Quale sarà l’effetto dell’election day sul voto di Lazio e Lombardia, insieme alle urne per le politiche e le regionali? Il test più interessante è senza dubbio quello romano. Dove i candidati di Cinquestelle (Roberta Lombardi) e del centrosinistra (Nicola Zingaretti) si giocano la partita della vita. Ma l’esito del match avrà ricadute che andranno oltre il futuro politico dei due aspiranti governatori.
I voti raccolti da Zingaretti e dalla Lombardi permetteranno di valutare la forza effettiva di Renzi e Di Maio. Se Zingaretti riconquisterà il Lazio (nonostante l’ostilità di larga parte degli elettori di centro-sinistra verso Renzi), grazie al valore aggiunto della sua lista e all’alleanza con Liberi e Uguali, ridimensionerà il segretario del Pd mettendo un’ipoteca sulla guida del partito. Sul fronte opposto, una sconfitta della Lombardi con una percentuale inferiore a quella raggiunta dal M5S alle politiche permetterebbe di pesare una volta per tutte il cosiddetto “effetto Raggi”, ossia le conseguenze sull’elettorato Cinquestelle della disastrosa gestione del Campidoglio.
E se è vero che alle elezioni di Ostia dello scorso novembre la candidata imposta dalla sindaca di Roma ha vinto senza problemi al ballottaggio, è anche vero che in quell’occasione andò alle urne appena il 30 per cento degli aventi diritto, mentre a giugno 2016 nel X municipio un elettore su due aveva votato per quello che allora era il partito di Grillo.
Paradossalmente, Roberta Lombardi potrebbe essere penalizzata dalla sindaca di Roma, la sua nemica di sempre.
Lo scontro tra le due divampò quando fu arrestato per corruzione Raffaele Marra, alla guida del personale del Campidoglio, ex vice capo di gabinetto della sindaca. Già prima la deputata aveva violentemente attaccato su Facebook definendo Marra «il virus che ha infettato il Movimento 5 Stelle».
Nel 2016, dopo la vittoria della Raggi alle amministrative di Roma, era entrata a far parte del direttorio per sostenere la neo sindaca, ma a luglio lasciva l’incarico in aperta divergenza con il primo cittadino.
E adesso? Roberta Lombardi ha vinto le primarie per la candidatura alla presidenza del Lazio ottenendo 350 voti in più rispetto a Davide Barillari. Protagonista e insieme vittima della guerra senza esclusione di colpi tra i pentastellati della capitale, la “faraona”, come viene soprannominata, in campagna elettorale ha confermato di essere poco amata da una parte del Movimento e poco sostenuta dal vertice nazionale.
Di Maio, nel lanciare la grande chiusura della campagna elettorale a Piazza del Popolo, si era perfino dimenticato di citarla. Ecco la prima versione del post pubblicato su Facebook: «Manca ormai pochissimo al 2 marzo, giorno in cui ci vedremo tutti a Roma, per chiudere insieme questa straordinaria campagna elettorale. Sarà un evento molto importante. Ci saremo io, Beppe Grillo, Alessandro Di Battista, Virginia Raggi e tutti i portavoce e i candidati…».
Relegata tra i candidati senza nome, la “faraona” la prese malissimo. Così poco dopo Di Maio postò su Facebook un altro post, identico al primo, ma con l’aggiunta del nome “Lombardi”.