Le forze politiche che concorrono fra loro per il rinnovo del consiglio regionale del Lazio hanno cominciato ad anticipare sulla stampa gli obiettivi prioritari che s’impegnano a portare avanti.
Sui temi delle politiche sociali e sanitarie, in specie, particolare è stata l’attenzione. Le forze politiche che sostengono la giunta uscente hanno messo in evidenza i condizionamenti che si sono prodotti a seguito del prolungato stato di commissariamento della sanità, ma anche per la riduzione nel tempo dei finanziamenti al Fondo sociale e a quello della non autosufficienza.
Una situazione l’attuale, che vede quasi 9 mila addetti in meno nella sanità e che non potrà alleggerirsi che parzialmente dall’annunciata riconversione di qualche migliaio di precari in operatori sanitari a tempo indeterminato.
Il sindacato pensionati (Spi) della Cgil di Roma e del Lazio lo ha chiesto da tempo: occorre investire nel Servizio sanitario regionale con nuove assunzioni. Il personale manca. Quello in servizio in moltissimi casi è in età avanzata. Vanno rafforzate le aziende ospedaliere e gli ospedali delle ASL.
Il 2018 è l’anno entro il quale formalmente la Regione Lazio uscirà dal commissariamento, avendo sostanzialmente quasi azzerato il cronico disavanzo finanziario.
I cittadini che andranno a votare il 4 marzo devono poter avere garanzia che gli organici delle strutture sanitarie pubbliche recupereranno efficacia. Le risorse professionali nel servizio sanitario pubblico devono essere in numero adeguato alle attività che vanno garantite e ai Lea (Livelli essenziali di assistenza), che devono essere esigibili da parte di tutti, in tempi precisi e compatibili con le esigenze di cura.
Ognuna delle forze politiche che sostengono l’attuale presidente della giunta ha inteso porre al centro di un impegno condiviso la messa a regime dei servizi sanitari territoriali, così importanti soprattutto per le persone non autosufficienti e per i disabili, per intervenire sulla cronicità, per evitare che tutto finisca nei pronto soccorso, aumentando le difficoltà della rete ospedaliera che seguita a essere gravata di funzioni improprie.
Sui servizi territoriali fortissima in questi anni è stata l’iniziativa unitaria dei sindacati verso la giunta Zingaretti. Oggi le forze politiche che sostengono la giunta attuale riconoscono che si sarebbe dovuto fare di più.
Dopo la durissima fase dei tagli ai posti letto e dopo il lento e non esaltante avvio delle Case della salute, con la fine del disavanzo le stesse dichiarano, tra le priorità, un maggiore ed intensificato impegno per dare alla Regione una rete di servizi sanitari territoriali, fra loro raccordati da un sistema informativo che li metta in grado di operare con l’efficacia che viene richiesta dai cittadini.
Critiche ai ritardi erano già arrivate, da tempo, da parte delle organizzazioni sindacali ma anche, in queste ultime settimane, numerose sono state le prese di posizione pubbliche da parte di alcune forze politiche, che hanno legato anche alla condivisione della risoluzione di alcune essenziali questioni della sanità (liste d’attesa, riduzione dell’Irpef regionale, nuove assunzioni ecc.) il loro concorso alla riconferma di Zingaretti alla presidenza della giunta regionale.
Quale che sia l’esito delle elezioni regionali, lo Spi Cgil di Roma e del Lazio, che in questi anni si è mosso verso la controparte istituzionale regionale sulla base di una sua autonoma piattaforma rivendicativa -costantemente aggiornata- sui temi sociali e sanitari, intende seguitare a incalzare la Regione Lazio.
Intende farlo intanto chiedendo a tutti, sin da ora, di dire quali impegni s’intende assumere per rimuovere le non poche evidenziate criticità nella sanità e nel sociale.
Per il sociale lo ha fatto, ad esempio, il segretario generale dello Spi Cgil di Roma e del Lazio Ernesto Rocchi che, rilanciando sul mancato piano sociale, ha dichiarato: «Il Piano sociale del Lazio -atteso da 18 anni- pur approvato dalla giunta regionale non è stato poi discusso in Consiglio regionale. Come sindacato dei pensionati avevamo chiesto unitariamente che il Piano sociale venisse definitivamente approvato dal Consiglio che può farlo non oltre il 17 gennaio prossimo. Nei fatti, a due giorni da questa scadenza, il Piano è ancora fermo presso la competente commissione».
Rocchi ha lanciato una precisa proposta da realizzare immediatamente dopo le elezioni regionali del 4 marzo per il Lazio: «Come Spi Cgil di Roma e del Lazio chiediamo alle forze politiche che partecipano alle elezioni regionali per il rinnovo del Consiglio regionale di prendere pubblicamente l’impegno di discutere e approvare quello stesso Piano immediatamente dopo la ricomposizione degli organismi regionali, dotando così la governance regionale, come prevede la legge nazionale 328/2000, del necessario strumento di programmazione delle politiche sociali che i comuni sono chiamati a porre in essere nell’interesse dei cittadini».