e Marianna Madia. La segretaria della Cgil Camusso, alla fine, ha pronunciato un sonoro ‘niet’ e ha indetto una giornata di “mobilitazione e di protesta” per il prossimo 2 dicembre (guarda caso, un sabato) mentre la valutazione complessiva della Cisl è positiva e la Uil ha invitato alla coesione sindacale per ottimizzare i risultati ottenuti.
Il documento governativo presenta alcune aperture. Tra queste, precisi aspetti del futuro previdenziale dei giovani e delle donne. Inoltre «nella stesura finale del documento ci sono state alcune ulteriori specificazioni su determinate categorie di lavoratori, che svolgono attività usuranti, a cui destinare queste misure e queste risorse» ha detto il ministro Poletti. «Dal nostro punto di vista è un buon risultato» ha dichiarato il premier Gentiloni. Quindi il governo si è impegnato a tradurre in un emendamento alla legge di Bilancio il ‘pacchetto’ sulle pensioni presentato ai sindacati. Gentiloni ha precisato che «più forte sarà il sostegno delle organizzazioni sindacali, più forte sarà questo pacchetto di misure e, come si dice in gergo, più blindato sarà in Parlamento».
Nonostante i risultati pratici e di principio (diversità fra i tipi di lavori), la posizione rigida e quasi preconcetta della Cgil ci ricorda che viviamo in un’eterna campagna elettorale, con una competizione a sinistra senza esclusione di colpi. Anche se, nel gergo sindacale, la “mobilitazione” è una forma blanda di protesta. Però quel che sembra contare di più, per la Cgil, non è di svolgere il proprio ruolo e di ottenere risultati ma di piantare le proprie bandierine.