Due dati certi finora nei XXIII Giochi olimpici invernali: nove medaglie (tre d’oro, due d’argento, quattro di bronzo) per l’Italia e scudo dello Spallanzani anti virus per gli azzurri. Probabilmente si potrà arrivare a quota dieci medaglie per gli atleti italiani, in questo caso si realizzerebbe l’auspicio del presidente del Coni Giovanni Malagò di un risultato a due cifre.
Certo gli imprevisti a PyeongChang sono sempre in agguato, di tutti i tipi. C’è il maltempo: il forte vento ha costretto a rinviare varie gare. Ci sono i piccoli incidenti: nella gara di pattinaggio a Gabriella Papadakis si è rotto il costume ed è rimasta a seno scoperto, ma con il suo compagno Guillume Cizeron è riuscita a portare a termine la competizione nonostante il contrattempo. C’è la forte tensione politica tra la Corea del Nord comunista, potenza missilistica ed atomica, e la Corea del Sud alleata degli Stati Uniti, una tensione solo attenuata dallo svolgimento delle Olimpiadi invernali.
C’è anche il rischio delle malattie infettive per gli atleti italiani, in gara nella Corea del Sud, una delle “tigri” economiche più dinamiche dell’Estremo oriente. Contro i virus e i batteri c’è lo scudo dell’ospedale Lazzaro Spallanzani di Roma. È stato firmato un protocollo per la prevenzione e il controllo delle patologie infettive e tropicali per gli atleti, precisa un comunicato stampa, che partecipano ai Giochi olimpici invernali di Pyeongchang. Teleconsulto, controlli ambulatoriali di approfondimento e vademecum per la delegazione italiana.
Il CONI, attraverso l’Istituto di Medicina e Scienza della Sport, e l’INMI (Istituto Nazionale per le Malattie Infettive) “L. Spallanzani” hanno siglato un protocollo di collaborazione che prevede una serie di azioni volte a valutare i rischi di infezione per gli atleti che partecipano ai Giochi olimpici invernali di Pyeongchang, pianificare gli interventi di prevenzione, affrontare la gestione di eventuali situazioni a rischio di infezione. Lo scudo dello Spallanzani per le Olimpiadi invernali consolida il rapporto tra il CONI e l’INMI che già in passato hanno collaborato in iniziative di prevenzione, in occasione di grandi eventi sportivi in Italia ed all’estero. Il modello che CONI ed INMI hanno sviluppato per le passate Olimpiadi di Rio 2016 è in perfetta linea con le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e del Centro Europeo per il controllo delle malattie. Lo scudo dello Spallanzani assicura un monitoraggio anche dopo il ritorno degli atleti, un percorso individualizzato, la pianificazione di controlli ambulatoriali tempestivi e prestazioni di diagnosi e cura eventualmente necessari, la consulenza specialistica 24 ore su 24 attraverso un servizio di teleconsulto dedicato.
L’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “L. Spallanzani” si conferma ancora una volta come struttura in grado di affrontare tutti gli aspetti delle malattie infettive, grazie al lavoro dei professionisti sanitari e dei ricercatori impiegati nella struttura, che consente di offrire velocemente alle Istituzioni, in questo caso al CONI, il necessario contributo scientifico e culturale.