Sottosegretario Ricardo Merlo, ha seguito la denuncia de Il Giorno del Sudamerica sull’inspiegabile taglio dei finanziamenti alla Federazione delle Entità Culturali Italo-Brasiliane – Fecibesp… Cosa ne pensa?
Su questo stiamo lavorando, dobbiamo informarci bene. Ho saputo e sto seguendo la vicenda, assieme agli altri ministri stiamo valutando, verificheremo il tutto una volta in possesso degli elementi del caso. Si tratta di capire esattamente cosa è avvenuto, sono qui da pochi giorni, ma ho già parlato con l’ambasciatore del Brasile e il direttore del sistema paese, vedremo come si può risolvere. La questione più importante è che di questa situazione non soffrano gli studenti.
Si sono conclusi recentemente i lavori del Cgie, quali le decisioni di maggior rilievo?
Il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero sta lavorando ad una bozza di indirizzo per la modifica del sistema di voto degli italiani all’estero. È stato stabilito che verso fine anno, più precisamente a novembre, mi consegnino la proposta con le modifiche. A quel punto il documento verrà esaminato dagli uffici della Farnesina quindi verrà inviato direttamente al Consiglio dei Ministri e subito dopo all’esame del Parlamento. La riforma della legge elettorale è una delle priorità a cui sto lavorando…
Eppure c’è ancora qualche voce critica sul voto degli italiani all’estero, addirittura si è accennato all’ipotesi di abolire tale diritto…
Sono stupidaggini. È un’ipotesi che non sta né in cielo, né in terra. Non esiste, altrimenti non sarei in questo posto. Nessuno nel Governo pensa ad un’ipotesi del genere!
Ma anche in occasione delle recenti elezioni politiche non sono stati pochi quelli che hanno denunciato brogli e, certamente, il sistema alcune falle le ha dimostrate realmente…
Noi vogliamo che i dubbi vengano completamente dissolti, li vogliamo praticamente azzerare e su questo non ho alcuna incertezza: riusciremo a portare i dubbi a zero. Come le ho già detto, ma voglio ripeterlo ancora una volta, la modifica della legge sul voto degli italiani all’estero è e resta una nostra priorità.
Un altro tema sul quale non sembrano esserci poche difficoltà riguarda le pratiche per la richiesta e il riconoscimento della cittadinanza italiana: quali sono gli ostacoli maggiori per affrontare questo problema?
I servizi consolari stano soffrendo molto perché c’è poco personale, ci sono tantissime domande… Quindi stiamo affrontando il tema sotto diversi aspetti: per primo quello delle risorse umane aggiuntive, quindi sarà necessario semplificare le pratiche, rendendole più semplici e dirette possibile. Su questo fronte abbiamo già iniziato a lavorare e sono convinto che a fine anno ci saranno i primi risultati concreti, quei cambiamenti necessari per rendere meno difficoltoso il percorso di chi vuole riconosciuto un suo diritto. Anche sul fronte dei servizi legati al rinnovo dei passaporti le cose cambieranno in meglio, è una cosa che dobbiamo fare al più presto, perché non è possibile che un italiano non possa rinnovare il passaporto, e lo stesso vale per quanto riguarda l’iscrizione all’anagrafe consolare e i servizi notarili. Su questi temi vogliamo dare una risposta subito.
Le tantissime richieste per il riconoscimento delle origini italiane e quindi la conseguente richiesta di cittadinanza è legata a elementi affettivi o a situazione economiche…
C’è di tutto. C’è chi fa richiesta perché vuole andare negli Stati Uniti senza bisogno del visto, c’è chi vuole viaggiare liberamente in Europa e c’è chi lo fa per ragioni affettive, per sentimento verso il Paese di origine. Insomma non si può stilare una classifica delle ragioni, ma certamente possiamo affermare che al di là di queste, stiamo parlando di un diritto che occorre rispettare…
Ma esistono ancora le radici italiane in giovani che ormai saranno la terza o quarta generazione…
Io credo di sì. Comunque in questo senso va lo sforzo enorme delle tante associazioni di volontariato che fanno un lavoro incredibile in tutto il mondo e mantengono viva la cultura, la lingua e l’amore per la patria. Poi come le ho già detto le persone di origine italiana in Sud America sono tantissime, una seconda Italia, e all’interno di questo macrocosmo ci si può trovare di tutto. Detto questo il lavoro delle associazioni di volontariato è un’opera preziosa e meritoria.
