Più concorrenza? Autobus privati o pubblici? Arriva il referendum consultivo sul trasporto urbano di Roma, auspicato o temuto secondo i casi. Sul banco degli imputati ci sono i tantissimi disservizi: gli autobus in ritardo, alcune volte in forte ritardo o addirittura c’è la brutta sorpresa delle corse cancellate oppure delle vetture che vanno a fuoco.
In realtà è un referendum sull’Atac, l’azienda capitolina di trasporto pubblico. Disservizi ed incidenti si moltiplicano, anche gravi ma fortunatamente finora senza vittime come l’ultimo nella stazione della metropolitana di Repubblica (una scala mobile ha ceduto e sono rimaste ferite una ventina di persone, una in modo serio). L’Atac è da anni nell’occhio del ciclone e sull’orlo del fallimento con sulle spalle un debito di ben 1,3 miliardi di euro.
L’11 novembre i romani voteranno per un referendum comunale consultivo (seggi aperti dalle 8 alle 20), in precedenza fissato per il 3 giugno e poi rinviato, per decidere se autobus, tram e metropolitane vanno affidati a privati oppure no (in ogni caso il controllo resterà al Campidoglio). Il referendum consultivo, promosso dal segretario dei Radicali italiani, Riccardo Magi, è stato indetto dopo la presentazione di oltre 30 mila firme, superando così il quorum dell’1% dei cittadini residenti nella capitale (cioè 28 mila). Il quorum di votanti da raggiungere è impegnativo. La consultazione sarà valida solo se voterà almeno il 33% degli aventi diritto, circa 800 mila elettori.
Magi, i Radicali Italiani e il comitato promotore del referendum “Mobilitiamo Roma”, sostengono con forza la consultazione: «L’Atac non funziona ed è stata usata da tutte le amministrazioni di destra e di sinistra come bacino clientelare per ottenere voti. Occorre mettere a gara il servizio affidandolo a più soggetti, rompendo il monopolio e aprendo alla concorrenza. Le gare stimolano le imprese, pubbliche o private che siano, a comportarsi in modo virtuoso, e l’apertura alla concorrenza introdurrebbe anche forme più moderne e innovative di trasporto».
Virginia Raggi, il M5S e i sindacati, invece, sono contrari al referendum e appoggiano il trasporto urbano pubblico. La sindaca cinquestelle di Roma difende l’Atac: «Tante persone in questi anni hanno visto Atac erogare un servizio non a livello delle altre capitali europee e si sono sentiti dire che l’alternativa era la liberalizzazione. Quindi se sul piatto c’è la scelta fra lo scenario attuale e l’arrivo di privati super efficienti la risposta non può essere che la seconda. Ma la nostra sfida è quella di dire che Atac può invece essere efficiente come il privato e restando pubblica». Non è tutto oro quello che luccica secondo la Raggi: «I privati già gestiscono alcuni autobus come Roma Tpl e i cittadini che li utilizzano sanno bene quanti problemi ci sono».
La consultazione non ha valore vincolante, ma se dovesse vincere il “sì” la scelta avrebbe comunque un peso politico. La sindaca ha infatti precisato: «Il referendum ha valore consultivo. Qualunque sarà il risultato ne terremo conto per migliorare sempre di più».
Cgil, Cisl, Uil sono nettamente contrari al referendum. Per i tre sindacati, dietro al quesito sulla messa a gara del trasporto pubblico si nasconde l’intento «neanche troppo celato, di trasferire le attività di Atac ai privati». Ma l’equazione tra «privato ed efficienza» rappresenta per i sindacati «una tesi sbagliata» perché «negli ultimi decenni si sono susseguite diverse privatizzazioni e/o esternalizzazioni dei servizi pubblici locali» che «non hanno prodotto effettivi miglioramenti».
I Radicali lamentano la scarsa informazione sul referendum dell’11 novembre e stanno accentuando la mobilitazione con incontri, riunioni e spot. Pubblicano anche uno spot ad effetto. Un’attrice che interpreta la sindaca (con tanto di fascia tricolore) parla con i cittadini nel centro storico, e quando pronuncia il suo famoso slogan «il vento sta cambiando» un bus Atac salta in aria e lei viene sbalzata via.