Mite, sgusciante, determinato. Spunta un Gentiloni bis all’orizzonte. Paolo Gentiloni punta al governo bis nella prossima legislatura. Il presidente del Consiglio ha tirato un bilancio positivo del suo esecutivo in pista da un anno: «L’Italia si è rimessa in moto dopo la più grave crisi del dopoguerra». Nella conferenza stampa di fine anno ha indicato i maggiori, difficili, obiettivi realizzati: economia in ripresa (un milione di posti di lavoro recuperati, dimezzamento del deficit pubblico); diritti civili conquistati (importanti leggi come il bio testamento e le unioni civili hanno tagliato il traguardo); riduzione del 70% degli sbarchi degli immigrati.
Non ha messo solo la sua firma sotto questi successi, ma li ha intestati all’impegno degli italiani e anche ai due presidenti del Consiglio che l’hanno preceduto dal 2013 al 2016: «Da Letta a Renzi a me, abbiamo dimostrato che c’è una sinistra di governo a disposizione del Paese». Dunque se l’Italia ha schivato il baratro del fallimento economico, ci tiene a sottolinearlo Gentiloni, è merito di tutto il centro-sinistra basato sul Pd.
Tuttavia il presidente del Consiglio non pensa solo al passato. Adesso l’attenzione è tutta rivolta alle prossime elezioni politiche. Il presidente della Repubblica ha sciolto le Camere ponendo fine alla XVII legislatura, si voterà il 4 marzo. La situazione si profila molto difficile. Il Pd negli ultimi tre anni ha subito tre diverse scissioni da sinistra: prima se ne sono andati Cofferati e Civati; poi Fassina; quindi Bersani, D’Alema, Speranza e Rossi (hanno creato la lista elettorale Liberi e uguali guidata da Grasso).
Le scissioni e le politiche per combattere la Grande crisi economica hanno fatto perdere consensi al Pd: dalla vetta del 40,8% dei voti ottenuti nelle elezioni europee del 2014 il partito guidato da Renzi ha subito un crollo. Ora i sondaggi elettorali gli assegnano circa il 25% dei voti, con gli alleati di centro-sinistra (Psi di Nencini, Verdi di Bonelli, prodiani, radicali di Emma Bonino, centristi di Casini e di Lorenzin) arriverebbe al 30%. Il primo partito, invece, sarebbe il M5S con qualche frazione di punto in più sul Pd mentre la coalizione di centro-destra di Berlusconi viaggerebbe attorno al 35%-38%.
Vincere le elezioni è una ardua scommessa. La sfida elettorale potrebbe concludersi senza un vincitore: centro-sinistra a guida Renzi, sinistra di Grasso, centro-destra di Berlusconi e cinquestelle di Di Maio potrebbero essere quattro sconfitti.Di qui l’ipotesi Gentiloni bis. In molti guardano proprio al presidente del Consiglio per dirigere un possibile governo di “grande” o “piccola” coalizione perché amico ma autonomo da Renzi. Sia Berlusconi, sia Di Maio, sia Grasso sarebbero pronti ad una intesa post elettorale con il Pd ma senza Renzi.
Il tema è bollente. Gentiloni ha dribblato le domande dei giornalisti su un secondo incarico di governo dopo le elezioni, ma ha aggiunto: «Non tireremo i remi in barca» e «siamo in grado di gestire la situazione dopo il voto». Ha parlato anche dei temi della prossima legislatura: dovrà «proseguire questa crescita economica e in più lavorare sulla ricucitura delle relazioni sociali, sulla creazione di nuovi posti di lavoro, sulla riduzione delle disuguaglianze». Ha tratteggiato quasi il programma del prossimo governo, un Gentiloni bis.
Renzi non ha mai nascosto l’obiettivo di tornare a Palazzo Chigi, ma adesso l‘ex presidente del Consiglio è fortemente indebolito dalle scissioni, dalla disfatta nel referendum costituzionale di un anno fa e dalle sconfitte nelle elezioni amministrative degli ultimi tre anni. Sotto assedio, anche se con poco entusiasmo, sembra dare il disco verde ad un possibile nuovo mandato da presidente del Consiglio a Gentiloni, suo amico e suo ex ministro degli Esteri. Il via libera all’ipotesi sembra arrivare da Renzi con una intervista a La Stampa: «Spero in un governo guidato da un premier Pd». Sul rebus presidente del Consiglio in precedenza aveva sempre risposto in maniera diplomatica con un «lo decidono gli elettori».
Certo bisognerà vedere i risultati elettorali, che potrebbero essere ben diversi dagli attuali sondaggi. Poi la decisione passerà nelle mani di Sergio Mattarella. Se nel nuovo Parlamento ci sarà una maggioranza politica omogenea, la soluzione sarà abbastanza facile. Ma se dalle urne emergerà l’ingovernabilità, sarà cruciale il ruolo del presidente della Repubblica. Si potrebbe tornare a votare, oppure un secondo mandato di governo a Gentiloni potrebbe trovare una maggioranza in Parlamento. Un fatto è sicuro: Renzi non si opporrebbe a quella che all’inizio appariva come una manovra dei suoi avversari. Un Gentiloni bis sarebbe una soluzione anti Renzi con l’appoggio di Renzi.