A quasi due mesi e mezzo dal trionfo elettorale che lo ha portato alla presidenza della Sardegna, con 15 punti di scarto sul candidato del centro-sinistra Zedda, Christian Solinas non riesce a completare la giunta di centro-destra. Con soli cinque assessori nominati su un totale di dodici, il governo regionale è praticamente paralizzato. Ma Lega e Forza Italia continuano a litigarsi le poltrone più importanti e non si riesce a chiudere un accordo sull’esecutivo.
Il governatore cerca di cavarsela con una battuta di dubbio gusto: «L’unico fatto di rilevo, rispetto a questa situazione, è che i sardi stanno risparmiando sette stipendi ogni mese». Intanto va avanti (si fa per dire) con una giunta in miniatura, dopo aver assunto l’interim di tutti gli assessorati ancora privi di un titolare: Urbanistica, Trasporti, Lavori pubblici, Agricoltura, Industria, Cultura e Affari generali.
E dire che pochi giorni prima del voto del 28 febbraio Matteo Salvini, nel pieno della campagna elettorale, aveva detto con il tono sicuro di sempre: «Quindici minuti dopo la proclamazione degli eletti faremo la giunta…». Molti elettori gli avevano creduto.
Infatti la promessa del leader leghista suonava come un certificato di garanzia emesso a favore del candidato del centrodestra, che era sì segretario del Partito Sardo d’Azione dal 2015, ma anche senatore eletto nelle liste della Lega alle politiche del 2018. Inutile dire che, dal momento dell’elezione alla presidenza, il povero Solinas ha continuato a promettere invano il completamento dell’esecutivo.
Alla fine sembrava che la fumata bianca potesse arrivare il 28 aprile durante la seduta solenne del Consiglio regionale convocata dal presidente sardista per le celebrazioni di Sa die de Sa Sardigna. Altra fumata grigia, con il governatore che, pressato dai cronisti, cercava di svicolare: «Oggi parliamo della festa del popolo sardo…. la Giunta arriverà ma consentitemi di festeggiare questa grande risposta di popolo a una giornata importante».
Passato invano Sa Die, i rumors spostavano il grande annuncio al primo maggio, in occasione di Sant’Efisio, il patrono di Cagliari che dal 1657 viene ininterrottamente festeggiato con una grande processione in abito tradizionale per ricordare la fine della pestilenza. Niente da fare nemmeno questa volta. A questo punto qualcuno ha osservato maliziosamente che nemmeno il Santo che sconfisse l’epidemia è riuscito a «fare il miracolo» di dare un governo alla Sardegna.
E così Luigi Di Maio, tornato sabato 4 maggio in Sardegna dopo il crollo del M5S alle regionali, in occasione delle prossime comunali ad Alghero e Assemini, ha attaccato duramente il centro-destra: «Un’accozzaglia che dopo due mesi non riesce a fare la giunta» poi ha rivolto un invito agli elettori sardi: «Errare è umano, perseverare è diabolico, quindi non li votate…».