Fidel Castro è morto un anno fa, il 25 novembre 2016. A novembre dello scorso anno il fotografo freelance Daniele Bellucci ha ritratto l’anima di Cuba: ha percorso L’Avana e l’isola fotografando uomini, donne, città, paesi, campagne poco prima della fine della lunga era di Castro.
In tante foto è emersa l’anima di Cuba, le immagini della rivoluzione castrista e non solo. Fidel Castro è l’uomo dei primati: nel 1959 è stato l’inventore e l’edificatore del comunismo sotto il sole dei tropici, ha ridato speranza a milioni di diseredati in nome dell’uguaglianza, ha assicurato istruzione e sanità gratis per tutti, ha guidato la rivoluzione cubana sopravvissuta agli attacchi del potente vicino Usa, è morto alla veneranda età di 90 anni.
Non sono mancate laceranti contraddizioni. Castro è anche stato l’uomo delle grandi delusioni: la rivoluzione si è trasformata in dittatura, ha negato la libertà a Cuba, ha imprigionato i dissidenti, si è consegnato nelle mani dell’Unione sovietica, l’assedio americano ha portato indigenza e perfino scarsità di generi alimentari. Poi è arrivato nel 1991 il crollo del comunismo e la difficile transizione verso l’economia di mercato guidata da Raùl Castro, fratello di Fidel.
Adesso le foto di Daniele Bellucci, l’anima di Cuba, si potranno ammirare in una mostra organizzata dal 7 dicembre (l’inaugurazione è fissata per le ore 19) all’Enoteca Letteraria, storico locale in Via delle Quattro Fontane 130 a Roma. La mostra (si concluderà il 30 dicembre) vuole raccontare, precisa un comunicato stampa, le diverse sfaccettature che Cuba gli ha offerto durante gli ultimi giorni di vita di Fidel Castro (deceduto il giorno dopo il ritorno a Roma dell’autore). Il viaggio on-the-road dell’isola, attraversata da ovest ad est, ha potuto rivelare al fotografo la vera natura di un paese “mitico” e (s)mitizzato a seconda dell’adesione ideologica di chi ne discetta (talvolta senza averla peraltro visitata).
Il quadro che ne ha tratto Bellucci è quello di un paese dalle enormi affascinanti contraddizioni, dove l’orgogliosa diversità viene dagli abitanti spesso trasformata in gratuita vanità, dove l’esotismo di una foto-con-cubani scattata da un turista ha una valenza “unica” e quindi un prezzo, come un souvenir; dove la straripante energia della gioventù contrasta con il drammatico isolamento degli anziani abbandonati dai figli; dove la vecchia generazione rivendica la propria fedeltà al regime castrista mentre quella giovane ribolle di impulsi liberisti, frenati non solo dai paletti delle leggi ma anche dal pressapochismo dell’inesperienza; uno Stato in cui vige una “doppia valuta”: chi ha studiato ed ha un posto fisso retribuito con la moneta locale, come un insegnante o un medico, guadagna meno di ambigui outsider fuori sistema, che si nutrono dei turisti con la valuta “ricca”; un luogo dove i ragazzi cominciano ad affollarsi nei parchi non più per socializzare ma in solitaria ricerca di angoli dove ricevere meglio il segnale wi-fi (tra l’altro ancora carissimo); quello strambo paese dove non esistono meccanici perché ognuno deve essere in grado di rattoppare la propria automobile “anni ‘50” da cartolina, perché non si trovano più né pezzi di ricambio, né tantomeno soldi per comprarne una nuova.
Un paese in trasformazione, impercettibile ma inesorabile: le crepe telematiche si stanno facendo largo nel muro che separa l’isola dal resto del mondo, permettendo agli abitanti di vedere sempre più nitidamente cosa c’è dall’altra parte e cercare di afferrarlo. E quando a Santiago il fotografo è stato invitato da un uomo anziano nella sua casetta con tipica finestra con grata affacciata sulla strada, e questo ha sentenziato orgoglioso «noi abbiamo una casa, medicine e lavoro, non ci serve altro, siamo felici al contrario di voi», Bellucci ha affermato di essere rimasto nel dubbio: «Non ho ancora capito se parlasse a noi occidentali o ai suoi figli lì presenti; se quel voi fosse riferito al presente al di fuori di Cuba o al futuro dentro». L’anima di Cuba, anzi le anime diverse dell’isola, si fanno sentire.
Enoteca Letteraria
Via delle Quattro Fontane, 130 – Roma
Dal 7 al 30 dicembre