Cammino per San Lorenzo sotto il sole feroce di agosto e ho la sensazione che questo vecchio quartiere proletario di Roma a due passi dalla stazione Termini sia stato bombardato un’altra volta.
A luglio del 1943 furono gli aerei degli “alleati” americani a provocare tremila morti e undicimila feriti. Adesso ci hanno pensato la politica e la burocrazia a decimare i residenti per far posto a migliaia di studenti.
Il problema, uno dei problemi, di questo vero e proprio cambio di destinazione d’uso è che gli universitari di solito vengono qui a dormire e solo quando l’Università è in funzione. Da fine luglio ai primi di settembre alla Sapienza non si fanno esami e i “fuori sede” tornano a casa. Così San Lorenzo si trasforma in un deserto senza vita.
La cosa grottesca è che la zona resta a traffico limitato anche quando non c’è più nessuno. E se i varchi adesso sono sempre aperti, i parcheggi conservano le regole della Ztl: ticket dalle 8 del mattino alle 23 dal lunedì al sabato compreso. La conseguenza è che i pochi negozi rimasti sono vuoti perché la gente preferisce fare acquisti nei quartieri limitrofi dove il parcheggio si paga fino alle 19. Stesso discorso per pizzerie e locali che infatti adesso sono quasi tutti chiusi per ferie. Molti non riapriranno nemmeno a settembre. Sulle serrande abbassate è tutto un fiorire di “affittasi” e “vendesi”.
A resistere sono solo i pub e le birrerie che la sera, ma solo d’inverno, si riempiono fino a notte fonda. L’inverno qui è la stagione della movida e dello sballo serale. Con migliaia di giovani che trovano “erba” dappertutto mentre i marciapiedi si riempiono di cicche, lattine e bottiglie vuote.
Periodicamente le cronache romane dei quotidiani danno grande risalto alla velina dei carabinieri o della polizia sull’ennesima “operazione antidroga”. Ma sono “retate” che evidentemente non danno grandi risultati, perché dopo un paio di giorni tutto è tornato come prima.
Vent’anni fa i residenti erano più di cinquantamila. Adesso superano di poco i diecimila. Piano piano, uno dopo l’altro, se ne sono andati gli operai, i manovali, gli artigiani che avevano fatto di San Lorenzo un quartiere con una forte identità: proletario compatto, orgoglioso e schierato politicamente a sinistra.
È stato un esodo agevolato dalle scelte fatte dal Campidoglio negli ultimi 20 anni. Una peggiore dell’altra. Hanno cominciato alla fine degli anni Novanta, concedendo decine e decine di licenze commerciali a locali e localini che nascevano come funghi. In poco tempo la marea montante della movida invernale ha spinto decine e decine di famiglie a cambiare quartiere.
Intanto chi restava chiedeva (giustamente) agli amministratori cittadini di mettere fine all’inferno che si scatenava la sera e che nei fine settimana impediva di camminare per le strade, di parcheggiare la propria auto e spesso perfino di dormire. Allora è nata la Ztl. La zona a traffico limitato con i varchi e i ticket per i parcheggi fino alle 11 di sera e con il permesso (a pagamento annuale) per i residenti.
Ma adesso basta assistere al deserto estivo di San Lorenzo per capire che la Ztl ha finito per dare il colpo di grazia anche a quegli artigiani e a quei commercianti che avevano deciso di resistere.
Secondo articolo – Segue