I 5 stelle, in un recentissimo incontro di un’ora e mezza nella sede istituzionale della Regione Lazio, hanno confrontato le loro posizioni con quelle già anticipate nel programma elettorale che il presidente della giunta si accinge a porre in essere.
In sostanza i 5 stelle danno una tregua per consentire di avviare i lavori della giunta. Dal loro punto di vista (accettato dal commissario ad acta) un periodo di prova al massimo fino all’approvazione dell’eventuale collegato al bilancio.
La Lombardi ha dichiarato che l’accordo, per la sanità, serve a «gestire la fase della transizione della presunta uscita dal commissariamento (che, lo si è capito sin da fine 2017, avverrà davvero alla fine del 2018, ndr) con una intesa sui provvedimenti».
Nel merito si attende di conoscere meglio i dettagli di tale «intesa sui provvedimenti» in specie sulle priorità condivise (per il “sociale” sarebbe rappresentata dal piano sociale regionale approvato dalla precedente giunta, ma poi improvvidamente bloccato in commissione e mai discusso in Consiglio).
Si sta aprendo una fase nuova, nella quale, in assenza di una solida maggioranza di giunta, diventa centrale il lavoro di mediazione fra tutte le forze politiche sui singoli provvedimenti. È un quadro inedito che rilancia e responsabilizza l’attività della commissione sanità e del Consiglio regionale. È una novità rispetto ai lunghi anni di gestione della sanità laziale, il piano di rientro e il modus operandi della “Cabina di regia” largamente autoreferenziato e con relazioni quasi sempre formalistiche con le organizzazioni sindacali.
La Lombardi aveva già rese note in campagna elettorale le sue idee sul SSR del Lazio: «Una Regione, il Lazio, a guida Pd in cui il privato ha avuto sempre l’ultima parola. Invertire il trend significa dare l’opportunità a tutti di ritrovare la propria strada. Significa permettere alla nostra sanità di essere forte e di poter camminare sulle proprie gambe, senza affidare i suoi servizi a gestioni esterne più costose e che speculano sulla dignità dei lavoratori».
Si vedrà se il rilancio del servizio sanitario PUBBLICO (a partire anche dalla «reinternalizzazione -promessa agli elettori da Zingaretti- di gestioni sanitarie fino ad oggi date all’esterno», ndr) che la Lombardi sembra sostenere e che ritroviamo riaffermato nel programma elettorale di Zingaretti (a partire dall’incipit della parte “sanità”), verrà o meno avviato con decisione e tempismo dal commissario ad acta e dal neoassessore alla Sanità.
Si vedrà anche se, responsabilmente, le forze politiche presenti in Consiglio, al di là dei ruoli diversi di opposizione e maggioranza, entrando nel merito dei provvedimenti, responsabilmente collaboreranno per il bene di tutti i cittadini, per loro dare, dopo una lunga fase di tagli, un SSR reso più efficace.
Zingaretti nel suo programma elettorale scrive che «per una sanità di qualità (sic) che metta veramente al centro la persona vanno affrontati i nodi strutturali» che «vanno risolti… con riorganizzazioni e prestazioni appropriate, interventi infrastrutturali, incentivi».
Nei prossimi mesi queste affermazioni di principio si dovranno sostanziare di contenuti specifici che caleranno sul “Sistema sanitario regionale” emimercato nel quale la sofferenza della parte pubblica è testimoniata dalla mancanza di oltre 9000 operatori e dalla mancanza di investimenti, che costituiscono una componente economica in fase regressiva da anni (il che nel tempo ha reso l’offerta sanitaria pubblica critica in diversi punti, favorendo il ricorso dei cittadini al privato).
Si pensi all’acquisto e potenziamento della strumentazione scientifica che rappresenta il cuore dell’attività istituzionale di ASL e A.O. in quanto strumenti necessari per l’erogazione del servizio.
La Corte dei conti (vedi “Referto al Parlamento sulla gestione finanziaria dei servizi sanitari regionali esercizio 2016”) dà un quadro aggiornato, monitorato, sul fabbisogno sanitario nella sua cosiddetta componente “indistinta”, (ticket e intramoenia) e relativa alla fiscalità generale regionale (Irap e addizionale Irpef), che sicuramente dovrebbe essere preso in esame.)
La novità di questo incontro fra Zingaretti e Lombardi di 5 stelle necessitato (e replicato anche con l’opposizione di destra) ha fatto emergere una domanda di ordine più generale: l’intesa sui provvedimenti e la condivisione di contenuti avverrà dentro l’attuazione dell’attuale sistema-ospedaliero (hub e spoke) e territoriale (Case della salute e medicina di base), oppure c’è da aspettarsi che si passi a un diverso modello?
Zingaretti subito dopo la composizione della giunta ha dichiarato: «In campagna elettorale ho studiato i programmi degli avversari. Credo che temi come l’idea della costruzione del nuovo modello sanitario, … siano condivisi».
Non si tratta di una cosa marginale sulla quale, in ogni caso, il commissario ad acta dovrebbe aprire un confronto anche con le OO.SS. Zingaretti nel suo programma per la sanità ha preso impegni per la partecipazione attiva dei cittadini ma si è dimenticato, sbagliando, del ruolo delle organizzazioni sindacali.
Sono sotto gli occhi di tutti gli esiti –anche nella Regione Lazio- di una prassi di disintermediazione e di conclamato ricorso al rapporto diretto con singoli cittadini. Forse si dovrebbe tutti convenire che aiuta il perseguimento del bene comune il confronto e la contrattazione con le organizzazioni sindacali, che è anche rafforzamento della democrazia.
Si, certo i cittadini «non sono solo utenti del servizio, ma devono essere i primi controllori del buon funzionamento del sistema», ma tale partecipazione (da anni affermata e poco fatta praticare) non la puoi ridurre (come si legge nel programma elettorale di Zingaretti) all’Audit civico (che pure meritoriamente fa il Tribunale del malato) o alla pur molto utile Valutazione partecipata del piano regionale della malattia diabetica. La partecipazione non si esaurisce nell’affermare che si vuole un «coinvolgimento (sic) delle associazioni nella programmazione, nell’attuazione e nella valutazione dei servizi offerti», obiettivo che è più facile affermare che concretizzare.
Le confederazioni sindacali, i sindacati del personale della Sanità, le organizzazioni sindacali dei pensionati esprimono una rappresentanza che si esercita attraverso la contrattazione con le controparti istituzionali e che, nel caso di specie della Sanità, sono da sempre portatori di proposte di merito per il miglioramento della Sanità pubblica.
In ogni caso, che si cambi il modello della Sanità o si prosegua con il vecchio, anche in questa prima fase, positivamente aperta fra le forze politiche presenti nel Consiglio regionale, su come passare pienamente dal risanamento finanziario ad un servizio sanitario pubblico più efficace e accessibile a tutti i cittadini, il confronto con le organizzazioni sindacali è uno dei ragionevoli snodi da cui passare.