Prima tappa l’immediato taglio dei vitalizi dei parlamentari, poi o il governo o le elezioni politiche anticipate. Il M5S ha preparato il piano con cura. Luigi Di Maio è stato chiaro: «Con Fico alla presidenza e Fraccaro questore per i vitalizi non c’è più scampo». Il capo politico cinquestelle e candidato alla presidenza del Consiglio si riferisce alla battaglia trionfale vinta a fine marzo per la conquista dei vertici della Camera: Roberto Fico è stato eletto presidente, Riccardo Fraccaro questore anziano, in tutto ben 7 componenti su 15 dell’ufficio di presidenza di Montecitorio sono pentastellati, quasi la maggioranza assoluta. In modo analogo è andata al Senato.
Ora tutto è pronto per la battaglia in tre punti sui costi della politica: 1) ridurre i compensi dei deputati, 2) diminuire le pensioni degli ex onorevoli, 3) abbassare le spese per i dipendenti di Montecitorio e di Palazzo Madama. Nei prossimi giorni una delibera dell’ufficio di presidenza della Camera dovrebbe mettere nero su bianco i due punti cardini del ridimensionamento: i deputati neoeletti non matureranno più una pensione a 65 anni di età anche dopo cinque anni di legislatura, i vecchi parlamentari avranno un sistema contributivo e non più retributivo (così gli onorevoli pensionati dovrebbero vedere scendere i loro assegni previdenziali perché ricalcolati a posteriori con il primo meccanismo meno favorevole).
Non servirà una legge per varare questa rivoluzione, ma basterà una delibera dell’ufficio di presidenza di Montecitorio, come è già accaduto dal 2012 quando iniziarono le “strette” sulle retribuzioni dei deputati e dei dipendenti della Camera. Riccardo Fraccaro ha anticipato il piano al Sole 24 Ore: «Ad oggi sono in pagamento 2.600 vitalizi per un totale di 190 milioni l’anno. Come questore anziano sottoporrò da subito al collegio la necessità di intervenire di concerto con l’Ufficio di presidenza». Il questore anziano pentastellato è ottimista sui risultati: «Tutte le forze politiche si sono impegnate in tal senso: confidiamo che si passi subito ai fatti».
In sintesi: contro i vitalizi scatterà ancora una volta l’alleanza populista con la Lega che ha già funzionato per l’accaparramento degli incarichi ai vertici della Camera. Gli altri partiti, in particolare Pd, Forza Italia e Liberi e Uguali difficilmente avranno il coraggio di contrastare una battaglia popolare tra i cittadini come il taglio dei vitalizi ai parlamentari.
L’abolizione o la riduzione dei vitalizi è “un trofeo” magico da offrire agli italiani colpiti e incattiviti dalla crisi economica, ubriacati dall’oppio populista di questi ultimi anni, infuriati contro i politici delegittimati dagli scandali e dall’incompetenza. La tentazione di abbattere questo “totem” dalle modeste dimensioni economiche non considera, però, le pericolose conseguenze: si sminuirebbe ancora di più la figura del parlamentare senza affrontare i problemi strutturali dell’Italia, aprirebbe il varco addirittura al ricalcolo delle pensioni di milioni di persone che hanno usufruito del sistema retributivo. I rischi sarebbero forti: il ricalcolo a posteriori aprirebbe un problema d’incostituzionalità; la possibile riduzione delle pensioni a milioni di anziani (molte intorno o sotto i 1.000 euro al mese) diverrebbe una questione dirompente sul piano economico, sociale e politico.
Al posto della scorciatoia populista è urgente, invece, affrontare le riforme strutturali: ridare slancio all’occupazione e alla ripresa economica, ridurre le tasse, proteggere disoccupati ed anziani, controllare l’immigrazione, restituire credibilità alla politica e al Parlamento espressione della sovranità popolare e della democrazia rappresentativa.
Il piano del M5S è ben congegnato. Se Di Maio riuscirà a trovare e ad indicare a Sergio Mattarella una maggioranza parlamentare per sostenere la sua candidatura alla presidenza del Consiglio, il taglio dei vitalizi sarà la prima “medaglia” del suo governo. Comunque, a stretto giro di posta, la potrà spendere nella campagna elettorale per le regionali del Molise e Friuli Venezia Giulia (22 e 29 aprile), per le comunali del 10 giugno (sfida per 800 sindaci) e per le europee nel 2019. Se, invece, le difficili consultazioni avviate dal capo dello Stato il 4 aprile al Quirinale si concluderanno con un buco nell’acqua, il capo cinquestelle potrà centrare la campagna elettorale per il voto politico anticipato sul classico “trofeo” anti Casta: i vitalizi tagliati. Avanti tutta, frutti avvelenati permettendo.