La prima settimana di tregua fiscale è passata, ne resta solo un’altra per respirare. Poi per i contribuenti italiani, e in particolare per quelli romani, ricomparirà la paura delle cartelle esattoriali. L’incubo è di essere rincorsi dal portiere con una minacciosa lettera dell’Agenzia delle entrate in mano o di trovare direttamente nella buca della posta una raccomandata da dimenticare, in grado di azzerare la Tredicesima.
Per le feste di fine anno, da Natale a Capodanno, il pagamento delle imposte è “congelato”, non avremo dispiaceri. L’Agenzia delle entrate-Riscossione ha sospeso per poco più di due settimane, più esattamente dal 23 dicembre al 7 gennaio, l’invio delle cartelle esattoriali. Sono “congelati” circa 320.000 atti in Italia e Roma, purtroppo, fa la parte del leone con ben 75.000. Sono esclusi, però, i casi urgenti stimati in poche migliaia.
La tregua porta la firma del presidente dell’Agenzia Ernesto Maria Ruffini. Un comunicato stampa ha usato un linguaggio garbato per spiegare la scelta che ha concesso la tregua tributaria: la decisione è stata presa «per non creare inutili disagi durante le festività evitando il recapito di richieste di pagamento in questo periodo particolare dell’anno».
Imu, Tasi, Irpef, Iva, Irap sono tra i nomi più temuti dai contribuenti tra le mille tasse e contributi del Belpaese gravanti su tutti i fronti: reddito, rendite, consumi, casa, nettezza urbana, previdenza, sanità, scuola. L’improvviso arrivo di una cartella esattoriale fa paura: 100, 500, 1.000 euro da pagare secondo i casi. Ma il conto può essere ben più salato: 5.000-10.000-20.000 euro. Imposte arretrate sono uno spauracchio, interessi e multe fanno lievitare gli importi come le vecchie, enormi mongolfiere.
Le cartelle sono un mondo difficilissimo nel quale districarsi. Si sommano imposte nazionali, regionali e comunali sullo stesso reddito. Arrivano spesso anche le cosiddette “cartelle pazze”, quelle che reclamano tasse o contravvenzioni stradali già regolarmente pagate. Per evitare di incogliere in spiacevoli bis è una faticosa corsa ad ostacoli: prima occorre recuperare tutte le ricevute sparse in casa e poi “bruciare” una mattinata di file (se basta!) in poco simpatici uffici tributari. Se poi il contribuente “vittima” è una persona anziana diventa un calvario insopportabile: per l’interessato in età avanzata e per i figli o i nipoti soccorritori. E poi nessuno si scusa con chi, bruciando giornate, è costretto a correre da un ufficio all’altro mostrando ricevute e deleghe.
Sperando di non essere tra i casi urgenti, si può stare tranquilli per un’altra settimana: fino al 7 gennaio non vedremo cartelle esattoriali da pagare. Potremo pensare a mangiare panettoni e torroni senza preoccupazioni. Potremo brindare con spumante e champagne all’anno nuovo, al 2018, sperando in qualcosa di meglio. Potremo arrivare al 6 gennaio, alla Befana senza patemi.
Poi riprenderanno i timori, l’incubo di trovare nella buca della posta una cartella delle tasse. Sarebbe una gran brutta sorpresa. Ma un “agguato fiscale”, per i più sfortunati potrebbe arrivare anche prima: non c’è una deroga per i cosiddetti casi urgenti durante le feste di fine anno. Finora c’è stata una sola e brutta sorpresa: in tanti avevano promesso di tagliare l’Irpef ma nessuno ha fatto questo regalo agli italiani.