Prima due forni per Di Maio e adesso due forni per Salvini. Luigi Di Maio è un esperto su come attivare due forni: a maggio tentò di formare “il governo del cambiamento” sia con la Lega sia con il Pd. Parlò e trattò sia con il segretario democratico Maurizio Martina sia con quello leghista Matteo Salvini, poi la palla andò in buca con il Carroccio. Il capo politico del M5S avrebbe preferito una intesa con i democratici, ma il Pd bocciò l’accordo (un secco no arrivò soprattutto dall’ex segretario Matteo Renzi).
Adesso è il turno di Salvini: prima non ha smantellato i due forni, poi ha riacceso quello con Silvio Berlusconi accanto a quello con Di Maio. Il vice presidente del Consiglio, ministro dell’Interno e segretario della Lega è e rimane al governo con Di Maio, ma decide anche con Berlusconi il nuovo “presidente di garanzia” della Rai Marcello Foa. La commissione parlamentare di Vigilanza mercoledì 26 settembre ha votato a maggioranza qualificata la sua candidatura bocciata, invece, prima di Ferragosto. I parlamentari di Forza Italia sono stati determinanti per raggiungere l’alto quorum dei due terzi dei voti. Non solo. Il segretario del Carroccio imbocca con il presidente di Forza Italia la strada dell’alleanza nelle elezioni regionali (Piemonte, Emilia Romagna, Sardegna, Abruzzo, Calabria, Basilicata) e, probabilmente, nelle europee.
Due forni per Salvini. La nuova intesa, dopo forti polemiche e scaramucce, è scattata attraverso due incontri nelle case di Berlusconi: prima nella cena di domenica 16 settembre nella villa di Arcore e poi nel vertice di Palazzo Grazioli a Roma di giovedì 20 settembre allargato a Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia). Salvini prima smentisce e poi conferma. Smentisce per rassicurare Di Maio: «Non c’è nessuna strategia del doppio forno», il governo con i cinquestelle «durerà cinque anni». Ma poi conferma il doppio forno per conquistare giunte regionali, provinciali e comunali: «Io vado da Berlusconi e parlo solo di accordi locali». L’ex presidente del Consiglio si mostra comprensivo con Salvini: «Deve tenere i rapporti con l’altra parte, bisogna capirlo…». Il Cavaliere ha fatto buon viso a cattivo gioco: avrebbe siglato l’accordo per evitare una penalizzazione delle sue tv Mediaset per mano dei grillini e per scongiurare il completo sgretolamento di Forza Italia sotto il rullo compressore della concorrenza leghista.
L’esecutivo con i grillini, anche se le posizioni sono contrapposte su molti temi, viaggia a gonfie vele per Salvini: secondo i sondaggi la Lega avrebbe oltrepassato il 30% dei voti, raddoppiando il 17% ottenuto nelle elezioni politiche del 4 marzo. Salvini ha conquistato l’egemonia politica sul governo Conte mietendo consensi e mettendo in un angolo Di Maio. Due forni per Salvini. Riaccendendo il forno con Berlusconi ha portato a casa una micidiale potenza di fuoco mediatica (grazie alla Rai e a Mediaset) che moltiplica le possibilità di stravincere le elezioni europee.
Anche un eventuale voto politico anticipato, innescato dal braccio di ferro tra Di Maio e il ministro dell’Economia Giovanni Tria sulla Legge di bilancio per il 2019, sarebbe gradito. La manovra economica 2019 è passata la notte di giovedì 27 settembre sull’asse dell’accordo Salvini-Di Maio, ma restano molti contrasti con il M5S (sulla stessa Legge di bilancio, le opere pubbliche, la giustizia, le sicurezza, gli immigrati). Finora i dissensi sono stati sempre superati, ma l’atmosfera si sta pericolosamente surriscaldando. C’è chi prevede la crisi di governo e le elezioni anticipate. Berlusconi spera nella rottura: «Credo che in un futuro non lontano il centrodestra tornerà finalmente di nuovo alla guida del governo». Il vero beneficiario sarebbe il ministro dell’Interno. Le urne potrebbero segnare il trionfo di Salvini come leader del centro-destra e nuovo presidente del Consiglio.