Inventiva, imbrogli, sotterfugi. Il film Io c’è è basato su paradossi spinti, è una commedia-surreale dal sapore acre. Evadere ed eludere le tasse, al grido di “sono troppe”, è uno sport sempre più di moda in Italia non solo nella quotidianità della cronaca. Anche nella finzione cinematografica conquista nuove vette tra battute ironiche e ciniche.
Sacro e profano si mescolano. Già il titolo Io c’è, ha una strana assonanza con “Dio c’è”, la scritta che negli anni Settanta e Ottanta s’incontrava ai bordi delle strade e sembra che indicasse la presenza di spacciatori di droga nella zona. Nella pellicola diretta da Alessandro Aronadio, dal 29 marzo nei cinema, Massimo Alberti (l’attore Edoardo Leo) si domanda: «Ma io veramente devo pagare le tasse!?». Il suo “Miracolo italiano” è sull’orlo del fallimento. La crisi economica ha messo in ginocchio il suo lussuoso bed and breakfast e si scervella su come risalire la china.
Un convento gestito dalle suore accanto al suo “Miracolo Italiano”, invece, va a gonfie vele. È pieno di persone. Non pagano il conto, ma fanno “donazioni”. Non sono clienti ma fedeli. Essendo una struttura religiosa tutti i ricavi sono esentasse. Così ha un’idea: «Io me la invento la religione!» e «mi faccio pagare dai turisti una donazione minima esentasse».
La nuova religione ha un obiettivo preciso: l’assoluzione da imposte, tributi e contributi. Nell’impresa l’aiutano la sorella Adriana (Margherita Buy), esperta commercialista sempre intenta a far conti, e Marco (Giuseppe Battiston), scrittore senza lettori e teologo della nuova religione. Così nasce lo “Ionismo”, cioè la fede molto poco spirituale che pone “Io” al posto di “Dio” al centro dell’universo. È una sintesi tra egocentrismo ed egoismo. Come fare? L’ispirazione viene dalle altre religioni. Marco indica la soluzione: «Prendiamo un po’ qua e un po’ là. Facciamo un mix!».
Fa progetti, ragiona (sempre fiscalmente) in grande. Gli viene l’idea non solo di come guadagnare, fare profitti, evitare di pagare le tasse, ma anche su come incassare una fetta delle imposte pagate dagli italiani: «Ci dobbiamo concentrare sul prossimo obiettivo: l’8 per mille». Il viso dei contribuenti, alle prese in queste settimane con il poco piacevole appuntamento della dichiarazione dei redditi, può improvvisamente contrarsi con un sorriso amaro.