Un altro aspetto che in questi ultimi anni ha subito i contraccolpi della crisi economica è quello legato al mondo dell’editoria, ai giornali ed in generale ai mezzi di informazione per gli italiani all’estero: su questo fronte c’è da aspettarsi un impegno maggiore anche dal punto di vista dei finanziamenti?
Su questo sono stato particolarmente esplicito durante i lavori del Cgie, la stampa italiana all’estero promuove la cultura, la lingua e l’informazione quindi noi vogliamo mantenerla viva e vitale…
Ma molti giornali, e altri mezzi di informazione, negli ultimi anni sono stati costretti a chiudere… c’è rimasto poco da difendere…
Ancora c’è qualcosa e quello che c’è lo dobbiamo curare affinché non muoia, è come per gli animali o le piante in via di estinzione, occorre proteggerli e curarli.
Come valuta l’attuale politica italiana nei confronti dell’immigrazione?
Cento per cento d’accordo con quello che sta portando avanti il governo…
Ma non c’è qualche dissidio all’interno della compagine governativa su questo argomento?
No, no c’è. Il governo attraverso il ministero dell’Interno ha posto dei paletti… e in Italia adesso ci sono delle regole, per entrare in Italia bisogna avere la documentazione in regola e chi non ha la documentazione in regola torna a casa. Inoltre noi vogliamo tutta l’Europa perché questo non è un problema italiano, ma l’Europa continua a lasciarci soli. Quindi il grande merito di questo governo è stato di mettere all’ordine del giorno dell’agenda europea la questione dell’immigrazione. Certo ci sono persone che arrivano da paesi che sono in guerra, rifugiati che l’Italia riceve ed accoglie e la nostra marina aiuta quelli che sono in difficoltà in mare nei gommoni, però chi non ha la documentazione in regola torna a casa. Questo è ormai chiaro e lo devono capire anche quelli che programmano di venire, devono sapere che l’Italia non è un paese facile per entrare.
Pensa che verrà nuovamente istituito il Comitato per le questioni degli italiani all’estero?
Non ne ho idea. È una questione parlamentare. Comunque non mi pare che questo Comitato abbia prodotto risultati eclatanti, quindi bisogna vedere esattamente con quali compiti. Ma in ogni caso per ora mi sembra che la questione non sia all’ordine del giorno, non ne ho affatto sentito parlare.
Qual è la sua agenda di lavoro per il prossimo futuro?
Il potenziamento dei servizi consolari, la modifica delle modalità del voto all’estero, la modifica della legge di cittadinanza, anche per mettere fine alla discriminazione nei confronti delle donne, la modifica della questione Imu, non si capisce perché gli italiani che vivono all’estero debbano pagare l’Imu per la prima casa. Inoltre sempre presente, e intendiamo affrontare in pieno questo tema, c’è la questione di rivedere in maniera più efficiente la promozione della lingua e della cultura italiana all’estero. Queste al momento sono le priorità in agenda.
Può chiarire meglio in cosa consiste la discriminazione nei confronti delle donne?
Le donne che sono nate o emigrate prima del 1948 e che non si sono sposate con un italiano non possono trasmettere la cittadinanza ai loro discendenti solo per il fatto di essere donne. Questo va cambiato. Ci sono delle famiglie nelle quali i nipoti hanno la nonna di origine italiana ma sposata con un brasiliano o un argentino etc., questi nipoti non potranno aver la cittadinanza italiana perché trasmessa dalla nonna, una donna e non un uomo, se fosse il nonno ad aver origini italiane, invece la potrebbero avere. È una discriminazione assurda e preistorica.
Sottosegretario Merlo, che messaggio vuole dare agli italiani del Sudamerica?
Voglio dire agli italiani che vivono fuori dei confini del nostro Paese che sono qui per lavorare 24 ore su 24, proprio sulle questioni degli italiani all’estero. Essere qui, al ministero degli Esteri per occuparmi proprio di questo, io eletto all’estero credo sia un segnale di enorme importanza. In questo senso la scelta del Governo parla chiaro. Per questo chiedo a tutti fiducia, pazienza e tempo, perché quello che hanno distrutto in più di dieci anni non si può risolvere in un mese e neanche in sei, quindi ripeto e chiedo ancora a tutti gli italiani residente all’estero fiducia e pazienza.