«Superati i 15 milioni di turisti». Ad annunciare il nuovo record di arrivi toccato da Roma nel 2018, era stato, subito dopo Natale, l’assessore Carlo Cafarotti. Peccato che il boom del turismo nella capitale a guida Cinquestelle faccia il paio con il “boom economico” italiano vaticinato dal vicepremier Luigi Di Maio che, guarda caso, è anche il capo politico del M5S e il testimonial numero 1 della propaganda pentastellata.
A cancellare l’impennata del nostro Pil nel 2019 ha provveduto pochi giorni fa l’Istat, l’istituto italiano di statistica, pubblicando i dati degli ultimi due trimestri che certificano la “recessione tecnica” del Paese. A fare giustizia dell’esplosione turistica della capitale ci ha pensato invece Euromonitor International, società di consulenza londinese che da 40 anni analizza i flussi degli arrivi nelle maggiori città del mondo.
Nel suo ultimo report, Top city destinations, che è poi la classifica delle cento città più visitate del pianeta, Roma è scivolata al diciassettesimo posto con meno di dieci milioni di arrivi (per la precisione 9,8). Un terzo meno di quelli annunciati dal Campidoglio. Un’enormità. Un dato che sta lì a dimostrare la distanza ormai incolmabile che separa la nostra capitale dalle grandi mete turistiche internazionali.
La città eterna ha ormai dieci milioni di visitatori meno di Londra, sette meno di Parigi, quasi due meno Istanbul, mentre città che sulla carta non dovrebbero competere con la città eterna, sono a un passo. È il caso di Praga, che l’anno scorso ha superato i nove milioni di visitatori.
Perché hanno costruito infrastrutture, modernizzato i servizi, perfezionata l’accoglienza. Insomma, sono andate avanti, mentre Roma si è fermata. Anzi, è andata indietro: infrastrutture da Terzo mondo, strade piene di buche e assediate dai rifiuti, manutenzione zero e trasporto pubblico inesistente.
E così alla fine l’immagine ha finito per coincidere con la realtà e la stampa internazionale ha cominciato a occuparsi del degrado di «una città in rovina», come ha recentemente titolato il NYT pubblicando un reportage che ha fatto il giro del mondo.
Ma è da un anno che i media americani (e non solo) hanno acceso i riflettori sul disastro romano. Ha cominciato la CNN a marzo 2018 con un servizio dal titolo: «Il declino triste di Roma». A dicembre il New York Times e adesso di nuovo la CNN con un ampio servizio su Top city destinations.
Immaginare che con un degrado come quello attuale la capitale potesse evitare di pagare il conto dell’abbandono, mettendo a segno un record da 15 milioni di visitatori, poteva venire in mente solo all’assessore Cafarotti e agli artefici della propaganda pentastellata.