Visionario, egocentrico, geniale. Federico Fellini è tra i registi che più hanno segnato il cinema italiano e mondiale del 1900. Film come La Dolce vita, 8 e ½, I Vitelloni sono degli intramontabili capolavori. Sono dei quadri tragici e comici della società italiana del boom economico, della faticosa ricostruzione dopo le sciagure della Seconda guerra mondiale. Ritraggono gli anni Cinquanta e Sessanta, ma anche le incertezze dei Settanta.
Sono, in particolare, un affresco del subconscio di Fellini, dei sentimenti umani e dell’arrembaggio della borghesia italiana dell’epoca. Speranze e disillusioni si mescolano.
I film del regista romagnolo, morto nel 1993 a Roma, sono ancora visti e studiati. In particolare gli appassionati guardano con trasporto e attenzione La Dolce Vita. Sono tanti gli interrogativi. Qualcuno parla di misteri soprattutto per la leggendaria scena del bagno notturno di Marcello Mastroianni e Anita Ekberg nella Fontana di Trevi a Roma.
Il regno di Fellini era Cinecittà. In particolare amava girare i film nello Studio 5, oggi dedicato a lui. Il lavoro e la vita del maestro del cinema sono una miniera di preziose notizie. Circa trenta foto di Vittoriano Rastelli raccontano Federico Fellini dal 4 al 14 marzo alla Casa del Cinema di Roma. Uno sguardo personale di Vittoriano Rastelli è una mostra curata da Alessandra Zucconi e Andrea Mazzini. Racconta il maestro riminese, precisa un comunicato stampa, con uno sguardo più personale, ritratto in vari momenti della sua carriera. Le fotografie di Rastelli parlano non solo del Fellini regista ma anche dell’uomo, della sua ironia e della sua versatilità.
Vittoriano Rastelli, giornalista professionista, specializzato in foto-reportage, ha pubblicato la sua prima immagine nel 1951 a meno di 15 anni come documentazione dell’arrivo della corsa ciclistica Milano – SanRemo. Ha iniziato il lavoro di fotografo pubblicando su il Lavoro, quotidiano di Genova diretto da Sandro Pertini futuro Presidente della Repubblica; a Milano per Sport Illustrato e dal 1959 a Roma per i settimanali della Rizzoli.
A Roma negli anni sessanta si occupa di cinema italiano, in quegli anni ai suoi massimi splendori. Nel 1964 pubblica il suo primo servizio su Life, il viaggio del Papa in Terra Santa; seguiranno l’Alluvione di Firenze (1966), la Guerra dei 6 Giorni Arabo – Israeliana (1967), l’invasione Sovietica della Cecoslovacchia (1968), fino al penultimo numero della rivista (dicembre 1972) con Federico Fellini.
Collabora con Epoca dal 1974 al 1992, impegnandosi in Libano, in Iran per la rivoluzione di Komeini, la morte di Franco e la fine della dittatura in Spagna. Segue la moda in Italia per il New York Times, dalla fondazione collabora con AD e il Venerdì di Repubblica.
Ha fotografato tutti i viaggi internazionali di Papa Paolo VI e gli oltre trenta viaggi nel mondo di Papa Giovanni Paolo II. Uno dei suoi ultimi lavori: in Afghanistan per una serie di servizi sulle vittime delle mine.