L’abete di piazzale degli Eroi era famoso e amato. Era guardato con ammirazione dagli abitanti del quartiere Prati e dalle migliaia di automobilisti che ogni giorno transitano da piazzale degli Eroi percorrendo la via Olimpica.
Era alto, slanciato, possente. Dominava la piazza accanto alla Fontana del Peschiera, edificata nel 1949 per festeggiare la costruzione del più importante acquedotto romano. Da sabato 23 febbraio l’abete giace a terra, sradicato dal fortissimo vento siberiano che si è abbattuto su Roma e su tutto il Lazio. È una visione tristissima assieme a quella della Fontana del Peschiera, ormai poco zampillante per la drastica riduzione del getto d’acqua.
L’abete ha fatto la fine di altri 300 alberi della capitale, abbattuti dalle raffiche di vento che hanno viaggiato fino a 90 chilometri l’ora. C’è stata una strage nelle vie, nei parchi, nei giardini delle scuole della città.
Il maltempo ha causato tre morti nella provincia di Roma e due in Ciociaria. Nella capitale solo per un miracolo non c’è scappato un morto. Il Messaggero dedica molto spazio alla strage degli alberi. A viale Trastevere un pino è crollato schiacciando due taxi e bloccando la circolazione del tram 8. Un tassista sconsolato ha commentato: «Sarò anche un miracolato, ma i danni al taxi adesso chi me li paga?». Ma di mezzo non c’è solo la fatalità del maltempo. Anna Vincenzoni, assessora all’Ambiente del I Municipio, ha attaccato il Campidoglio: «Quel pino era stato segnato con una X un anno fa, segno che doveva essere abbattuto dal Comune e invece non è stato fatto».
Lunedì 25 febbraio si è sfiorata la tragedia a Prati. Un gigantesco pino alto trenta metri, scosso dai forti venti di sabato, si è schiantato al suolo in viale Mazzini tra l’ufficio postale e la Corte dei conti. Nell’impatto ha colpito due persone e schiacciato tre auto. Due uomini, feriti in modo grave, sono stati trasportati al Policlinico Umberto I e all’ospedale Santo Spirito. La sindaca Virginia Raggi si è recata a trovare il ferito più grave ricoverato al Policlinico. Da anni è diminuito il numero di interventi del comune di Roma per potare e curare gli oltre 314 mila alberi della città eterna, distribuiti su strade, parchi e giardini delle scuole. Sono diminuite anche le operazioni di impianto di nuovi alberi, di taglio dei cespugli e dell’erba. Di qui i gravi problemi. Già lo scorso autunno i danni erano stati pesanti. Carenze di fondi e di personale sono le lamentele arrivate dalla giunta grillina capitolina. Gli alberi crollati, le strade costellate dalle buche, gli autobus in ritardo e i rifiuti maleodoranti nei cassonetti, sono tutti i segnali della debolezza della sindaca Raggi.
Danni umani, sociali ed economici sono a cascata. In aiuto della città “chiusa per vento” ci sono stati oltre duemila interventi dei pompieri, della polizia urbana e dei volontari municipali della Protezione Civile per alberi e cornicioni crollati. Il Campidoglio sabato ha invitato i cittadini alla «massima attenzione e cautela nelle aree caratterizzate dalla presenza di alberature» e ha disposto la «chiusura di parchi, ville storiche e cimiteri» per domenica 24 febbraio. Brevemente è stato chiuso persino l’accesso al Colosseo e ai Fori Romani. Solo per un soffio Virginia Raggi ha evitato la chiusura delle scuole lunedì 25 febbraio, almeno di quelle con la presenza di alberi nei rispettivi giardini e parchi.
Il Campidoglio ha annunciato gli ultimi interventi «per risolvere alcune criticità» in modo da ritornare in sicurezza alla normalità cittadina. La speranza è che venga aiutato anche l’abete di piazzale degli Eroi a risollevarsi e a rinascere, evitando di fare la fine di Spelacchio, l’albero di Natale seccato poco dopo essere stato piantato due anni fa a piazza Venezia. L’abete di piazzale degli Eroi a dicembre diventa un bell’albero di Natale ricco di addobbi, caro agli abitanti di Prati e alle migliaia di automobilisti in transito continuo. Non rivederlo al suo posto il prossimo Natale sarebbe un dispiacere e un brutto segno.