Black out della sanità, sciopero dei medici. Corsie degli ospedali e sale operatorie semivuote. I medici e i veterinari del Sistema sanitario nazionale ieri, venerdì 23 novembre, hanno scioperato in massa per 24 ore, come un anno fa, garantendo sempre la «continuità delle prestazioni indispensabili».
Aumenti retributivi, assunzioni, investimenti sono al centro dell’agitazione dei camici bianchi. Manifestazioni di protesta si sono svolte nelle piazze delle principali città italiane.
Lo sciopero è stato un successo e i sindacati cantano vittoria. Carlo Palermo, segretario generale del sindacato Anaao Assomed, ha annunciato in una conferenza stampa: «Le notizie che arrivano dalle regioni parlano di una partecipazione allo sciopero dei medici ben maggiore rispetto alle aspettative, pari a 80-90% del personale. Bisogna tornare anni indietro per trovare la stessa adesione a una mobilitazione».
Sotto accusa è l’esecutivo giallo-verde perché non riapre il rubinetto degli stanziamenti. Secondo la Fp-Cgil Medici «il “Governo del cambiamento” continua a definanziare il servizio sanitario pubblico, a danno della cittadinanza e a beneficio del privato». La Uil-Fpl sollecita assunzioni: «Si sperava in qualcosa di più concreto da questo governo. Si deve porre fine al blocco del turnover, ricordando che mancano circa 20mila medici. Il Sistema sanitario è al collasso, l’età media del personale medico supera i 54 anni e si prevedono migliaia di uscite con i nuovi pensionamenti».
Per i sindacati dei medici la sanità pubblica è “ormai al collasso”: chiedono il rinnovo del contratto di lavoro, fermo da dieci anni. Ma la protesta, tengono a precisare le organizzazioni sindacali, è anche a favore dei cittadini stessi, per garantire a tutti un’assistenza adeguata.
La ministra della Salute Giulia Grillo rassicura i sindacati: «Nella legge di bilancio ci sono le risorse per onorare gli impegni presi rispetto ai rinnovi contrattuali 2019-21. Contestualmente è previsto l’aumento del fabbisogno sanitario nazionale standard per lo stesso biennio».