Il contatore elettronico non dovrebbe sbagliare, invece fa cilecca. “Drinnnnnnn!!!!!!!!!!, drinnnnnnn!!!”. Apro la porta di casa. Un operaio con una tuta blu dice: «Lettura della luce, Acea. Scusi del disturbo!». Sono lietamente sorpreso. Per una volta l’Acea non delude: sono le 8,30, l’orario annunciato per la lettura del contatore della corrente elettrica.
«Dov’è il contatore?». Indico lo sportello di legno dell’ingresso. Sfodera un telefonino e un mini computer: con il primo scatta una foto ai numeri del contatore elettronico che segnano il consumo di corrente, con il secondo segna tutti dati. Obietto: «È la seconda volta in due mesi che avviene la lettura dei consumi, per anni non è mai venuto nessuno!». Aggiungo: «Mi è stato installato un contatore elettronico per la lettura automatica, che succede?». La risposta è gentile e stupefacente: «I contatori elettronici non funzionano, da remoto non è possibile leggere i consumi. Così veniamo noi. Tra due anni l’Acea cambierà i contatori, ne metterà altri funzionanti. Adesso sto facendo la lettura a tutto il palazzo, piano per piano».
L’Acea, l’azienda del comune di Roma per l’acqua, il gas e la corrente elettrica, non finisce mai di sorprendere. Prima ha strombazzato in Italia e in Europa il salto tecnologico dei contatori elettronici, gli smart meters, ora si scopre che non funzionano e si dovranno sostituire, così la lettura dei consumi avviene ancora casa per casa. Tutti i costi della gigantesca operazione fallimentare dell’azienda capitolina penso proprio che ricadranno ancora una volta sulle spalle degli utenti, il vostro cronista compreso.
Approfitto della cortesia del letturista per domandare un chiarimento: «Non mi è arrivata la bolletta della corrente da pagare. Come mai?». La risposta, anche in questo caso, è stupefacente: «Il sistema si rompe e le bollette delle volte non arrivano. Si sono lamentate molte persone. Chiami l’Acea, avvisi, altrimenti rischia di pagare più bollette tutte insieme».
Ne so qualcosa. Anche all’inizio dello scorso anno non mi arrivò la bolletta. Telefonai al numero verde dell’Acea facendo presente il problema, ma non successe niente. Richiamai ancora: due, tre, quattro volte ma della bolletta fantasma nessuna traccia. Ero molto preoccupato, temevo un “corto circuito burocratico” e il taglio della corrente elettrica a casa per morosità. Le prime vittime sarebbero stati i surgelati nel frigorifero e il computer spento senza la possibilità di lavorare anche a Sfoglia Roma, il mio giornale online.
Feci appello alla pazienza e riprovai ancora. All’ennesima telefonata, forse la decima, un operatore del numero verde mi rassicurò: «La sua bolletta non è stata ancora emessa! Non le staccheranno la luce!». Dopo parecchi mesi alla fine arrivò la bolletta da pagare con un importo salato. Adesso ci risiamo. L’Acea non dà tregua ai suoi utenti, il calvario continua!
R.Ru.