Nel territorio di Roma, un tempo, vissero perfino gli elefanti. Riflessi dà una idea di come doveva essere quel luogo incantato. Si esamina uno spicchio di preistoria, una visione di come era allora l’area dove poi Romolo fondò la città eterna. Più esattamente si può visitare il Museo di Casal de’ Pazzi e, dal 14 febbraio, si può ammirare il murale realizzato da Jerico Cabrera Carandang (classe 1992).
Riflessi è opera del giovane artista nato nelle Filippine e trasferitosi in Italia a 10 anni. Jerico ha riscosso un immediato successo subito dopo gli studi. Si è dedicato alla street art con un impatto avvolgente sugli spettatori. Con Riflessi ha lavorato sull’importante deposito pleistocenico e sui numerosi reperti fossili conservati nel Museo di Casal de’ Pazzi. Sul muro perimetrale esterno del museo, lungo via Egidio Galbani, campeggia, precisa un comunicato stampa, il grande murale. Riflessi ricostruisce, in maniera visionaria e avvolgente, l’ambientazione naturalistica pre-esistente alla struttura del museo rappresentato dall’immagine dell’antico fiume che una volta scorreva proprio dove oggi sorge il Museo.
I riflessi dell’antico affluente dell’Aniene raccontano la quotidianità degli animali che popolavano la zona grazie alla sorgente di vita rappresentata dal fiume. Quel corso d’acqua che ha conservato i loro resti permette oggi di visitarli all’interno del Museo: i reperti sono uno specchio della vita preistorica e l’originalità dell’opera sta proprio nello sfruttare questi riflessi per far viaggiare il visitatore nel passato. L’evento è promosso da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, in collaborazione con Zètema Progetto Cultura.
Da tempo, anche prima della sua regolare apertura al pubblico, il sito di Casal de’ Pazzi è entrato nell’immaginario collettivo come un luogo “preistorico”. Gli impressionanti resti fossili di elefante antico, oggi visibili nel museo, hanno suscitato nella fantasia dei residenti, e non solo, forti emozioni, concretizzate spesso attraverso l’immagine emblematica del mammut.
Nel complesso, l’area del Museo di Casal de’ Pazzi si presenta come un’oasi in un contesto suburbano non risolto. Esternamente, sul lato dell’ingresso per il pubblico, sono allestiti due pannelli ricostruttivi ideati e realizzati nel 2011 dall’artista Vincenzo Montini per la Cooperativa sociale APE, che ben rappresentano le tematiche interne al Museo. Dal lato di Via Egidio Galbani, prima di questo intervento artistico, il sito presentava un muro perimetrale in intonacato e una parete in mattoncini sabbiati che non caratterizzavano i contenuti del Museo.
Riflessi ha proposto di svelare con immediatezza universale il ricordo della vita che centinaia di migliaia di anni fa si svolgeva proprio dietro le mura del museo. L’immagine del fiume, che una volta scorreva proprio dove oggi sorge il Museo, occupa interamente le pareti esterne. In tal modo l’opera muraria funge da portale: permette non solo di espandere verso l’esterno, verso la città industrializzata, l’oasi preistorica, ma ne ricostruisce accuratamente le sensazioni di maestosità e stupore con le quali l’uomo preistorico, che abitava queste terre, doveva confrontarsi.
L’opera è stata pensata utilizzando collettivamente tutti e quattro i muri disponibili come se fossero un’unica tela. Una visione frontale del corso di un fiume che si estende su tutta la lunghezza del primo e dell’ultimo muro per poi aprirsi alla visione di una scena naturalistica preistorica sul muro centrale.